“Scacchi nel tempo e nello spazio” di Ivano E. Pollini
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(Riccardo M.)
Questo è l’ultimo lavoro in ordine di tempo del nostro amico Ivano Pollini, l’autore di “Scacchi e musica, compagni di vita”, “I grandi giocatori di scacchi”, “Il fascino degli scacchi” e “The Enchantment of chess”.
Nel maggio scorso era uscito l’e-book, ed ecco finalmente anche il libro cartaceo: Ivano E. Pollini “Scacchi nel tempo e nello spazio” (con collegamenti a scienza, musica e arte).
Il suo nome dovrebbe già esser noto ai nostri lettori. Basta leggere questi due post pubblicati su UnoScacchista e ve lo ricorderete senz’altro:
Ivano Pollini ha imparato a giocare a scacchi all’età di 12 anni ed è stato professore di fisica all’Universita’ Statale di Milano per oltre 40 anni. Parallelamente ha lavorato come ricercatore in fisica per circa venti anni al CNR, oltre a lavorare in collaborazione per circa trenta anni all’estero (mediamente 4-6 mesi ogni anno), principalmente in Francia e Inghilterra .
Oggi è diventato uno studioso ed un interprete dello spirito del gioco come forse, in Italia, nessun altro. Vive a Milano, dove frequenta regolarmente l’Accademia Scacchi. Dal 2011 e’ anche stato giocatore per corrispondenza.
Gli abbiamo chiesto di parlarci della sua ultima fatica, un ponderoso lavoro di 376 pagine.
“Fatica, sì, dici bene. Scrivere libri è ormai diventato per me un notevole stress, un vero lavoro e non più soltanto un hobby. Devo procedere sia come “Autore” (composizione del testo, diagrammi, figure, partite), sia come “Editore”/Edizioni IEP: vari problemi di grafica, impaginazione, risoluzione delle figure (un problema serio), diritti d’autore da controllare, eccetera … Inoltre c’è la correzione del testo e delle partite che prende molto tempo, attenzione e concentrazione, poiché l’errore può sempre esser presente in qualche dettaglio. Probabilmente questa è anche l’ultima mia fatica, in quanto ritengo di aver ormai scritto quasi tutto quel che so e che può essere interessante per il lettore. Il che non implica che io non possa ancora scrivere qualche breve articolo di scacchi. Sono comunque abbastanza contento di questo che credo sia forse il mio miglior libro, dove ho messo tutte le mie conoscenze di scacchi (teoriche e pratiche di giocatore) e ho cercato di valorizzare tutte le mie ricerche bibliografiche sulle forme di collegamento tra Scacchi e Arte e, per la prima volta, fra Scacchi e Scienza”.
Un capitolo del libro è dedicato ai “Campioni senza corona”. Chi sono questi secondo te?
“Per me nell’ordine sono : Rubinstein, Keres, Flohr, Eliskases, Najdorf, Larsen e Portisch. Avrei potuto anche citare altri giocatori (dei quali ho poi parlato nel libro), come Pillsbury, Gligoric, Geller, Mecking, Ivanchuck e Kamsky, ma il campione scelto mi e’ sembrato già sufficientemente rappresentativo.
La scelta di questi Campioni è naturalmente personale e basata sul loro curriculum, i loro risultati in supertornei, il loro stile di gioco, i loro exploits, ecc. (mi interessano meno le loro partite perse!).
Nella lista non troverete Tarrasch, un giocatore di classe mondiale, perché lui ha giocato un Campionato del mondo con Lasker e ha avuto la sua chance; neanche Schlechter o Bronstein, giocatori di classe mondiale che hanno pareggiato un match mondiale col Campione del mondo. E neanche Korchnoi, grande giocatore che ha giocato due Campionati del mondo.
Un discorso analogo vale per Zukertort, grande giocatore che ha creato partite meravigliose, anche se ha perso il Campionato del Mondo 1886 con Steinitz. Zukertort rimane sempre una figura notevole! Come anche Anderssen che, pur avendo perso con Morphy e Steinitz, è sempre rimasto il terzo giocatore del mondo!
Due casi curiosi ed notevoli (oltre che interessanti) sono rappresentati da Janowski e Bird, due eccellenti giocatori che spesso sono stati sottovalutati immeritatamente”.
Prendiamo dal libro di Ivano alcuni passi proprio su Bird e Janowski. Nel caso di Bird vediamo, ad esempio, cosa ha saputo fare contro Steinitz!
“Dopo il match con Anderssen, Steinitz aveva giocato un match con Bird, un
giocatore con grande esperienza di incontri ad alto livello. Quando Steinitz si misurava ancora con i giocatori del Caffè Pernice a Vienna, Bird aveva affrontato nientemeno che Morphy, oltre a Falkbeer e Horwitz, anche se non sempre con risultati positivi”.
Il mondo scacchistico si aspettava una facile vittoria di Steinitz che aveva invece vinto a fatica.
Possiamo solo immaginare la gioia di Bird quando ha visto il matto in f7 e con quale faccia Steinitz abbia abbandonato la partita. Si fa perfino fatica a credere che una tale partita sia stata davvero giocata.

E David Janowski? un giocatore incredibile (ed anche un po’ drammatico) che quasi nessuno conosce.
“David Janowski era uno scacchista polacco naturalizzato francese. Verso il 1890 si era trasferito in Francia dove aveva sempre vissuto, a parte un periodo di nove anni passati negli Stati Uniti. Janowski era un giocatore noto per la sua velocità di gioco e temuto per la sua grande forza tattica. La sua carriera è stata lunga e costellata da molti successi in vari tornei internazionali. Aveva anche vinto match con Winawer, Vienna 1896 (5-2); Walbrodt, Berlino 1897 (4-2); Showalter, New York 1889 (7-2); Marshall, Sureness 1908 (5-2), ma il suo gioco audace gli aveva anche causato sconfitte, come a Carsbad 1902 con Schlechter (6-1) e a Parigi 1905 con Marshall (8-5).
Janowski era un vero Bohémien che si era dedicato al gioco degli scacchi: scacchi, bridge e roulette erano stati la sua vita fin da quando, a poco più di vent’anni, aveva lasciato la sua città d’origine Wolkowysk (Bielorussia) per trasferirsi a Parigi. Jan, come era affettuosamente chiamato a New York, era una delle persone più caratteristiche del suo tempo. Era un giocatore d’azzardo compulsivo (inveterate gambler) che poteva perdere alla roulette tutti i guadagni che aveva ottenuto giocando a scacchi e a bridge. In molte occasioni i tornei di scacchi erano organizzati dalle case da gioco e Janowski in questi casi era diviso tra le sue due passioni.
Secondo Janowski, la partita a scacchi ruotava intorno all’attacco diretto al Re e l’Alfiere di Re era per lui “the soul of the game“. Aveva un’alta opinione di sé stesso e una volta aveva perfino confrontato il suo gioco alla Regina di Scozia, Maria Stuarda, dicendo che entrambi erano “splendid but unlucky“.
Tuttavia Janowski era riuscito a sconfiggere tutti i migliori giocatori del suo tempo: da Steinitz, Tarrasch, Pillsbury, Rubinstein, Schlechter, Marshall fino a Capablanca, Alekhine e perfino Lasker.
Nel libro “The World’s Great Chess Games” (1983), Reuben Fine aveva riconosciuto il suo notevole talento, ma lo aveva definito il “maestro degli alibi”, dato che Janowski aveva sempre una scusa pronta quando perdeva una partita. I caloriferi erano troppo caldi o troppo freddi, le finestre troppo aperte o troppo chiuse: c’era sempre qualcosa che rovinava il suo gioco”.

La parte forse più’ originale del libro di Ivano Pollini sembra essere quella relativa agli “Inserti”, che sono: Inserto I: Scacchi e Scienza; Inserto II: Psicologia, Strategia e Tattica; Inserto III: Musica, Pittura e Scacchi; Inserto IV: Arte della composizione; Inserto V: Musica, Pittura, Letteratura e Teatro; Inserto VI: Ludwig van Beethoven.
Tutti questi temi avevano già catturato l’attenzione di Ivano Pollini a partire dal “Fascino degli scacchi” nell’edizione in italiano e da “Enchantment of Chess” nell’edizione inglese (che non è una semplice traduzione e ripetizione del libro in italiano; infatti ha almeno 50 pagine in più’), oltre al libro “Scacchi e Musica, compagni di vita” in parte autobiografico.
Nell’ultimo libro tutti questi temi sono stati riproposti in forma più matura e completa, con una nuova scrittura e nuovi esempi.
Qualche lettore avrà notato quello strano simbolo nella prima pagina del libro, di cui l’autore ci ha dato un’interessante spiegazione.
Il LOGO rappresenta il simbolo dell’OM che è in relazione con la musica del creato. Questo concetto proviene dalla filosofia indiana che considera la materia creata dal suono. Il più sacro dei suoni, l’OM, è la sillaba che ha dato origine all’Universo. Il suono OM è la vibrazione cosmica che mantiene uniti gli atomi della Terra e del Cielo e viene utilizzato come invocazione nella preghiera dei fedeli e nei canti sacri. Il suono OM è composto da quattro parti, i tre elementi fonetici (a-u-m) e un quarto elemento senza suono.
La sua frequenza è la stessa della vibrazione dell’Universo: il suono OM, quando è cantato, vibra alla frequenza di 432 Hz. Il fatto che la sua frequenza sia molto prossima alla frequenza di 440 Hz della nota La della musica occidentale, è stato poi messo in relazione al concetto di armonia dell’Universo postulato da Pitagora.
Ho chiesto a Ivano se era possibile presentare sulle pagine di “UnoScacchista” alcuni stralci, quelli a lui più cari, tratti da capitoli del suo libro.
Poiche’ ha acconsentito, domani avrete l’opportunità di leggere sul nostro Blog in anteprima (a meno che non abbiate già visto il libro) le pagine del libro di Ivano Pollini che parlano di “Philidor, Morphy, Lasker e Beethoven”, quattro giganti in “Scacchi nel tempo e nello spazio”.
A domani!
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