Uno Scacchista

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Kramnik lascia: uno choc per tutti

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(Uberto D.)
Con un annuncio a sorpresa, Vladimir Kramnik ha comunicato ieri il suo ritiro dagli scacchi agonistici. Uno choc per il mondo scacchistico, nonostante qualche anno fa, in un bella intervista data a Boris Levin in occasione dei suoi 40 anni, aveva detto che avrebbe giocato solo per altri 2-3 anni. E a 43 anni il 14° Campione del mondo lascia. Grazie per tutto quello che hai dato agli scacchi e buona fortuna per la tua prossima vita, Big Vlad!

L’annuncio è stato dato poco prima della tradizionale simultanea di chiusura del Tata Steel Chess, che si è svolta nel parlamento olandese a L’Aja. Poche e misurate parole per dire che aveva già deciso di concludere la sua carriera scacchistica un paio di mesi fa e che, dopo aver terminato il suo ultimo torneo, era giunto il momento di annunciarlo pubblicamente.

“… visto che la mia motivazione come scacchista è calata in maniera significativa negli ultimi mesi, mi sembra il momento giusto di provare qualcosa di differente. Vorrei concentrarmi sul progetto che ho sviluppato recentemente, in particolare nel campo degli scacchi per i bambini e nell’educazione.”

Kramnik con Vadim, il suo secondo figlio, che ha compiuto 6 anni proprio ieri 29 gennaio

Questa sua decisione spiega abbastanza il suo altrimenti sconcertante Tata Steel Chess, che ha chiuso all’ultimo posto con partite sempre giocate fuori dagli schemi e prendendo molti rischi. E’ difficile capire cosa possa passare nella mente di un grande campione che dopo tanti anni sa, e solamente lui sa, che quello sarà il suo ultimo torneo, e quella la sua ultima partita. Kasparov a Linares 2005 perse un finale patto sbagliando un facile calcolo dei tempi: dirà poi che l’emozione di sapere che non si sarebbe più seduto alla scacchiera come professionista lo aveva sopraffatto. Deve essere successo lo stesso a Kramnik quando ha evitato in ogni modo la patta contro Shankland, come se volesse prolungare “ancora un po’” la sua carriera o come se non si rassegnasse a chiudere con una patta.

Potrei giocare ancora qualche torneo rapid o blitz di tanto in tanto, oppure dare delle simultanee come questa al Parlamento olandese oggi pomeriggio; di sicuro parteciperò in molti eventi collegati agli scacchi, facendo pubblicità a questo grande gioco.”

Kramnik durante la simultanea al Parlamento olandese al termine del Tata Steel Tournament 2019

Inutile riassumere qui la carriera di Vladimir Borisovich Kramnik, dall’ingresso eclatante (da semplice Maestro FIDE!) nel firmamento scacchistico alle Olimpiadi di Manila del 1992, alla clamorosa vittoria nel match mondiale contro Kasparov a Londra nel 2000, al lungo braccio di ferro con la FIDE e la PCA per un nuovo match mondiale con Kasparov (mai disputato), alla difficile difesa del titolo contro Leko nel match pareggiato a Brissago nel 2004, alle nervose polemiche con Topalov durante il match mondiale vinto ad Elista nel 2006, alla sconfitta nell’ultimo match mondiale disputato contro Anand a Bonn nel 2008, fino al Torneo dei Candidati di Londra del 2013, dove giunse secondo dietro Carlsen solo per il secondo criterio di spareggio. Il tutto arricchito da prestigiose vittorie in quasi tutti i tornei principali  e da preziosi approfondimenti teorici, primo fra tutti la riscoperta e la valorizzazione della variante Berlinese della Partita Spagnola.

Voglio mostrarvi proprio la prima partita del suo vittorioso match contro Kasparov: l’apparizione sulla scena scacchistica di un nuovo concetto di Partita Spagnola, profondamente analizzato da Kramnik, che ha portato alla definizione di un nuovo tabiya degli scacchi, il cosiddetto “Finale Berlinese”.

Questo tipo di finali può essere odiato da spettatori e dilettanti, ma è innegabile che tutti i giocatori di altissimo livello hanno dovuto studiarlo e comprenderlo, senza per altro che, a distanza di quasi 20 anni, sia stato accantonato.

Kramnik durante il torneo Altibox Norway 2017 (Foto di Lennart Ootes)

Giocatore che si è sempre definito più un artista che un combattente della scacchiera, Kramnik è stato un giocatore molto tecnico e mai banale, capace anche di exploit tattici, come questo contro Kasparov al torneo Dos Hermanas del 1996.

Kramnik ha attraversato tutta la stagione scacchistica, dall’era pre-computer a quella iper-tecnologica di oggi. Se da un lato non ha fatto mistero di rimpiangere i tempi in cui “potevi preparare le partite di un torneo in una ventina di minuti, mentre adesso lo studio con il computer assorbe tutti i tempi possibili”, dall’altro l’evoluzione digitale non gli ha impedito di sfoderare una brillante novità teorica, impreziosita da una conclusione tatticamente superba, durante il Torneo dei Candidati del 2018: a farne le spese Levon Aronian (i commenti sono miei, ripresi dal post dei Marzo 2018).

Kramnik lascia dunque gli scacchi a 43 anni, ad un’età alla quale Kasparov si era appena ritirato e Anand era ancora Campione del Mondo. Chissà quante altre gemme avrebbe potuto regalarci se avesse mantenuto quella motivazione senza la quale nulla è possibile, nello sport come in ogni altra avventura della nostra vita.

In una foto di qualche anno fa, Kramnik con la prima figlia, Daria che ha compiuto 11 anni a Dicembre. Tra di loro, la moglie Marie-Laure, giornalista francese.

Fatti rivedere in giro, Vladimir: dalle manifestazioni di affetto che in tanti ti stanno tributando in queste ore, sarai sempre il benvenuto, magari per un bel torneo blitz con Garry!

L’autografo di Kramnik per UnoScacchista

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