Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Fotografando il Nobil Gioco

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(Daniel Perone)
Il paragone viene accennato da un’amica di mia moglie. Lei ha detto: “Ti sei accorta? Mio genero e tuo marito abitano in un altro mondo. Ambedue di solito rimangono silenziosi, isolati. Non c’è dubbio, le loro attività hanno qualcosa di simile; mio genero deve “preparare” mentalmente le foto e tuo marito… mi sembra che uno scacchista è sempre pensieroso…

E proprio questo pensiero ha acceso la miccia! Davvero la fotografia è in fondo un po’ come il nobil gioco? Ma quanto sono vicine queste due attività?

Sappiamo che il Re dei giochi, è il prodotto di un insieme d’intelletti, che si è formato ed evoluto fino ad oggi ed è una ricca fonte di ispirazione dalla quale trarre  riflessioni che oltrepassano gli aspetti ludici. Comunque gli scacchi oltre che uno sport sono anche un’arte; come tutte le arti esige un particolare talento e questo talento lo si può apprezzare attraverso le differenti maniere di utilizzare i trentadue pezzi e ovviamente la scacchiera.

Di frequente dalla fantasia dello scacchista scaturisce la scintilla della creazione. Cosicché sulla scacchiera appaiono “le pennellate” di  combinazioni  seducenti, accattivanti, che portano con sé l’impronta dell’artista. Quindi gli scacchi sono un mezzo adeguato per esprimere un’opera d’arte e qui vogliamo ricordare due esempi ultraconosciuti: la Sempreverde e l’Immortale (entrambe vinte da Anderssen), così come il finale di una Lasker – Tarrasch del 1914; questa  splendida “opera d’arte” sfoderata dal Campione del Mondo, ha avuto il merito ulteriore di trasformarsi, grazie alla capacità di Reti, in  una creazione senza pari.

Emanuel Lasker – Siegbert Tarrasch
San Pietroburgo, 1914

40. h4  Rg4  41. Rg6!!  Rxh4  42. Rf5 c4  43. bxc4 bxc4  44. Re4 c3  45. bxc3 ½-½

Il celebre studio di Reti venne ispirato da questo finale.

Richard Reti
Deutsch Österreichische Tageszeitung, 1921

Il Bianco muove e patta

1. Rg7 h4  2. Rf6 Rb6  3. Re5 h3  4. Rd6 h2  5. c7 Rb7  6. Rd7 ½-½

All’opposto ci sono gli scacchi come oggetto d’arte per se stessi, perché un completo di scacchi (artigianale o da torneo) esposto sulla scacchiera suscita sempre un’impressione di grande armonia; sia per la bellezza dei suoi componenti, sia per il contrasto dei colori, possiede un incantesimo che attira l’attenzione e produce un’irresistibile tentazione di muovere i pezzi… Oppure di scattare una fotografia.

Certamente la scacchiera, i pezzi e tutto ciò che gira attorno essi, cioè, il momento cruciale di una partita qualunque, i giocatori nervosi o pensierosi invitano a ricordare l’attimo, l’istante, e per questo c’è una sola possibilità: la fotografia. Poi quell’istante così “paralizzato”, sullo schermo del personal computer od appeso ad una parete, accompagnerà – sempre a portata di mano – il susseguire della vita, sfidando di continuo Eraclito ed il suo fiume che scorre tenebroso.

Ebbene, torniamo allo scatto, all’istante, questo è il punto, giacché ci sono foto per ricordare. Ci sono foto  per testimoniare. Ci sono foto per informare e ci sono foto per ammirare! Tra queste ultime spesso si mette in evidenza quella di Marcel Duchamp che gioca con una donna tutta nuda, la scrittrice Eve Babitz, nel Museo di Pasadena (California, USA).

Ph. Julian Wasser / Duchamp Playing Chess with a Nude (Eve Babitz), Duchamp Retrospective, Pasadena Art Museum, 1963

Esiste in questa scena un piccolo dettaglio che a me piace molto: sul tavolo si vede l’orologio da scacchi “SOLORA” (Swiss Made) e devo dire che tra i miei oggetti più cari, ne ho uno della stessa marca e modello.

Un’altra immagine di non poco conto è quella di Humphrey Bogart nel film Casablanca, che continua a girare il mondo così “strappata”, indipendentemente dalla cinematografia.

La foto rappresenta una metafora della 2ª guerra mondiale, giacché si tratta dell’attacco Alekhine nella difesa Francese, dopo le mosse 1.e4, e6; 2.d4, d5; 3.Cc3, Cf6; 4.Ag5, Ae7; 5.e5, Cfd7; 6.h4, c5; 7.Axe7, Dxe7; 8.Cb5, 0-0. È da notare l’errore dell’alfiere bianco sistemato in c1 e non in f1, ma questo dettaglio qui non c’entra.

Naturalmente Bogart analizzò la posizione dalla parte del Nero, s’intende come un francese, pertanto l’attacco Alekhine rappresenta la guerra lampo, dunque il cavallo in b5 progetta “l’occupazione nazista” sulle case c7-a8, intanto la struttura  pedonale del Nero simboleggia la linea Maginot.

In questa foto l’Alfiere è correttamente in f1, ma Bogart ha giocato a6 invece di arroccare…

Entrambe queste istantanee dello stesso film sono state realizzate in bianco e nero, dettaglio che permette di sottolineare la questione estetica ed allo stesso tempo mantenere uno stile classico. Attenzione! Non possiamo nemmeno dimenticare che il gioco rappresenta una lotta tra i pezzi bianchi ed i pezzi neri, ovvero fra l’ombra e la luce…

Sempre in bianco e nero, con un raffinato tocco di colore, è stata realizzata la foto che ha vinto il 3° premio del Concorso Fotografico organizzato dall’Associazione “Amigos del Museo Bragado”. Tale immagine mette in evidenza le differenti generazioni, poiché zio e nipote di fronte alla scacchiera condividono un gioco libero, spregiudicato, che lascia da parte l’agonismo ed apre le porte al dialogo familiare.

“Sin límites, sin tiempo” di Silvia Estefanía Cecha
2º Premio Concorso fotografico “El deporte en mi pueblo” (2017) Organizzato dalla Asociación Amigos del Museo de Bragado

Allora, i colori non possono associarsi al nobil gioco? Certamente i colori sono un fattore che può togliere o aggiungere interesse ad una foto, possono essere una nota di rilievo oppure una distrazione.

A dire il vero ci sono molti i casi in cui i colori partecipano con successo; ma la procedura dev’essere accurata, meticolosa; ad esempio per l’armonia dei colori nell’equilibrio tra piano sfocato e piano nitido devono essere “presi per mano” per arrivare ad un buon risultato.

Tratta dall’e-book “I trentadue pezzi” di Daniel Perone (ed. gratuita), Dicembre 2018

Infine, c’è però da prendere atto che la sensibilità artistica va ben più al di là della scacchiera ed è “musa ispiratrice” di scrittori, registi, musicisti, pittori e logicamente di fotografi, siano essi professionisti o dilettanti.


Daniel Perone è nato a Moquehuá, un paesino delle Pampas, nel 1952. Insegna Educazione Fisica nella scuola media. Da sempre interessato agli scacchi: giocatore attivo a tavolino e per corrispondenza fino agli anni ’90 quando è passato dall’agonismo alla composizione. E’ socio vitalizio di LADAC (Liga Argentina de Ajedrez por Correspondencia) e socio onorario dell’API (Associazione Problemistica Italiana). Ha scritto il libro “El otro ajedrez” e l’e-book “Pensieri in bianco e nero”, una rassegna degli articoli scacchistici pubblicati su Rivista Scacchi, Sinfonie Scacchistiche e le Newsletter ASIAS e ASIGC.

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