Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

I 10 anni della Scuola Popolare di Scacchi

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Riflessioni di uno dei fondatori

(Ivano Pedrinzani)
Sono passati 10 anni.  Era il 7 novembre del 2009 quando un gruppo di tre amici dette vita alla Scuola Popolare di Scacchi (allora unicamente sezione della “Polisportiva Roma 6 Villa Gordiani”), inquadrando in una forma ufficiale e strutturata quella che era, fino a quel momento, solo una passione delle ore di libertà.

Con gli occhi di oggi (chi scrive è uno dei tre qui sotto) devo dire che tutte le condizioni per una felice genesi erano presenti: una certa spinta a lavorare nel sociale di tutti e tre, figlia della propria formazione, quel pizzico di follia sempre utile quando ci si imbarca in situazioni nuove che non si è per nulla certi di sapere padroneggiare, la voglia di trovare forme di aggregazione.

I soci fondatori: Ivano, Paolo, Massimo. Presto (fortunatamente) si sarebbe unito un altro Paolo

Non lo sapevamo, ma eravamo portatori anche di due fattori aggiuntivi che al momento non consideravamo, perché ritenuti un dato di fatto non apprezzabile né misurabile, quasi scontati, ma che invece ci avrebbero condotto subito su un sentiero di crescita virtuoso e vorticoso, al di là di ogni aspettativa:

  • l’estrema fiducia tra di noi (ricordo il formarsi della prima piccola cassa che nessuno voleva tenere perché vista come un impiccio)
  • l’approccio dichiaratamente non lucrativo avendo ognuno di noi una propria vita lavorativa al di fuori di questo settore.

Potrebbe apparire riduttivo ma sono sicuro che quelli furono i due fattori principali che ci portarono in breve tempo ad eccellere nel panorama delle associazioni presenti sul territorio.

L’inaugurazione della Scuola

Da quel lontano 2009 molta acqua è passata sotto i ponti e sarebbe impossibile, oggi, ricordare tutti gli eventi, i corsi, i seminari, ma anche i problemi, le paure, che ci hanno visti protagonisti o -ancora più importante- ricordare le centinaia di bambini che abbiamo avviato al “nobil gioco” con corsi sia presso la nostra sede sia presso scuole pubbliche. Alcune tappe vanno però considerate fondamentali e sono indelebili o perché rappresentano il laboratorio dove è cresciuto il nostro know how, quello che ci ha permesso poi tutto il resto, o perché sono state il viatico per il nostro sviluppo che procedeva a gradini con periodici sussulti verso l’alto.

Con i nostri allievi in trasferta a Latina

Partiamo dal 2010 e dal Festival Internazionale di Farfa: è il primo grande evento che organizziamo. Doveva essere un semplice torneo di una domenica. Lo trasformiamo in un momento di incontro con le famiglie dei nostri allievi con visita guidata al Museo dell’olio, pranzo con una gigantesca tavolata presso un agriturismo, servizio navetta tra agriturismo e sede di gioco. Una mole organizzativa immensa ma anche uno splendido successo sia in termini sportivi (alta e qualificata la partecipazione al torneo) sia in termini di ritorni con le famiglie

Ottobre 2010, Festival di Farfa: organizzatori, giocatori e familiari tutti a mangiare in un agriturismo a metà torneo

Cinque anni dopo, siamo nel 2015, la Federazione inserisce la Scuola nell’ Albo ufficiale delle scuole di scacchi di 1° e 2° livello.  E’ il riconoscimento della bontà del lavoro fatto e qui il GRAZIE va a tutti gli istruttori che si sono avvicendati nelle nostre aule o nelle scuole  con corsi e seminari: dal GM Shytaj, ai Maestri Internazionali Piscopo, Aghayev, Tomescu, Seletsky, al Maestro Della Corte. Ma un grazie particolare va a quegli istruttori, forse dai nomi meno altisonanti, ma dalla grande sensibilità, a quei profili ovvero ideali per la crescita di un bambino che si affaccia per la prima volta a questo gioco. Pensiamo a Bonavena, con noi da sempre, da quando era un allievo, all’amico Prroj (l’unico che gioca le partite del Cis la domenica in pochi minuti perché deve correre a lavorare), al “prof” Fanelli e a tanti altri

Il GM Luca Shytaj tiene una lezione presso la Scuola

Ma torniamo al 2015; in quell’anno decidiamo di sgretolare la leggenda metropolitana sul  mondo degli scacchi visto come qualcosa di avulso dalla vita normale, quasi una riunione tra carbonari, un gioco che si svolge tra pochi adepti in scantinati polverosi. Succede per caso. L’attore Sebastiano Bianco vuole portare in teatro un testo di Stefan Zweig: la “Novella degli scacchi”. Da professionista qual è, non essendo un conoscitore del gioco, oltre a seguire un mio corso, ci chiede una consulenza tecnica per meglio capire ed interpretare il personaggio (protagonista della Novella) del “dottor B”, un misterioso individuo che, durante un viaggio in nave, sfida il Campione degli Scacchi Czentovic e che si scoprirà poi avere un passato tragico. Vittima dei tempi dell’Anschluss, per sfuggire all’annullamento della sua persona durante la prigionia nazista, il dottor B, in un passato che cerca di  rimuovere, si rifugiò negli scacchi passando giorni a giocare partite immaginarie contro se stesso. Il progetto ci piace e da semplici consulenti ci ritagliamo subito un posto di maggior coinvolgimento, con l’organizzazione, a fine spettacolo, di una partita alla cieca ovvero senza pezzi e con i giocatori che muovono tenendo a mente l’evolversi della posizione (esattamente come le partite del dottor B nel campo di prigionia). Mentre da dietro una tenda aggiorno tramite computer, al dichiarare della mossa, la posizione della partita proiettata su un grande schermo ad uso del pubblico, sul palco – spalle alla scacchiera- due nostri istruttori e amici: il Grande Maestro Luca Shytaj e il Maestro Alessandro Della Corte si affrontano nella partita … fortunatamente con animo ben diverso da quello che doveva avere il dottor B nel suo lager nazista.

La locandina de “L’ultimo Matto”

Ma il 2015 rimarrà importante anche per un altro evento, ovvero l’insperata fortuna di trovare un compagno di viaggio. L’attività è cresciuta, i progetti sono tanti ma noi siamo sempre in tre. A pensare a tutto, a organizzare tutto. E proprio mentre ci interroghiamo su quanto potrà durare, sul fatto che forse ormai è il momento di decidere se proseguire o come proseguire spunta, come nella migliore tradizione dei film hollywoodiani, la cavalleria. Paolo, papà di uno dei bambini talentuosi dei nostri corsi, non solo ha voglia di fare, ma anche e specialmente lo spessore culturale e organizzativo per fare. Una fortuna inaspettata e un uomo in più con il quale dividere i sempre più numerosi impegni. Rinfrancati, l’ottica muta e si inizia a vedere il tutto con nuovi occhi

Paolo dirige la squadra in una delle iniziative “Scacchi in Piazza”

Il 2016 è l’anno della svolta. La scaramanzia dice crisi del 7° anno, la realtà sarà il concretizzarsi di due passi fondamentali. Siamo cresciuti, abbiamo tanti progetti e bisogno di sponsor; l’inquadramento solo come sezione di una Polisportiva inizia a starci un po’ stretto, Nasce così la Asd Scuola Popolare di Scacchi che, pur non rescindendo i legami con la Polisportiva, è la forma giuridico finale e autonoma del nostro cammino che presuppone però tante nuove problematiche di tipo amministrativo, legale, fiscale; un campo del tutto nuovo per noi, ma la voglia di studiare non ci manca.  Ora siamo pronti anche per dare vita al nostro progetto più ambizioso. A Roma da anni non si gioca più un torneo di levatura internazionale: scarso interesse dell’amministrazione pubblica, alti costi delle location che aumentano a dismisura il rischio per chi volesse cimentarsi nell’organizzazione. I dubbi anche fra noi sono tanti: siamo inesperti, ma qui rispunta quel pizzico di follia che fu l’humus nel quale germogliammo. Uno di noi (Massimo) si fa parte trainante e dove gli altri vedono ostacoli vede solo opportunità. I fatti gli danno ragione: si svolge il I Festival Internazionale di scacchi Roma Città Aperta che si confermerà uno dei tornei più importanti di Italia, l’unico a Roma in grado di assegnare norme. Fattore trainante è l’affiliazione a Csen, ente di promozione sportiva, che crede nel progetto. Il Centro Sportivo educativo nazionale si rileva il partner giusto per le nostre ambizioni: sa ascoltare, ha un budget da spendere per la promozione degli sport, ha voglia di investire negli scacchi. Ma quel che più conta il referente su Roma -Andrea Bruni- si dimostra essere sulla nostra lunghezza d’onda e avere le nostre stesse “sensibilità”. E’ sempre così: ruoli, associazioni, enti rimangono parole vuote e astratte; i contenuti, il carattere lo danno gli uomini che quei ruoli occupano, che quegli enti/associazioni dirigono. In Andrea troviamo qualcuno che occupa un ruolo dandogli consistenza. Il Festival 2016 sarà anche il primo laboratorio di questa collaborazione tra Scuola Popolare di Scacchi e Csen che prosegue ancora oggi.

Festival Internazionale Roma Città Aperta: la grande sala gioco in allestimento

Lo organizziamo in un albergo a 4 stelle al Pigneto, uno dei quartieri simboli della movida romana e specialmente indimenticabile set all’aperto del neorealismo italiano; lo chiamiamo Roma Città Aperta perché al Pigneto fu girato il capolavoro di Rossellini e perché il nome ben riporta ai nostri concetti di accoglienza e fratellanza. Vengono a giocarlo da 4 continenti e 31 nazioni diverse ed è un successo senza precedenti.  Alla fine tra i partecipanti conteremo 14 Grandi Maestri e 17 Maestri Internazionali. Tra qualche mese partirà la 4a edizione, e oggi possiamo dire che il Festival Roma Città Aperta è un evento ormai tradizionale nel panorama scacchistico italiano, e non solo, e che rimane di gran lunga il più importante torneo che si gioca a Roma.

Festival Internazionale Roma Città Aperta 2016: Il vicesindaco Frongia fa la prima mossa inaugurale per il GM Zhigalko

Anche Il 2017 è caratterizzato da un evento fondamentale. Firmiamo un protocollo con il V Municipio e ci proponiamo come Scuola di Scacchi anche per i bambini dell’Infanzia.

La firma del Protocollo con il V Municipio

Non è una banalità, insegnare a bambini di 4-5 anni presuppone istruttori che siano più pedagoghi che scacchisti, strumenti che esulano dalla normale scacchiera da tavolo ma che siano più simili a gigantesche scacchiere da sistemare per terra dove permettere ai bambini di giocare … e rotolarsi. L’iter è lungo: occorre formare nuovi istruttori con l’organizzazione di un corso ad hoc, studiare i metodi applicati in altre città e in altre realtà, verificare gli aspetti assicurativi. Nell’organizzazione  del corso ancora una volta sarà fondamentale la collaborazione con Csen e del suo background in ambito formativo. Se Massimo con la firma del protocollo poserà la prima insostituibile pietra, sarà Paolo a seguire e chiudere il progetto. Come al solito il miglior giudizio, l’unico non autoreferenziato, è quello degli utenti: le lodi di genitori e insegnanti della scuola a fine corso ci scaldano i cuori (e quest’anno siamo al secondo anno di attività anche in questo comparto).

Elena e Giulia, le prime due istruttrici della Scuola per l’Infanzia con il nostro Paolo

2018  Fin dall’inizio la Scuola decise di partecipare al Cis – campionato italiano a squadre- con anche più di un team, spesso comprendenti sia istruttori che allievi. L’approccio è sempre stato fortemente decoubertiniano, con l’aspetto agonistico che veniva oscurato da ben altre finalità: condividere emozioni, rafforzare -grazie alla presenza di un obiettivo comune- la vicinanza e lo spirito che ci unisce.  Nel 2018, complice anche la presenza in serie B di una squadra data dai più favorita, organizziamo il raggruppamento di due gironi: serie A2 e serie B. Ci sarà fatale l’ultima partita con una sconfitta che ci relegherà dal provvisorio primo al terzo posto. Non importa. L’anno prossimo saremo di nuovo lì a provarci, mantenendo sempre integro quell’approccio di puro divertimento che fa parte del nostro DNA.

Raggruppamento serie B, la formazione schierata contro Frosinone: Sibilio, Della Corte, Imbrogno, Bria

E quando si parla di divertimento, di approccio scherzoso non possiamo dimenticare in che modo, tra pochi mesi, a novembre, festeggeremo il decimo anno di attività. Lo faremo come festeggiamo ogni anniversario da dieci anni a questa parte: con l’ormai tradizionale Torneo del Colesterolo (giunto appunto alla decima edizione). Soci fondatori e amici di più vecchia data si riuniranno per un week end nella mia baita in montagna dando vita, tra sbraciate di salsicce, bottiglie di vino e formaggi di qualità al più pazzo e ricco di aneddoti torneo chiuso che si possa immaginare.

Un momento del Torneo del Colesterolo: in primo piano Ivano con il musicista “Maestro” Ezio, a seguire il sommo Pardo contro Prof Fanelli e Presidente Massimo in un impegno impossibile contro l’oggi GM Luca Shytaj

L’obiettivo sarà sempre il solito: evitare l’ultimo posto per sfuggire la cerimonia della consegna del cucchiaio e specialmente scampare ai lazzi e le prese in giro che accompagneranno per tutto l’anno (fino alla successiva edizione) lo sfortunato giocatore che porterà a casa il temutissimo feticcio.  Il tutto condito dalle battute fulminanti di uno degli amici della prima ora, una di quelle figure senza le quali la Scuola sarebbe diversa, sicuramente peggiore: l’amico Pardo detto per le sue perle di saggezza, che generosamente, e gratuitamente, ci elargisce, il Sommo.

Torneo del Colesterolo: scontro al vertice tra il socio fondatore Massimo e il “sommo” Pardo.

Il decennale deve essere un momento per guardarsi indietro, tirare le somme e pensare al futuro.  Ma specialmente un momento in cui cercare una morale a tutta questa storia.

La morale (almeno per me, ma sono sicuro di parlare per tutti) penso sia innanzi tutto una. Viviamo in un momento storico nel quale si è persa la voglia di aggregazione e si vive chiusi nei propri egoismi. Si è perso il bisogno di trasmettere idee e informazioni con l’incontro tra persone e si vive passivamente solo sulla rete e tramite quello che sulla rete (falso o vero che sia) viene più urlato. Si è smarrita la voglia di esprimere solidarietà e tolleranza (e anzi è visto come una colpa) e i vincenti sono coloro che non hanno pietà nel preservare i propri (spesso immeritati) privilegi.  Nel nostro piccolo pensiamo che la Scuola (intorno alla quale orbitano ormai in maniera stabile decine di persone) sia un esempio di dove possa portare questa voglia di aggregarsi che è l’associazionismo di base, questa voglia di passare il tempo insieme per confrontarsi, questa voglia di offrire un servizio spesso in situazioni di realtà di disagio fisico/economico. Non abbiate paura di affrontare ostacoli, non temete l’ignoto e provate a creare con le persone che avete più vicino qualcosa che aiuti voi e gli altri.

Ivano Pedrinzani

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