Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Uno strano orologio

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Le dimensioni del Walbo sono simili a quelle di altri vecchi orologi convenzionali

(Daniel Perone)

Per quanto si possano allungare i tempi di riflessione, vi saranno sempre scacchisti in zeinot.” (V. Korchnoj)

Poche volte l’ho detto: sono un socio dell’Asociación Amigos del Museo de Bragado – un’associazione senza scopo di lucro – per la valorizzazione e la cura del Museo Municipal di Bragado, città in provincia di Buenos Aires.

Ingresso del Museo Municipal di Bragado (Argentina)

Il Museo di Bragado ospita tantissimi oggetti, molto diversi tra di loro, che appartengono ad un breve periodo di tempo, dal 1850 (circa) fino ai nostri giorni. Tutti oggetti che hanno a che vedere con la storia della città, dei suoi dintorni, e dei suoi abitanti; una storia ricca di avvenimenti che racchiude un crocevia di culture, prodotto delle differenti correnti migratorie arrivate in Argentina: nel 1871 c’erano circa 2.500.000 abitanti, da allora e fino al 1914 arrivarono circa 5.573.100 immigrati (dati approssimativi) dall’Europa e dal Medio Oriente.

Quindi, com’è facile intuire, la quantità di oggetti presenti è davvero notevole e fare una descrizione per ciascuno di essi sarebbe impossibile: ci sono tante cose da vedere, ma ci sono anche tante cose che rimangono ‘invisibili’!

Ad esempio, sopra un piccolo mobile poco accessibile ai visitatori, c’è un orologio per il gioco degli scacchi che, comunque, attira l’attenzione al punto che può suscitare delle curiosità, dei dubbi ed anche stupore ma, mai indifferenza.

Sappiamo bene che sin dai tempi di Staunton e Saint Amant esisteva una costante preoccupazione per misurare il tempo di riflessione dei giocatori delle partite a scacchi. A poco a poco, grazie alla pratica ed alla tecnologia si sono migliorati i metodi e gli orologi, fino ad arrivare agli attuali orologi digitali con i quali si può giocare con l’incremento.

Questa lunga evoluzione contiene innumerevoli invenzioni che sono state fatte per cercare di favorire l’agonismo e lo spirito sportivo. Un oggetto di questa evoluzione, certamente raro e un tantino “fuori del tempo” è  l’orologio differenziale Walbo, nome ricavato dall’unione delle prime tre lettere del nome e le prime due del cognome del suo inventore, l’ingegnere Walter Bock, che lo brevettò in Argentina, agli inizi degli anni settanta del secolo scorso.

Modello di orologio Walbo

È un dispositivo senza lancette, senza quadrante, inoltre non misura il tempo come fa un orologio. Allora, di che cosa si tratta? Ebbene, consiste in un recipiente di vetro a forma cilindrica, lungo circa 20 cm., posto in posizione orizzontale e riempito di un liquido denso, dentro il quale una pallina di acciaio si muove per la semplice forza di gravità. In realtà l’idea è simile a quella della clessidra (che, però, come sappiamo, ‘lavora’ in posizione verticale).

Se non avete già letto Orologi o clessidre e Mai giocato con la clessidra? vi invito a farlo; sicuramente avete capito che l’idea  gira sempre attorno lo stesso tema: misurare il tempo, sì, ma  senza  incidere  sullo svolgimento del  gioco.

Locandina pubblicitaria dell’orologio Walbo – 1972

Dunque, quando la pallina arriverà all’estremità più bassa del cilindro sarà conclusa la partita, ma soltanto se uno dei giocatori avrà riflettuto in eccesso rispetto al tempo di gioco scelto. Al contrario, invece, se entrambi i  giocatori consumano ogni volta un tempo inferiore a quello impostato per ciascuna mossa, la partita può avere una durata illimitata; in questo caso prevarrà lo spirito sportivo e per questo le partite finiranno sulla scacchiera a causa dello scacco matto o dell’accordo per la patta o un’altra soluzione relativa alle regole del gioco e non per motivi diciamo prettamente “extra-scacchistici” (la fine del tempo a disposizione per ogni singola mossa).

Le dimensioni del Walbo sono simili a quelle di altri vecchi orologi convenzionali

Comunque l’orologio differenziale Walbo ha un apprezzabile vantaggio: permette di scegliere tra sei differenti cadenze di gioco (esistono modelli con 5 cadenze): lento, medio e veloce e le posizioni intermedie.

Ricordo bene di aver giocato, negli anni ’70 dello scorso secolo, proprio con questo apparecchio che allora ci pareva roba da matti; posso assicurare che era gradevole, divertente e pratico soprattutto nelle partite lampo (quelle che noi chiamavamo “ping-pong”) utilizzando la cadenza più veloce, quella della posizione 1.

Purtroppo, dopo parecchie sperimentazioni a livello nazionale, per la mancanza di precisione, gli orologi differenziali Walbo non sono più ammessi ma si potrebbero utilizzare soltanto in partite amichevoli e tornei informali; oggi, dopo mezzo secolo sono considerati degli oggetti da collezione al punto che Nicholas Lanier  (1954 – 2019), curatore del sito Chess Museum, al 9° Congresso della sezione italiana del Chess Collectors International svoltosi a Como nel 2015, presentò la relazione dal titolo ‘Un orologio argentino a liquidi per il gioco degli scacchi’ (http://www.chess-museum.com/cci-como-report.html).

Col tempo poi, adagio adagio, la competitività, la velocità e la tecnologia superarono la semplicità del Walbo. Forse per questo resta lì – in un angolino del Museo –  in attesa della partita seguente…

[Le fotografie di questo articolo sono tutte dell’autore]


Daniel Perone è nato a Moquehuá, un paesino delle Pampas, nel 1952. Insegna Educazione Fisica nella scuola media. Da sempre interessato agli scacchi: giocatore attivo a tavolino e per corrispondenza fino agli anni ’90 quando è passato dall’agonismo alla composizione. E’ socio vitalizio di LADAC (Liga Argentina de Ajedrez por Correspondencia) e socio onorario dell’API (Associazione Problemistica Italiana). Ha scritto il libro “El otro ajedrez” e l’e-book “Pensieri in bianco e nero”, una rassegna degli articoli scacchistici pubblicati su Rivista Scacchi, Sinfonie Scacchistiche e le Newsletter ASIAS e ASIGC.

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