Carlsen compie 29 anni e festeggia 10 anni da 2800
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(Uberto D.)
Buon Compleanno, Sven Magnus Carlsen Øen! Già, oggi 30 novembre è il ventinovesimo compleanno del Campione del Mondo e quale migliore scusa per rivedere una delle partite che più mi hanno colpito 10 anni fa? Non è un caso se ho scelto questo intervallo temporale, perché è esattamente dal novembre del 2009 che Carlsen abita la zona 2800+ della lista Elo.
[Carlsen nel giorno del suo 26° compleanno, il giorno in cui vinse lo spareggio con Karjakin per il titolo mondiale nel 2016 a New York]
Non starò qui a riassumere la carriera di Carlsen dalla sua prima vittoria che lo portò alla ribalta internazionale al Torneo C a Wijk aan Zee nel 2004, seguita presto dal titolo di Grande Maestro, all’epoca secondo più giovane di sempre dopo uno dei suoi grandi rivali, Sergey Karjakin. Una carriera che si è sviluppata in maniera forse più lenta degli altri campione della “vendemmia del 1990” (oltre a Karjakin, Vachier-Lagrave e Nepomniachtchi, che gli arrivò davanti al Campionato giovanile Under 12), ma che una volta superate alcune incertezze stilistiche è stata un’ascesa inarrestabile.

Con tutti a pronosticare il norvegese futuro Campione del Mondo e con Carlsen a raccogliere successi a ripetizione e a battere il record Elo che era appartenuto a Kasparov, la pressione sul giovanotto non è mai stata poca. Per reggerne l’urto e continuare il suo sviluppo come uomo e come giocatore, Carlsen ha sicuramente potuto contare su qualcosa di fondamentale: il sostegno incondizionato e leggero della sua famiglia, in particolare del padre Henrik.
Durante la tappa del Grand Chess Tour 2019 a Zagabria, Henrik Carlsen ha concesso una bella intervista a Maurice Ashley, nella quale descrive il ruolo discreto e fiducioso che lui e la sua famiglia hanno scelto di adottare per aiutare l’enorme talento di Magnus a sbocciare e, soprattutto, a svilupparsi senza distruggere l’uomo che sarebbe dovuto diventare. Ve la ripropongo (in inglese), con qualche passaggio tradotto nel seguito.
“Il successo di Magnus di 4-5 anni fa è stato il frutto di molti fattori che hanno funzionato perfettamente: la sua determinazione, la sua concentrazione in ogni aspetto del gioco, il suo essere sportivo, semplicemente un ragazzo felice, la sua capacità di farsi scivolare addosso critiche e stress. Poi qualcosa è cambiato e c’è voluto del tempo per rimettere di nuovo la concentrazione dove serve; adesso Magnus l’ha capito e sta lavorando per tornare al suo massimo. Ecco 4-5 anni fa era vicino al suo massimo del tempo, adesso ci sta tornando; è difficile e costa fatica, ma i risultati si vedono.”
Solo pochi mesi prima, in un’altra intervista rilasciata al giornalista indiano Sagar Shah di Chessbase India, sempre Henrik aveva raccontato come la chiave della crescita di Magnus sia stata la mancanza assoluta di pressione da parte della famiglia.
“Io e mia moglie abbiamo sempre rispettato la passione di Magnus per gli scacchi come una sua passione, un suo hobby e abbiamo fatto di tutto per assecondarla senza mai porre obiettivi sui risultati. Siamo stati fortunati perché tutto è arrivato naturalmente: la crescita professionale, la costante passione e, infine, i risultati. E Magnus ha anche dimostrato di essere perfettamente in grado di prendere le migliori decisioni per se stesso, come quando decise di interrompere la collaborazione con Kasparov”.
Già, perché nella carriera di Carlsen non poteva mancare il tocco di Garry Kasparov, che non ha mai fatto mistero di ammirare il norvegese e di ritenerlo nello stretto novero dei grandissimi degli scacchi. Pensiero per altro ricambiato da Carlsen che, nel 2009, ebbe l’incredibile opportunità di lavorare con Kasparov per qualche tempo.

Un primo, eclatante frutto di quella collaborazione, tecnica e psicologica, fu l’incredibile prestazione di Carlsen nel torneo “Pearl Spring 2009” che si giocò a Nanchino (Cina) tra il 27 settembre e il 9 ottobre 2009: la sua performance Elo fu pari a 3002, con un clamoroso 8 su 10 su un gruppo di avversari che comprendeva l’allora numero 1 il lista Elo, il bulgaro Veselin Topalov.

Di quel torneo ricordo bene la prima partita di Carlsen (nella quale sconfisse Leko giocando la Scozzese) e, soprattutto, quella dell’8° turno contro Wang Yue, all’epoca il più forte giocatore cinese.
Come ho già detto, una partita che mi lasciò una profonda impressione della capacità tecnica e della intensa volontà di Carlsen nello sfruttare tutto ciò che una posizione può offrire. Queste sono caratteristiche che vanno al di là della preparazione di apertura (a lungo il punto relativamente debole del Campione del Mondo, sanato solo grazie al duro lavoro di preparazione per il mondiale contro Caruana) o delle capacità combinative: Carlsen continua a porre domande all’avversario, in un crescendo che solo lui sa vedere, con un’attitudine che il GM Jonathan Rowson ha definito “nettlesome” (che significa una via di mezzo tra “urticante” e “problematico”).
La collaborazione con Kasparov finì pochi mesi dopo per decisione di Carlsen, una decisione coraggiosa e apparentemente arrogante (caratteristica che i detrattori del norvegese gli rimproverano spesso), ma che si è rivelata giusta, visti i risultati che sono seguiti. Interessante leggere cosa Carlsen ha dichiarato di aver imparato lavorando con Kasparov: “La comprensione delle posizioni complesse“. Fosse così semplice anche solo capire cosa avrà voluto dire…
Carlsen è noto per dire sempre apertamente come la pensa e per non concedere mai interviste banali (ehm… forse con l’eccezione di quelle durante i match mondiali, un tipo di competizione che lo ha sempre fatto soffrire). Guardate come risponde a tono a Maurice Ashley quando, durante la tappa di Parigi del Grand Chess Tour 2017, ha osato dire a Carlsen che le sua partite non sembravano svolgersi comodamente: “Ma cosa vuoi da me? Uscire in vantaggio dall’apertura, pressare l’avversario e vincere facilmente tutte le partite?“. Ad onor del vero, Magnus aveva appena vinto il torneo Rapid con 7 su 9, quindi tutto si aspettava tranne di essere criticato per non aver giocato brillantemente…
Ma accanto a questi (ed altri) siparietti con i media, Carlsen non è più sceso al di sotto dei 2800 e ha continuato ad infilare vittorie su vittorie a qualunque cadenza, fino al “doppio triplete”: Campione del Mondo a cadenza classica, Rapid e Blitz + primo posto in lista Elo alle stesse cadenze. Difficile davvero fare di più, tenendo anche conto che Carlsen, a differenza di molti suoi predecessori, gioca moltissimo e offre continuamente occasioni ai suoi avversari di sfidarlo.

Come abbiamo potuto vedere negli ultimi anni, la “curva Carlsen” non è detto che abbia raggiunto il picco. Sicuramente la vittoria nel primo match mondiale con Anand è stato il culmine di tutta una carriera. Eccolo festeggiare con un tuffo in piscina:
Dopo Chennai, sono arrivate Sochi (contro Anand), New York (Karjakin) e Londra (Caruana, nel match forse più difficile, scacchisticamente e psicologicamente); sapremo tra non molto se il mondiale 2020 sarà giocato in Argentina o a Dubai. Quello che sappiamo è che Carlsen ci sarà e anche che è tornato in circolazione il suo giocatore preferito: il Carlsen del 2014, quello dei 2882 punti Elo.
Vi lascio con la più bella conclusione di sempre di un match mondiale: il sacrificio di Donna 50. Dh6+ che Carlsen ha giocato esattamente 3 anni fa, il 30 novembre 2016, nell’ultima partita dello spareggio con Karjakin per il titolo mondiale.
Auguri, Magnus!