Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Euwe, il professore di matematica campione del mondo! (2)

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(Riccardo M.) 
Antonio ha sicuramente ragione! Anch’io, quando ero giovane e mi dilettavo a studiare vita, carriera e partite dei campioni del mondo di scacchi, ritenevo che Max Euwe fosse stato il meno grande tra i grandi, sia perché tenne il titolo per pochissimi anni, sia perché il suo successo mondiale non fu accompagnato da troppe vittorie in grandi tornei, come era accaduto, ad esempio, per Capablanca ed Alekhine o, ai giorni nostri, come accade per lo scatenato Carlsen.

Sì, Antonio, è vero, “… forse mai giocatore fu più sottovalutato di Max Euwe“. In fondo Euwe era quasi come tutti noi: una vita normale, un lavoro normale, una persona normale e, fra un momento e l’altro, la passione coltivata per gli scacchi. Però in più, diversamente da tutti noi, seppe conquistare un meritato titolo mondiale. Come fu possibile? Torno perciò volentieri a parlare dell’unico giocatore olandese e dell’unico giocatore dilettante ad essere stato campione del mondo di scacchi (anni 1935-1937). Il personaggio lo merita, e mi auguro che alla fine di queste altre due puntate possiate condividere il mio pensiero.

Machgielis (Max) Euwe nacque il 20 maggio 1901 a Watergraafsmeer, un sobborgo (o “polder”, terra bonificata nel 1629) di Amsterdam, da Elisabetta e Cornelius Euwe; il papà era un insegnante di scuola media presso la stessa scuola che poi avrebbe frequentato Max. Cornelius ed Elisabetta avevano tre attrazioni: i figli (oltre Max, avevano 2 femmine e altri 3 maschietti), la musica (pianoforte e violino) e gli scacchi. Per mantenere quella famiglia numerosa non bastava lo stipendio di insegnante, pertanto Cornelius teneva anche, presso la propria abitazione, lezioni di musica per i bambini.

La signora Elisabetta amava moltissimo gli scacchi, al punto che con il marito organizzava quasi ogni fine settimana dei piccoli tornei in casa con amici. Max imparò così il gioco in famiglia, a 4 anni (dalla mamma, possiamo dire), e ci mise ben poco tempo a superare i suoi genitori.

Nel 1912, in quarta elementare, vinse il suo primo torneino scolastico. A 12 iniziò a frequentare l’Amsterdam Chess Club, dove l’anno seguente sconfisse in simultanea il noto maestro Te Kolsté. A scuola ben presto emerse la sua bravura in matematica, mentre la Federazione olandese già nel 1915 iniziò a puntare su di lui, iscrivendolo a vari tornei. Max ebbe comunque una fortuna da non sottovalutare nella sua carriera scacchistica: Amsterdam era una delle capitali europee degli scacchi; vi vivevano infatti dei gran bei nomi, quali Tarrasch, Reti, Tartakower, Maroczy. Di quest’ultimo in particolare Max divenne e restò amico per sempre.

Nel 1918, dopo il diploma, si iscrisse all’Università, facoltà di matematica e fisica. Nel 1919 fu 2°-3° al campionato olandese e 4° in uno dei tornei minori di Hastings.

Alcune fonti ricordano come, nei suoi anni giovanili, Max Euwe aveva molti altri interessi, e molto diversi fra loro. Non soltanto, quindi, scacchi e matematica: non era raro vederlo esibirsi in gare di nuoto, oppure sul ring come pugile dilettante, e sembra abbia anche ricevuto un diploma di pilota di aerei sportivi!

Nel 1920 incontrò Lasker, in tournée in Olanda, e lo batté in un’occasione, mentre fu battuto (-3 +1) lo stesso anno da Reti. Nel suo primo importante torneo internazionale, a Goteborg (ma nel gruppo B), non fu del tutto fortunato: sconfitto nella partita decisiva, dopo un’acerrima lotta, dal suo connazionale Olland, si accontentò del secondo posto (10/15) alle spalle di P. Johner.

Nel 1921 a Brodstair (in Inghilterra) fu 1°-2° con O’Hanlon. A Vienna fu secondo dietro Samisch, ma davanti a giocatori affermati quali Breyer, Tartakower e Grünfeld. In agosto vinse per la prima volta (ne sarebbero seguite altre 12) il titolo olandese di scacchi. Poi terminò col risultato di 6-6 un match con il suo esperto maestro ed amico Géza Maroczy. Si spinse a giocare un torneo a Budapest, dove si classificò a metà classifica (ma batté Bogoljubov), mentre a L’Aja fu poi ultimo con 2 punti su 9. Entrambi questi ultimi due tornei videro il successo di Alekhine, mentre Euwe tornò per un certo periodo quasi completamente a dedicarsi alla sua matematica.

Riprese a giocare nell’aprile del 1922, con un buon quarto posto a Piestany (Slovacchia) dietro Bogoljubov, Alekhine e Spielmann, ma a luglio a Londra fu solo 11° (con 5,5/15) nel torneo vinto da Capablanca. Lui era, tra l’altro, un grande ammiratore del giocatore cubano, che un giorno omaggiò con questa dichiarazione: „I honestly feel very humble when I study Capablanca’s games“ (“onestamente mi sento molto umile quando studio le partite di Capablanca”).

Nel 1923 si laureò in matematica col massimo dei voti, e poi giocò ad Ostrava (Cecoslovacchia), dove fu 5°-6° (7/13) dietro Lasker, Réti, Grünfeld e Selesniev, ma precedette gente del calibro di Tartakower, Bogoljubov, Rubinstein, Spielmann e Tarrasch. A fine anno ottenne il suo primo successo internazionale (7,5/9) nel tradizionale torneo di Natale di Hastings, davanti all’amico Maroczy, a Colle e Yates; l’unica sconfitta la subì da Edgar Colle, nei confronti del quale si prese poco dopo una bella rivincita, battendolo in un match per 5 a 3.

Poco dopo, nel 1924, nel torneo di Weston-Supermare, ecco nuovamente il primo posto assoluto (7,5/9), davanti a G. Thomas e a Snosko-Borowski. Nel luglio si tenne a Parigi, nell’ambito delle Olimpiadi estive, un “Campionato mondiale per dilettanti”: lo vinse il lèttone Mattison, davanti ad Apscheneek e a Colle; Euwe arrivò 4°.

Nel 1925 non giocò tornei di primissimo piano, tuttavia vinse sia a Semmering sia a Wiesbaden (4,5/6) e poi, ad inizio 1926, di nuovo a Weston-Supermare (8/9).

Il suo gioco andava lentamente ma costantemente migliorando, caratterizzato da solidità e forza strategica e dalla predilezione per l’apertura 1.d4, ma secondo alcuni mostrava ancora qualche carenza sul lato tattico. Queste carenze tattiche sarebbero sparite nel decennio successivo. Infatti, se è vero che ancor oggi Max Euwe ha la reputazione di teorico, in realtà (come scrisse Garry Kasparov nel suo libro “I miei illustri predecessori “) egli era un tattico eccezionale.

Nel 1926 si trasferì definitivamente ad Amsterdam, quindi si sposò con Carolina Elisabeth Bergman (1905-1992), dalla quale ebbe tre figlie, ed iniziò, sempre ad Amsterdam, superata con successo una tesi per il “dottorato”, ad insegnare matematica in un liceo femminile, il “Gemeentelijk lyceum voor meisjes“, una cattedra che tenne fino al 1940.

Nel 1927 fu alle Olimpiadi scacchistiche di Londra, in prima scacchiera. L’Olanda ottenne una buona quarta piazza ed Euwe raccolse apprezzabili 10,5 punti su 15, essendo stato battuto soltanto da Grunfeld.

Il 1928 fu l’anno dei due matches con Evfim Bogoljubov, da Euwe perduti entrambi di stretta misura (+2 -3 =5 il primo e +1 -2 =7 il secondo).

Nel 1929 fu 5°-7°, con 12 su 21, al grande torneo di Carlsbad, che vide il trionfo di Nimzowitsch, quindi si recò in tournée in Indonesia (allora possedimento olandese).

Diradò le sue apparizioni. Vinse ad Hastings (7/9) nel 1930-31, precedendo Capablanca e l’indiano Sultan Khan. Nel 1931 ebbe un match con Capablanca, perduto (2 sconfitte e otto patte).

Nel 1932 pareggiò un match con Flohr sulla distanza delle 16 partite e fu 2° insieme a Flohr (con 11,5/15), dietro Alekhine, nel torneo di Berna, ancora davanti a Sultan Khan. Ma erano sempre impegni scacchistici che, quando non assolti nel periodo delle ferie estive o natalizie, lo distoglievano troppo dagli impegni di lavoro.

Pertanto nell’estate 1933, dopo aver vinto per la quarta volta il campionato olandese, Max Euwe manifestò il proposito di ritirarsi del tutto dalle competizioni, per concentrarsi unicamente sul suo lavoro di insegnamento di matematica e nella ricerca. Ma non aveva fatto i conti con l’oste, che gli si presentò a Natale di quell’anno, in un Caffè di Amsterdam, sotto le vesti di Hans Kmoch, un insegnante austriaco che viveva in Olanda. Kmoch riuscì a convincere Euwe a sfidare Alekhine: è vero che il russo era più forte di lui, ma di certo Max sarebbe stato in grado di rendergli la vita molto difficile e … chissà? … Euwe cedette. E per convincere Alekhine non sarebbero mancati, a detta di Kmoch, “solidi” argomenti.

Maturò ancor più quel progetto dopo il bel risultato di Euwe a Zurigo nel 1934, dove fu 2° (12/15), ancora alla pari con Flohr, alle spalle di Alekhine, da lui però sconfitto nell’incontro diretto. E così, dopo aver vinto di nuovo ad Hastings (6,5/9, nuovamente alla pari con Flohr e con Thomas), iniziò a concretizzarsi quel match mondiale, che venne organizzato per l’autunno del 1935.

Euwe, in vista del match, alternava la preparazione tecnica a quella fisica, divertendosi con tennis, nuoto e pugilato. E pare che fosse solito, ogni mattina, iniziare la giornata con una doccia fredda! La borsa del match, pari a 10.000 fiorini olandesi (circa 5.000 dollari), sarebbe interamente andata ad Alekhine.

Seguiamo allora l’andamento alterno ed emozionante di quel match. Si sarebbero giocate fino a 30 partite, se necessario. E così fu: 14 ad Amsterdam, tra il Rijksmuseum, la Borsa e il Teatro Bellevue. Le altre a L’Aia (quattro), a Delft (due), ed una ciascuno a Rotterdam, Utrecht, Groningen, Gouda, Den Bosch, Baarn, Eindhoven, Zeist, Ermelo e Zandvoort. Bandiera a scacchi il giorno 3 ottobre.

I pronostici che vedevano Euwe nettamente sfavorito contro Alekhine parvero materializzarsi non appena il russo vinse 3 delle prime 4 partite e di più quando, sul punteggio di 2 a 4, Alekhine sfoggiò un gioco impressionante nella quinta partita, piegando brillantemente la difesa francese di Max. Quest’ultimo seppe reagire bene nell’ottava, vinta dopo lunga lotta, ma perse la nona, dopodiché si decise ad abbandonare la sua scoraggiante difesa Francese.

Ci fu in Olanda un grande interesse per la partita, oltre ogni previsione. Ampio spazio gli dedicava la stampa, in particolare il principale quotidiano del Paese, ovvero “De Telegraaf”. E la stessa cosa accadeva in Russia. Si narra che alcuni cronisti moscoviti non esitassero a svegliare Salo Flohr alle tre del mattino per chiedergli perché Alekhine non avesse preso un pedone o non avesse arroccato una mossa prima …. Flohr era disperato e senza sonno …. “Non lo so, non lo so … lasciatemi dormire, domani chiederò ad Alekhine e vi farò sapere …”.

Il 3 a 6 sembrava non lasciare troppe speranze ai tifosi olandesi, ma delle successive sei partite il russo (ma con passaporto francese in tasca ….) ne vinse solo una, sicché a metà match Euwe si riportava in parità: 7,5 a 7,5.

Spiegazione di questo inatteso collasso? Leggiamo cosa scrisse Al Horowitz nel suo “The World Chess Championship”, edito nel 1973: “La spiegazione corrente del notevole voltafaccia di Alekhine è che egli fosse ubriaco per gran parte del tempo, ed è certo che il suo problema del bere fu più che mai evidente durante il match. Ambedue i giocatori, tuttavia, sostennero in seguito che la troppa sicurezza di sé, più che il bere, era stata determinante. Dopotutto, Alekhine aveva bevuto notevolmente per parecchi anni in precedenza, e la cosa non era mai parsa disturbarlo molto. E’ anche importante ricordare che Euwe era un grande giocatore, allora in gran forma, e che, soprattutto, giocava con una meravigliosa assenza di preoccupazioni: nessuno si aspettava veramente che lui vincesse, ed egli, quindi, poteva giocare del tutto rilassato”.

In ogni modo Alekhine seppe di nuovo riprendersi bene, e riportarsi anche a due punti di vantaggio, ma Euwe, vincendo la partita numero 21, riagganciò di nuovo il campione in carica. Seguirono tre patte, ma nell’ultima di queste Alekhine trascurò una continuazione vincente nel finale di Re e pedoni e pagò le conseguenze al turno successivo, quando Euwe prese per la prima volta la testa del match. Si arrivò pertanto alla partita n. 26, quella che fu giudicata la migliore in assoluto e che passò alla storia come “la perla di Zandvoort”: una (… ironia della sorte) difesa Olandese del russo che Max Euwe seppe piegare con eleganza, portandosi sul 14 a 12.

La partita è nota anche perché Euwe fece 17 mosse (delle 47 complessive) con lo stesso Cavallo! Mancavano ormai appena quattro partite: Alekhine vinse subito la n. 27, ma non riuscì a piegare la resistenza dell’avversario nelle successive ultime tre, tutte patte.

L’ultima partita venne giocata ad Amsterdam, con il Teatro Bellevue affollato da 2.000 spettatori. Alekhine doveva rischiare e rischiò, sacrificando un pedone, ma la sua posizione andava via via peggiorando. Era molto nervoso e si rivolse al medico per avere un calmante. Non ci fu apparentemente effetto. Rifiutò la prima offerta di patta, ma l’olandese lo costrinse al cambio delle Donne che calava come una scure sulle sue residue speranze. Si era ormai allo scoccare della quinta ora di gioco e l’arbitro si avvicinò con una busta in mano, chiedendo al russo se voleva sospendere la partita.

Alekhine, che parve rifiutare in un primo momento, guardò tristemente il suo avversario e gli strinse la mano, scatenando l’applauso del pubblico, al termine del quale il russo esclamò ad alta voce: “Es lebe Schachweltmeister Euwe, es lebe Schachliebend Holland” (“lunga vita al campione del mondo Euwe, lunga vita agli scacchi in Olanda”; in realtà questa frase dovrebbe averla pronunciata in francese).

Era il 15 dicembre 1935, per ben 80 giorni si era protratto il match: 15,5 -14,5 il risultato finale a favore di Max Euwe. E così, dopo la lunga e incerta lotta, il professore di matematica Machgielis Euwe strappò il massimo titolo mondiale dalle mani di Alexander Alekhine, che lo deteneva dal match con Capablanca del 1927.

Perché Alekhine perse quel match? Per molti anni parve prevalere la spiegazione del vizietto del “bere” quale prima causa della sua sconfitta, spiegazione ventilata in primis dallo stesso russo, ma non fu affatto questo il parere di molti campioni della seconda parte del secolo.

Kasparov indicò come motivo principale la sottovalutazione dell’avversario da parte di Alekhine, ma anche Kasparov, come fecero pure Spassky, Karpov e Kramnik, scrisse della superiorità del gioco di Euwe e di come fosse stata meritata quella vittoria.

Lo stesso Botvinnik scrisse che l’impressione che Alekhine fosse un po’ ubriaco era accentuata dalla incertezza con la quale a volte spostava i suoi pezzi, ma che questa incertezza poteva esser data, probabilmente, dal fatto che lui, pur essendo miope, di solito si rifiutava ostinatamente di indossare gli occhiali.

Fu del resto lo stesso Alekhine a riconoscere i meriti di Euwe, tanto che al “Manchester Guardian” il russo avrebbe dichiarato: “Mi chiedo se il pubblico e persino gli esperti si rendano conto che Euwe non ha praticamente mai fatto una combinazione imprecisa”.

Si racconta, forse un po’ fantasiosamente, che dopo la conclusione della trentesima e decisiva partita del match del 1935 Euwe non abbia trovato nessun autobus (fermi per una nevicata) che lo riportasse a casa, i soldi per il taxi non li aveva (del resto abbiamo detto che non aveva vinto neppure un fiorino) e così decise di tornarsene a piedi… un neo-campione del mondo che rincasa a piedi!! In realtà pare che la notizia del suo successo si sia sparsa rapidamente e che mezza Amsterdam fosse in strada per festeggiare il nuovo campione. Di conseguenza non ci fu bisogno né di autobus né di taxi, in quanto Euwe rincasò praticamente issato sulle spalle dei suoi tifosi. Quando poi fu a casa, altra folla si radunò davanti alla sua abitazione chiedendogli di affacciarsi sul balcone. Il tranquillo e modesto Max alla fine si convinse ad uscire, insieme con la moglie e le figlie, per ringraziare e dividere la sua gioia con i concittadini.

Tra le caratteristiche del personaggio Max Euwe c’erano l’obiettività e la modestia. Tra le sue prime parole dopo aver conquistato il titolo ricordiamo infatti queste: “Temo che non resterò campione del mondo per troppi anni”.

In seguito, nel 1966, Euwe, intervistato dal giornalista montenegrino Dimitrije Bieljca, autore del libro “Velemajstori Izbiliza” (in italiano “Profili di grandi maestri di scacchi, 1973) così parlò dei motivi che lo spinsero a sfidare il campione mondiale in carica nel 1935: “Conoscevo molto bene la brillante carriera di Alekhine, ma c’era sempre un raggio di speranza, perché il punteggio dei nostri incontri fino a quel momento era di 7 a 7. Pertanto ho potuto affrontarlo con coraggio”.


(la 1ª parte è uscita martedì 4 febbraio)
(la 3ª ed ultima parte uscirà martedì 11 febbraio)

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