Annibale Dolci, un mistero irrisolto
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(Adolivio Capece)
Dopo il 21 maggio 1924 né la “Storia del Centurini” né “L’Italia Scacchistica” lo citeranno più. Dolci scompare e nessuno se ne preoccupa, nessuno si chiede che fine abbia fatto, dove sia andato.
Certo non era insolito che si assentasse per lunghi periodi per recarsi all’estero: lo abbiamo visto in occasione del “lungo viaggio” tra il 1901 e il 1904, lo abbiamo visto in occasione della “trasferta” inglese tra il 1908 e il 1913.
Però è sempre tornato e durante il periodo inglese se ne avevano notizie, probabilmente mandate da lui stesso agli amici del Circolo e a “L’Italia Scacchistica”.
Questa volta invece sparisce definitivamente e a quanto pare non lascia traccia e non fa più avere notizie. Ha 51 anni, è un forte giocatore: possibile che la passione lo abbia abbandonato all’improvviso e completamente, tanto da fargli dimenticare anche gli amici del circolo a Genova e L’Italia Scacchistica, di cui era ormai da tempo ufficialmente collaboratore?
Supponiamo pure che sia tornato in Perù, come ha ipotizzato Sanvito: a Lima qualche torneo o almeno qualche appassionato di scacchi con cui giocare ci sarà pure stato! E in tal caso qualche notizia la avrebbe sicuramente mandata, secondo le abitudini e il costume dell’epoca.
L’ipotesi più tragica è che dopo l’ultima partita che abbiamo visto (giocata quasi a fine maggio) sia partito per un viaggio o in occasione delle vacanze estive, o per tornare in Inghilterra, o per andare in Perù e durante il viaggio sia morto; o che la morte sia avvenuta non molto tempo dopo l’eventuale arrivo, appunto senza dargli il tempo di mandare sue notizie.
Ipotesi, solo ipotesi.
Bisogna inoltre supporre che in Italia non avesse parenti (del resto non si hanno notizie di moglie o figli) e nemmeno proprietà, il che spiegherebbe come mai nessuno se ne sia preoccupato.
E che nessuno se ne sia preoccupato nel circolo è comprensibile, sia perché, come abbiamo visto, Dolci spesso si assentava anche per lunghi periodi, sia perché, riprendendo ancora la Storia del Centurini, “negli anni successivi le vicende di archivio e quelle bibliografiche del circolo di Genova non evidenziano praticamente attività”.
Poi, per di più, scoppia la guerra e quando finalmente l’attività riprende nel 1946 molti sono i dispersi e gli scomparsi e nessuno probabilmente si preoccupa di come possa essere finito il ragionier Annibale Dolci.
Ipotesi, solo ipotesi.
Ma chissà che questa non sia l’occasione, magari grazie all’aiuto di qualcuno dei nostri Lettori, per far luce su questo mistero, su questo vero e proprio giallo del mondo scacchistico, che probabilmente non sfigurerebbe in una puntata di “Chi l’ha visto?” o in una inchiesta scritta da Andrea Camilleri per il suo simpatico Commissario Montalbano.
Bene, visto che tutto è nato partendo dal Dolci studista, direi che almeno qualcuno dei suoi studi sia il caso di vederlo.
Sull’Italia Scacchistica sono 13 gli studi (inediti) di Dolci (1873-1924?) pubblicati tra il 1916 e il 1921.
Abbiamo scelto il primo, l’ultimo ed uno intermedio del 1918, che probabilmente è stato considerato come uno dei migliori, visto che è stato scelto per l’inserimento nella celebre raccolta “El arte del Estudio de Ajedrez” di Zoilo Caputto.
Annibale Dolci, 1916
Il Bianco muove e patta
Annibale Dolci, 1918
Il Bianco muove e vince
Annibale Dolci, 1921
Il Bianco muove e vince
(fine – la prima parte è uscita il 25 febbraio 2020)
Mio nome e Consuelo Saettone Dolci, mio zio Annibale Dolci, e venuto in Perú a rincontrarsi con il suo fratello Mario che era mio nonno, lui stuvo nella mía casa per vari anni.
È possibile sapere qualcosa di più, per esempio la data di morte di Annibale? (Mario Leoncini mario.leoncini@gmail.com)
“En agosto de 1950, mientras un equipo peruano encabezado por Esteban Canal
jugaba en la Olimpiada de Dubrovnik, falleció en Lima Aníbal Dolci, antiguo campeón
del Club de Ajedrez de Lima, cuya formación en el juego ciencia se realizó en
Europa, principalmente en Inglaterra e Italia. En 1925 volvió del Viejo Continente
integrándose a la actividad ajedrecística limeña con sorprendente suceso, pues en dos
torneos importantes, en el Club de la Unión y en el Casino Español, superó a la elite
del ajedrez capitalino.
En 1927 sostuvo un match con el maestro austriaco Robert Siebensschein, que
terminó igualado 3 a 3, luego de una encarnizada lid. Después, en 1928, batió a Paz
Soldán, sucesor de Duclós, conquistando el título de campeón del Club de Ajedrez
de Lima, y hasta 1935 año en que se retiró de la actividad de torneos, fue el indiscutible
líder del tablero limeño.
Dolci descolló como táctico insuperable, agresivo y tenaz. De su concepción teórica
queda como nuestra en la bibliografía ajedrecística aquella Defensa Genovesa
que usó muy a menudo, de tan complicada lucubración y difícil de vencer.
Tuve la ocasión de jugar muchas partidas amistosas con él, en su retiro, cuando
asistía cotidianamente al Club de Ajedrez de Lima, donde su figura familiar, menuda
y vivaz animó las reuniones informales, prodigando enseñanzas a los ajedrecistas
noveles y a muchos que no lo eran. En su época de triunfos, el frondoso y aguzado
bigote de largas guías retorcidas que exhibía le valió el mote de «El Tigre», que describía
muy gráficamente su estilo punzante y atrevido, en el que no faltaba tampoco un
sutil matiz posicional, aunque la influencia bizarra de los gambitos de rey lo ocultara
a veces. De su larga estadía en Italia quedan muestras evidentes de esa influencia
romántica en muchas de sus partidas peninsulares, mientras en las que jugó en Lima
esgrimió su sentido posicional de modo certero.”
– Felipe Pinzón Sánchez, “El ajedrez en el Perú”, p. 186-187