Kasparov: i miei incontri con il campione (2)
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(Adolivio Capece)
“Fin qui Adolivio ci ha parlato dei suoi incontri con Kasparov a Siviglia, Linares e Mosca. Ora con lui ci trasferiamo a Francoforte e a Torino. Sarà Milano la protagonista della terza parte di questi bei ricordi” (n.d.R.).
Francoforte 1998 – un aneddoto … divertente (?)
Nell’estate 1998 andai a Francoforte per il ‘Chess Classic’, un grande torneo con formula semilampo; inizialmente era stato annunciato come protagonista Anatolji Karpov. Poi, un paio di giorni prima dell’inizio, fu annunciata la presenza anche di Kasparov.
A quel punto Karpov disse che non avrebbe giocato, affermando che l’invito al rivale era stato fatto a sua insaputa e che non era previsto nel contratto che aveva firmato. Seguì una accesa polemica, ma alla fine Karpov non andò.
Andò invece Kasparov che, vero emulo di Fischer, avanzò varie richieste tra le quali avere una stanza tutta per sé dove ritirarsi tra un turno e l’altro.
Finalmente si iniziò: la cerimonia di apertura prevedeva che Kasparov si facesse fotografare al centro di una scacchiera gigante con trentadue bambini (figli degli organizzatori e di molti appassionati locali) che impersonavano i vari pezzi, ma Garry all’ultimo rifiutò, con molte lacrime dei piccoli scacchisti.
Prima che gli orologi fossero messi in moto venne comunicato che dopo le prime due partite Kasparov non avrebbe fatto la prevista conferenza stampa ma avrebbe però firmato autografi fino ad un massimo di cento persone.
Le due partite di esordio videro due sconfitte di Kasparov, che scuro in volto si ritirò nella sua stanzetta.
Io mi misi in coda con gli appassionati tedeschi per il previsto autografo, ma ancora una volta le cose cambiarono: venne comunicato che Kasparov non avrebbe firmato nulla! Mentre un mormorio di delusione saliva tra le persone in coda, la porta della stanzetta si aprì e Kasparov uscì a passo rapido, guardando dritto di fronte a sé.
Mentre mi passava davanti – chissà, forse fui ispirato da Caissa – a voce alta e nel mio (pessimo) inglese, sventolando una cartolina, esclamai: “Mr Kasparov, it is for Mr Paoli!”.
Il nome di Enrico Paoli fece il miracolo: incredibilmente Garry si fermò di colpo, si girò, mi vide mentre tendevo verso di lui la cartolina, mi guardò e disse “Still living?” (ancora in vita?) – ricordiamo che all’epoca Paoli aveva 90 anni.
Ebbi la forza di dire con un certo entusiasmo “Yes!”, al che mi strappò letteralmente di mano la cartolina (e la biro) poi vi scrisse sopra per quasi 30 secondi.
Intanto era calato un silenzio quasi totale, dato che tutti i tedeschi attorno a me erano ammutoliti, senza ben capire cosa stesse succedendo tra il campione e il ‘solito italiano’ …
Kasparov finì di scrivere (per la cronaca fece una bellissima dedica a Paoli, di cui il nostro fu molto felice quando gliela inviai) e mi rese la cartolina, tenendosi però la biro. Poi se ne andò definitivamente.
Beh, avreste dovuto vedere gli sguardi di odio che mi lanciarono tutti quelli che erano in fila …
2004 – Torino, 13 e 14 maggio
Passarono alcuni anni prima che mi capitasse di incontrare di nuovo Kasparov…
L’occasione fu un ‘evento preolimpico’ in preparazione delle Olimpiadi degli Scacchi in programma nel capoluogo piemontese nel 2006.
Ricordo ancora una volta che da alcuni anni l’allora presidente della Scacchistica Torinese, Michele Cordara, organizzava una importante manifestazione biennale intitolata “Scaccomatto”, che oltre al lato tecnico, con tornei con Grandi Maestri, tornei per VIP e simultanee con i più noti campioni, copriva gli aspetti culturali del gioco, con conferenze, spettacoli teatrali, rassegne cinematografiche, mostre e convegni.
Tra l’altro nel 1998 “Scaccomatto” tenne a battesimo Luciana Littizzetto, al suo esordio come attrice comica.
Kasparov aveva iniziato a scrivere una serie di volumi intitolati ‘I miei grandi predecessori’ e l’opera era pubblicata in italiano dalle Edizioni Ediscere; così dopo un intenso scambio di messaggi con l’agente di Kasparov, che pretese tutto definito nei minimi dettagli, Cordara riuscì a portare Garry a Torino con la motivazione formale di presentare il secondo volume nell’edizione italiana.
Kasparov atterrò a Malpensa verso mezzogiorno del 13 maggio, poi fu portato con una limousine a Torino, dove la sera lo attendeva una cena con le autorità capeggiate da Paolo Fresco, che allora era presidente della Fiat, con alcuni giornalisti (Stampa, Corriere della Sera e Repubblica) e con gli organizzatori delle Olimpiadi degli Scacchi.
C’era un po’ di tensione tra tutti mentre si aspettava l’arrivo di Kasparov, ma quando arrivò ci fu subito cordialità tra lui e Paolo Fresco, che era abituato a trattare con personaggi del più alto lignaggio, quindi tutto da quel momento filò liscio.

Ricordo che dopo una violenta filippica di Garry contro Putin, si poté parlare d’altro; io ricordai a Kasparov le sue visite in Italia: Roma, Asiago, Reggio Emilia.
E qui ancora lui ebbe parole di stima e rispetto per Enrico Paoli, ricordando che a Reggio era stata la solo volta in cui si era fermato in Italia per più di tre giorni.
Poi, saputo che ero di Milano, mi disse che gli sarebbe piaciuto venire soprattutto per andare al Teatro alla Scala, possibilmente con sua madre.
Un desiderio che, come vedremo, si sarebbe concretizzato dopo qualche anno …
La cena andò avanti fino a mezzanotte.
La mattina dopo incontro con il pubblico degli appassionati all’Atrium di piazza Solferino, affollato fino all’inverosimile.
Questa volta Garry è tranquillo, firma le copie del libro, accetta varie interviste televisive, mentre io, anticipando quella che sarà la mia funzione di ‘addetto stampa’ durante le Olimpiadi, mi prodigo per dare ai colleghi giornalisti spunti e notizie differenti per i loro articoli.
Alla fine Kasparov partì per Bologna, dove la mattina dopo, 15 maggio, presso il negozio de ‘le Due Torri’, si sottopose ad un altro ‘tour de force’ per autografare il suo libro (per la cronaca 550 copie, record per una sola sessione).
(2-continua; qui potete leggere la prima parte)