Uno Scacchista

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Vasilij Smyslov aveva qualcosa dell’assassino

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(Riccardo M.)
… Anche nello sguardo. Lo avete visto bene? Comunque, scherzi a parte, disse proprio così di Smyslov un altro ex campione del mondo, Max Euwe: “La sua grande forza risiede nella capacità di creare qualcosa dal nulla. Lui manovra pazientemente per ore, senza mai rilassarsi un momento, e dà l’impressione di braccare furtivamente l’avversario. Ha effettivamente qualcosa dell’assassino, perché tutto a un tratto, quando meno te lo aspetti, colpisce. Per di più, la sua tecnica del finale è quasi perfetta, e il minimo vantaggio a suo favore lo porta generalmente alla vittoria”. (1)

Ho sempre ritenuto che questo profilo di Vasilij Smyslov tracciato da Euwe fosse perfetto, e ho sempre con dispiacere pensato che ad essere assassinato da Smyslov fu soprattutto un sogno, quello di un altro grande campione, Paul Keres, il quale nel torneo dei Candidati di Zurigo 1953, che doveva designare lo sfidante di Mikhail Botvinnik e dove il trentasettenne estone era forse il favorito, ebbe la sfortuna di imbattersi in due giornate particolarmente di grazia di Smyslov, che in particolare contro di lui giocò di Nero, e vinse in appena 28 mosse, quella che probabilmente è da considerare “la partita della vita” del giocatore moscovita, e che più avanti vedremo.

Insomma, forse si può dire che la storia degli scacchi la disegna a volte una singola partita: soprattutto grazie a quella partita Smyslov vinse il torneo dei Candidati, che vide Keres secondo a pari merito con Bronstein e Reshevsky, e così impedì definitivamente a Keres di realizzare il sogno di cui parlavo: Botvinnik dovette essere abbastanza contento di trovarsi di fronte nel 1954 il meno imprevedibile e fantasioso Smyslov anziché Keres, anche perché nel 1953 Botvinnik non aveva quasi mai giocato a scacchi e i pronostici, a 43 anni, non lo avrebbero dato di certo favorito contro un Keres che aveva infilato nel dopoguerra una serie impressionante di successi, fallendo unicamente il campionato sovietico del 1952, e che comunque nello stesso anno dopo la vittoria di Budapest, il maestro ungherese Egon Varnusz non aveva esitato a definire “il migliore giocatore al mondo in questo momento”.

Smyslov diede il suo massimo anche in quel match mondiale svoltosi a Mosca fra il 16 marzo e il 13 maggio 1954. Si era preparato in maniera certosina, curando la forma fisica e sottoponendo ad analisi, coi suoi secondi, la bellezza (si disse) di circa 800 partite del grande Mikhail Botvinnik. Ma quest’ultimo resistette e seppe portare a casa un ‘7 pari’ che lo riconfermò campione del mondo.

Smyslov dovette aspettare un altro triennio per riprovarci. E nel 1957 ci riuscì, soprattutto grazie alla sua smisurata tenacia. Botvinnik nel match del 1957 fu per un attimo in testa dopo la partita n.5, poi Smyslov giocò in modo perfetto e piegò il rivale (il quale, per amor di verità, aveva già all’epoca 46 anni).

Fra i telegrammi e le congratulazioni che Smyslov ricevette dopo aver conquistato il titolo mondiale nel 1957, spiccò in particolare (2) un regalo, un prezioso pacchetto accompagnato da una lettera di un pensionato di Saratov, in cui era scritto: “le mando una cosa che ho conservato per tutta la vita, la scacchiera su cui aveva giocato tante volte Alekhine all’Università di Kazan nel 1909 e 1910”.

Il Grande maestro slavo Aleksandar Matanovic, che lo conosceva bene e lo stimava ancor di più, disse una volta di Smyslov: “il gioco di Vasilij è eterno, non c’è nulla da aggiungere o da cambiare”.

Botvinnik e Smyslov nel match del 1957

Torniamo tuttavia un momento a quel “7 pari” del mondiale di Mosca 1954, che nelle cronache dell’epoca non fu visto come il canto del cigno di Botvinnik né come un’occasione perduta da Smyslov. Quelle cronache ci parlarono anzi di un mondiale inaspettatamente bellissimo, con partite di alto livello e giocate accanitamente fino in fondo. Leggiamo alcuni commenti dell’epoca: (2)

Karel Opocensky (arbitro principale del match): “All’inizio Botvinnik ottenne tre vittorie, poi fu Smyslov a vincere tre partite. Nella carriera di Botvinnik non era mai accaduto che abbia perduto tre partite di seguito. Ciò si è verificato in questo match palpitante e tanto interessante da un punto di vista sportivo. La preparazione nelle aperture e lo sforzo per ottenere l’iniziativa furono assai originali. I due grandi maestri cercarono di far valere le loro opinioni teoriche e solamente studi più approfonditi potranno dare la risposta alla questione di quale dei due grandi maestri aveva più ragione. Si deve segnalare un fatto importante: nel match Alekhine-Capablanca ben 25 delle 34 partite terminarono pari, e più varianti in apertura si ripeterono fino al 20° tratto. In questo ultimo match non sono più avute le “patte di grandi maestri” (appena 10 delle 24 partite terminarono patte – n.d.r.): questo è lo stile combattivo della scuola scacchistica sovietica… Dopo una lotta estremamente accanita, Botvinnik ha conservato il titolo. Egli è il vincitore, ma non c’è un vinto”.

Elizaveta Bykova (campionessa del mondo): “La più grande sorpresa per me fu la ferma volontà con la quale i due grandi maestri lottarono per la vittoria. Ciascuna partita è un eccellente modello dell’arte di questi talentuosi giocatori”.

Yuri Averbach (campione URSS): “Ciò che più mi fa piacere è il fatto che la maggior parte delle partite sono terminate con la vittoria dell’uno o dell’altro giocatore. La percentuale delle patte è stata bassa. Il gioco di Botvinnik nelle partite n. 2 e 12, e quello di Smyslov nelle partite n.9 e 14, ha apportato delle novità teoriche”.

Harry Golombek (uno degli arbitri del match): “Il match fra Botvinnik e Smyslov è stato uno fra i più interessanti e combattuti fra tutti quelli da me visti. Due fatti mi sembrano rimarchevoli. Primo, le personalità dei due avversari. Questi due sportivi sono dei veri gentleman e sono rimasto stupito nel vedere in quale eccellente maniera essi personificano le migliori tradizioni sportive. Secondo: il livello di gioco è stato estremamente alto; questo match è il più fertile per il progresso della teoria e della strategia. I due grandi maestri si sono rivelati come gli eminenti creatori di novità e, specialmente nell’apertura, hanno indicato strade nuove che offriranno molte iniziative ai teorici”.

Max Euwe: “E’ stato il match più interessante, per il Campionato del mondo, che sia stato mai giocato. Di solito in questi match si gioca con più circospezione che nei tornei, ma qui i due avversari hanno dimostrato di non temere le complicazioni, al contrario essi le affrontavano coraggiosamente. Rimpiango di non aver potuto assistere al match a causa dei miei impegni di lavoro”.

Chiudo questo post con un secondo passo all’indietro, ricollegandomi al titolo e a quanto accennavo nelle prime righe: l’assassination, da parte di Smyslov, del sogno di Keres di battersi lui con Botvinnik nel 1954 per il titolo mondiale (Smyslov vinse a Zurigo entrambe le partite contro Keres).

Eccovi allora quella famigerata partita dal girone di “ritorno” del Torneo dei Candidati di Zurigo 1953, partita che probabilmente già conoscete e che forse è il più bel gioiello in assoluto di Smyslov.


NOTE
(1) da H.C. Schonberg “I grandi maestri degli scacchi”, 1975
(2) da D.Bjelica “Profili di grandi maestri di scacchi”, 1983
(3) da “La Scacchiera”, rivista mensile, Milano settembre 1954

n.b.: segue qui una precisazione dell’autore nello spazio “commenti”.

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2 thoughts on “Vasilij Smyslov aveva qualcosa dell’assassino

  1. Mi perdonino i lettori se faccio qualche altra riflessione qui nei commenti, ma non vorrei che venisse frainteso lo spirito di questo articolo, che più che altro intende scherzosamente intrattenere il lettore su alcuni particolari aspetti di un campione prendendo lo spunto da un lombrosiano “sguardo assassino” (che ovviamente non deve giocoforza rispecchiare né l’animo né il lavoro di una persona) e da alcuni commenti di altri giocatori dell’epoca.
    Io qui non intendo per nulla sminuire Smyslov, ci mancherebbe!
    Si badi bene che non scrivo che Smyslov non sia stato alla pari di altri campioni del mondo del dopoguerra, anzi: uno che a 62 anni (1983) gioca meglio (o alla pari) di un Ribli e di un Hubner all’apice della loro carriera, vuol dire che ha meritato ampiamente, e forse più di altri, i titoli mondiali che si è conquistato.
    Inoltre, dire che Smyslov abbia “assassinato il sogno di Keres” non significa dire che Smyslov non abbia stra-meritato di vincere quel torneo del 1953.
    E ciò non contrasta minimamente con le parole di Euwe su Smyslov e di Varnusz su Keres che ho riportato e che mi pare sottolineino “la grande forza” del primo e le qualità del secondo (e null’altro di diverso).

  2. Sono un grande ammiratore di Smyslov, giocatore elegante e costantemente “alla ricerca dell’armonia”. Ammiro molto anche Keres; il fatto è che in quel tempo c’erano così tanti formidabili giocatori che era particolarmente difficile raggiungere la vetta. Per esempio Bronstejn, il quale almeno è riuscito a giocare per il titolo, anche se tra Keres e Bronstejn non so chi abbia avuto i maggiori rimpianti.
    Capita anche in altri sport, come il calcio: penso a Iniesta, che non è mai riuscito a vincere il Pallone d’oro perché davanti a lui c’erano Messi e Ronaldo. O in Italia, forse più in piccolo, Gianfranco Zola, “chiuso” dall’immenso Maradona.
    Comunque di assassinio ha parlato anche il mite Karpov, quindi nessuna offesa!

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