Uno Scacchista

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Di nuovo un caso controverso di cheating online

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Iulija Osmak (foto da rus.uatv.ua)

(UnoScacchista)
Proprio pochi giorni fa l’amico Lucio Ragonese ci ha parlato di come poter continuare a diffondere e praticare gli scacchi in questi tempi in cui sembra si possa solo giocare online. Ha ovviamente anche posto l’attenzione sul pericolo enorme posto dalla pratica antisportiva del cheating, che, senza il controllo puntuale degli arbitri impossibile da garantire nelle competizioni su Internet, è molto maggiore di quanto già lo sia e lo sia stato stato per i tornei in presenza.

Senza arrivare agli estremi distopici del mio scritto di fantasia di qualche anno fa, la FIDE ha da tempo iniziato una battaglia complicata contro il cheating, aprendo anche la discussione a tutti gli appassionati con un messaggio diretto del presidente Dvorkovich. Con una importante decisione del Consiglio della FIDE di inizio anno, sono state definite le regole per le cosiddette “competizioni ibride”, ovvero quei tornei che verranno giocati online ma con tutti i giocatori fisicamente presenti in spazi pubblici come circoli, hotel o uffici delle federazioni, dove un arbitro potrà controllare che tutte le condizioni di gioco corretto vengano rispettate. Ciò permetterà anche che i risultati vengano ritenuti validi per le variazioni del punteggio Elo. Una decisione molto interessante, che, in qualche maniera, viene incontro all’auspicio che avevo fatto in chiusura al mio post di commento alla complicata conclusione delle Olimpiadi online.

Nel frattempo, però, dobbiamo registrare un nuovo controverso caso di squalifica per cheating, stavolta durante i “FIDE World University Online Championship 2021” che si sono appena conclusi. Patrocinati dalla FIDE e organizzati dall’Università del Texas “Rio Grande Valley” con quattro tornei (Rapid Open, Rapid femminile, Team Rapid e Team Blitz) svolti sulla piattaforma Tornelo, ha visto la partecipazione di ben 884 studenti universitari.

Al termine dei due tornei individuali, i primi posti sono stati presi da due ragazzi ucraini, Kirill Shevchenko e Iulija Osmak. La gioia per la ventitreenne di Kiev è durata però solo 2 giorni, perché dopo ben 70 ore di lavoro della commissione “Fair Play” del torneo, gli organizzatori hanno diffuso un comunicato ufficiale con il quale viene annunciata la squalifica di 20 giocatori per non aver rispettato le “Fair Play measures” contenute nella sezione 5 del Regolamento del torneo.

Le conclusioni del cosiddetto “Fair Play Panel” sono state basate su:

  • evidenze statistiche
  • evidenze fornite dalla piattaforma internet ospitante (Tornelo)
  • evidenze fisiche
  • opinione di esperti

La conseguenza più evidente è stato l’annullamento di tutte le partite giocate da Iulija Osmak che, nel girone di finale, ha visto quindi azzerati i 4 punti e mezzo ottenuti in 5 partite, venendo classificata all’ultimo posto di un torneo dichiarato vinto dalla polacca Julia Antolak.

Il comunicato non è chiaro nello specificare quale sia stata la causa reale della squalifica dell’ucraina, ma la ragazza, intervistata da chess-news.ru, ha detto che gli organizzatori le hanno confermato che la squalifica è dovuta ai risultati delle analisi statistiche delle sue partite. Io ho riguardato (qui) le sue partite di finale senza trovare nulla di evidente, ma non sono certo il miglior giudice – potete guardarle anche voi per farvi un’idea.

La decisione è dichiarata “inappellabile”, ma la mancanza di dettagli sulle motivazioni lascia un po’ interdetti, anche perché nello stesso comunicato c’è scritto che “Nè la FIDE né la piattaforma internet ospitante sostengono che la decisione presa sulla sospetta violazione delle regole di fair play sia una prova di effettivo cheating o una conferma di colpevolezza del giocatore squalifcato“. E allora … di cosa stiamo parlando?

Il fatto è che gli organizzatori non hanno avuto modo di provare il cheating, ma si sono basati su un algoritmo che, su un campione statisticamente molto ridotto di sole 5 partite, ha riconosciuto una qualità delle mosse superiore a quella attesa da un giocatore di un certo punteggio Elo. Secondo le regole del torneo, il “Fair Play Panel” [di cui facevano parte Tomasz Delega (Primo arbitro), Bojana Bejatovic (Membro della Commissione FIDE sul Fair Play), Aleksadar Colovic (Grande Maestro) e David Cordover (rappresentante di Tornelo)] ha la discrezionalità di ritenere i risultati di questa analisi come sufficienti per squalificare un giocatore.

Iulija Ismak campionessa ucraina 2017 (Archivio della Federazione ucraina)

A me il tutto sembra troppo poco chiaro per permettere di rovinare la reputazione di una giocatrice che non è proprio una sconosciuta. La Osmak è stata campionessa ucraina nel 2017, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Batumi nel 2018 e ha iniziato il torneo come partecipante con l’Elo più alto, quindi da favorita. Come sappiamo e come ho scritto già anni fa, provare l’effettivo cheating non è mai semplice e anche nei tornei in presenza sono pochi i casi in cui un giocatore viene colto in flagrante, figuriamoci online.

Allo stato attuale delle cose, nessuno può dire però se la squalifica della giocatrice ucraina sia giustificata o no e questo è, potenzialmente, anche peggio.

Magari la ragazza ha davvero barato, ma non questo è il modo di motivare una decisione che ha un certo peso. Se ci sono dati oggettivi, la loro pubblicazione (senza entrare nei dettagli degli algoritmi di controllo) non può fare che bene, dimostrando che la lotta al cheating viene fatta in maniera seria e senza ripararsi dietro a frasi fumose.

La squadra ucraina medaglia d’argento alle olimpiadi di Batumi 2018, al centro Iulija Osmak.

Anche se il numero di account sui server di gioco online sono purtroppo altissimi (si parla di decine di migliaia al mese, unicamente individuati usando algoritmi di verifica della qualità delle mosse), una cosa è agire contro giocatori di livello amatoriale, una cosa è gettare discredito su giocatori con titoli internazionali come Iulija Osmak (maestro Internazionale) e il GM Tigran L. Petrosjan, squalificato a vita dai tornei organizzati da Chess.com a causa di qualcosa che, durante la finale del PRO Chess League 2020, il “Fair Play” team riconobbe come cheating e che il giocatore contestò violentemente.

Tigran L. Petrosian (Foto di Maria Emelianova per Chess.com)

Dobbiamo aspettare con fiducia i primi tornei ibridi. Per ora, possiamo dire che la “Hybrid Cities Cup” giocata il 20 e 21 febbraio tra le squadre di Barcellona (che ha vinto il torneo ed ha giocato negli uffici della Federazione catalana), di Bratislava (dal Palazzo Primaziale della città), di Malmö (dal Teatro Comunale) e di Oslo (dal circolo Offerspill, fondato due anni fa da Carlsen) ha mostrato ottime potenzialità.

Il GM Tiger Hillarp Persson durante il match Malmö-Oslo nella Hybrid Cities Cup

La “European Chess Union” ha deciso che Il prossimo torneo europeo per la qualificazione alla “FIDE World Cup 2021” si svolgerà, dal 22 al 30 maggio, proprio con il formato della “competizione ibrida”.

Sono sicuro che questa forma di competizione andrà ad occupare un ulteriore spazio nella già articolata offerta di competizioni scacchistiche. L’auspicio è che lo farà contribuendo a combattere la piaga del cheating (e delle accuse di cheating non sufficientemente dimostrate).

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