Uno Scacchista

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L’estro sconosciuto di Jan Kvíčala

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(Riccardo M.)
E’ forse esistito un giocatore di scacchi che non si è mai allontanato dalla sua città, mai nemmeno per giocare un torneo (uno solo!) e che, nonostante ciò, abbia ugualmente raggiunto una, sia pur modesta, notorietà?
Se ne è esistito uno, questi risponde sicuramente al nome di Jan Kvíčala, che nacque a Praga nel 1868. E probabilmente se esiste o è esistito un Blog che ha mai parlato di Jan Kvíčala, questo è, da oggi, il vostro UnoScacchista!

Della sua vita in verità si conosce pochissimo. Il dr. Kvíčala era un giocatore dilettante, che prendeva in mano gli scacchi quasi per passatempo, quindi la definizione di “giocatore” gli sta un pochino larga. Però quando aveva 23 anni, nel 1891, era stato capace di vincere un piccolo torneo al Bohemian Chess Club di Praga. Nel 1893 affrontò e dovette soccombere in un match (1-3) contro Jan Kotrc, un forte giocatore austro-polacco tutt’oggi noto per aver dato il nome ad una sotto-variante della difesa Scandinava, dopo di che Kvíčala scomparve dalla circolazione per parecchi anni.

E arriviamo al 1899, quando si fece rivedere, stavolta al circolo praghese Czech Chess Club, e pertanto il suo nome riapparve a fine secolo in qualche incontro a squadre affrontato dall’Associazione.

Agli inizi del nuovo secolo (1902) Jan Kvíčala tenne a battesimo al Club il ventenne maestro di Praga Oldrich Duras, in un match che Duras (che sarebbe diventato negli anni successivi uno dei più forti giocatori al mondo) vinse sì, ma non troppo facilmente, col punteggio di 5 a 4.

Nel 1905 il nostro Jan fu secondo in un torneo del Czech Chess Club proprio dietro Duras, e non è improbabile che sia stato poi lo stesso Duras a sponsorizzare il nome di Kvíčala per il grande torneo che si stava organizzando a Praga nel 1908. Infatti il suo nome fu inserito nel lotto dei partecipanti nonostante fosse nota l’assenza di qualunque esperienza internazionale per il (tra l’altro) già quarantenne Jan, il quale a lasciare la sua città per gli scacchi non ci aveva mai davvero pensato.

Il 1908 fu in verità un anno d’oro per il suo concittadino Oldrich Duras, che trionfò qui a Praga e poi a Vienna. Al dottor Kvíčala non era pronosticato più dell’ultimo posto in quel torneo, di fronte ad una fila di campioni che mai in Boemia si erano visti prima di allora. Invece il nostro dilettante Jan si difese onorevolmente, lasciando gli ultimi due posti della classifica (19 e 20) a due nomi di lui ben più noti, quali erano Rabinovich e Treybal.

Sconosciuto sì, ma sprovveduto no, Kvíčala, il quale, di fronte a quella che immaginiamo sia stata l’incredulità di molti, riuscì a raggranellare 5,5 punti, battendo due giganti quali Mieses e Spielmann e fermando sulla patta Schlechter, Rubinstein, Teichmann, Suechting, Prokes, Von Bardeleben e Treybal. Niente male.

Certo che quando vidi il nome di Jan Kvíčala nella classifica del grande torneo di Praga 1908 preparata dall’amico Claudio Sericano per il nostro secondo volume de “I luoghi degli scacchi”, non vi nascondo che il suo era l’unico cognome, dei 20, che non avevo mai sentito nominare.

(Praga: i tetti di “Mala Strana” visti dal Castello)

Non ci furono più, negli anni successivi, tornei importanti a Praga e così Praga-1908 rimase l’ultimo e l’unico torneo internazionale della vita per Jan Kvíčala.

Lui nel 1909 giocò pochissimo, affrontando appena un match con un’altra giovane promessa dello scacchismo boemo, l’allora ventiduenne Karel Hromádka. Jan, a dimostrazione delle sue qualità incredibili e mai compiutamente espresse, piegò nettamente Karel (3-1).

In seguito decise di appendere quasi definitivamente la scacchiera al chiodo, per staccarla (almeno, da quanto si sa) solo 4 anni dopo, nel 1913, in occasione di un match Praga-Berlino; il suo avversario era un maturo e piuttosto noto giocatore tedesco, Wilhelm Cohn, e il risultato fu ancora una volta positivo: una vittoria per Jan ed un pari.

Peccato che le Olimpiadi sarebbero state giocate a Praga soltanto nel 1931. A quell’epoca Jan aveva già 63 anni ed era lontano dagli scacchi da troppo tempo, troppo per aspirare ad entrare a far parte di una Cecoslovacchia che si presentava fortissima in quelle Olimpiadi e che infatti, grazie anche suo alfiere di prima scacchiera Salo Flohr, sarebbe riuscita ad agguantare la medaglia di bronzo (vinsero gli USA davanti alla Polonia).

Jan Kvíčala si spense nella sua amata Praga l’11 febbraio del 1939.

La storia di Jan è più o meno simile a quella di altre persone che si sono avvicinate agli scacchi episodicamente, distratte dal lavoro o da altre occupazioni, di dilettanti che però erano talmente dotati di estro che in una singola partita avrebbero potuto battere chiunque. Non è un caso se, quando si applicò il punteggio Elo, per Kvíčala fu calcolato un bel picco massimo di 2496 per l’anno 1903. Per un dilettante senza nessuna esperienza internazionale è stato davvero molto, tanto che potremmo azzardare che Jan sia stato senz’altro tra i più forti scacchisti di Boemia fra il 1903 e il 1909.

Non si trovano in rete troppe partite di Jan Kvíčala, ma qualcuna ce n’è e di certo ci sono tutte quelle del torneo di Praga 1908.

Un diagramma tratto da una sua prova (al 99,9% dovrebbe trattarsi di lui) l’ho però fortunosamente ritrovato in uno scritto in cirillico dello scorso secolo, diagramma evidentemente lì giunto dopo qualche trascrizione meritoria. E’ quello che avete visto nell’immagine di copertina e lo riporto volentieri qui in UnoScacchista a dimostrazione delle estrose situazioni che sulla scacchiera sapeva maneggiare questo semi-sconosciuto ma bravo giocatore.

Pilarz-Kvíčala, Praga 1899 (Mossa al Nero)

Com’è giunto Jan Kvíčala in questa posizione? Per calcolo o per caso? Per un insieme di deduzioni logiche collegate fra loro o per intuito? Scriveva Nikolaj Krogius che “… l’arte scacchistica è un’attività intellettiva e conscia in cui esistono delle componenti inconsce tra le quali è compreso il pensiero intuitivo del giocatore”.

Nella posizione del diagramma la chiave del successo sta nell’inibire al conduttore dei bianchi il controllo della casa “g3”. Pertanto Jan giocò 1… Te3! e, dopo 2. Axe3 Dh2+! Con qualunque cavallo si prenda ora la Donna (senza il sacrificio di Torre sarebbe intervenuto il Cavallo della terza traversa), segue … Cfg3 matto!

Purtroppo non ho trovato in rete nessuna immagine di Jan Kvíčala, ma solo quella di un suo omonimo più noto (non so se parente), un filosofo e filologo praghese che visse dal 1834 al 1908. Quello era, del resto, un cognome piuttosto diffuso in Boemia e pare che nello stesso affollato circolo di Praga esistessero altri tre soci con cognome Kvíčala.

Chissà che una sua immagine non l’abbia però, magari in qualche vecchia rivista di scacchi ceca, qualcuno dei nostri lettori!

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