Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Alphonse Delannoy, il cronista dell’800

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(Riccardo M.)
Ne avete mai sentito parlare?

Nessuna risposta, come immaginavo. Nessuna perché Delannoy non era propriamente un giocatore, non era un organizzatore, non era un allenatore o un manager, non era presidente di club o associazioni, non era un problemista né un mecenate; e nemmeno era italiano.

Alphonse Delannoy (? Febbraio 1806-Enghien 19.7.1883), francese, faceva semplicemente quello che oggi fa, forse meglio, internet. Delannoy era l’internet dell’800. Di epigoni di Delannoy ne abbiamo avuti e ne abbiamo molti anche in Italia, ma non altrettanto celebrati come lui: Angelo Cillo, Roberto Palombi, il nostro inimitabile Adolivio Capece, Vladimiro Grgona, personaggi che, attraverso le loro seguite rubriche, hanno contribuito in Italia alla diffusione e conoscenza del gioco e delle gare di scacchi, funzione che ormai è svolta dappertutto e quasi esclusivamente, appunto, da internet.

Sì, avete capito. Delannoy era un cronista. Le cronache e i protagonisti degli scacchi internazionali due secoli fa erano conosciuti in Europa e negli Stati Uniti soltanto grazie alle rubriche di svariati quotidiani o di altre pubblicazioni. In Italia rubriche di scacchi fra l’ ‘800 e il ‘900 si trovavano perfino su quotidiani locali, come “Il Popolo di Brescia”, o come quella di Giuseppe Alessi sul “Corriere di Catania”. Un tempo non si avevano altri strumenti, a parte il fortunato incontrarsi di persona coi protagonisti del gioco nei più rinomati caffè delle capitali europee.

Lui, Alphonse Delannoy, appassionato di cose scacchistiche, uomo colto, spiritoso e dallo scrivere elegante e forbito, era fatto su misura per quel mestiere. I suoi articoli piacevano persino a chi non sapeva nulla di scacchi. Infatti Delannoy non tratteggiava e commentava soltanto l’andamento dei tornei e dei matches. Anzi. Lui era soprattutto un bravo ritrattista e si dilettava principalmente nello scovare virtù e debolezze dei giocatori, nel metterne in luce le caratteristiche fisiche e psicologiche. Nulla sfuggiva di solito al suo occhio penetrante e acuto. E la sua prosa era scorrevole e divertente in quanto gli accadimenti riusciva ad intercalarli con aneddoti e curiosità.

Una simpatica penna, insomma. Suo campo di azione era ovviamente Parigi, indiscussa capitale degli scacchi intorno alla metà del secolo XIX. Qui Delannoy trascorse la più parte della sua vita, in special modo entro le sale del “Cafè de la Regénce”. Questo Caffè era quasi diventato la sua casa, dal momento che ebbe a frequentarlo per quasi mezzo secolo, fra il 1829 e il 1878, con l’eccezione di alcuni periodi nei quali visse a Londra e, ma più brevemente, in alcuni altri Paesi d’Europa fra i quali l’Italia.

Al Cafè de la Regénce la sua compagnia era sempre desiderata e le sue battute in ogni momento apprezzate. Un giorno, ad un avventore che si lamentava della scarsa qualità di un caffè disse: “Signore mio, voi non siete un giocatore di scacchi. Il vero giocatore ordina il proprio caffè, non fa commenti, lo paga e … non lo beve!”.

Alcuni suoi scritti apparvero anche in Italia: nello “Almanacco dello Scacchista” nel 1876 e nella “Nuova Rivista degli Scacchi” fra il 1881 e 1883.

Naturalmente Delannoy sapeva, eccome, giocare anche a scacchi. Ebbe il piacere di insegnarli a vari neofiti, ma di lui si ha menzione di partite soltanto fra il 1844 e il 1859, non oltre (nel 1859 l’EDO Historical Chess Ratings gli attribuisce un livello di 2303 punti). Uno di quei neofiti, e ricordarlo gli faceva sempre piacere, sarebbe poi diventato un campione di Francia: De Rivière. Quel Jules Arnous de Rivière che il nostro Serafino Dubois cita nei suoi scritti per averlo battuto in un lungo match nell’estate 1855 a Parigi: 21 a 8 con 3 patte. In verità lo stesso Dubois riconosce che a quel tempo il De Rivière non era ancora ai vertici del suo gioco.

A proposito di Dubois, anche il nostro campione ricorda Delannoy e nel suo “40 anni di vita scacchistica (1841-1881)” così descrive il loro incontro: “Un giorno all’ “estaminet” si trovava per caso quel capo ameno di Delannoy. Qualcuno gli parlò di me suggerendogli di far meco la partita. Egli non era giuocatore forte; il suo forte, si sa, era la penna. A questa proposta egli saltò su con dire che i giuocatori di allora erano lenti come tartarughe, ma che se io avessi voluto giuocare facendo una mossa ogni minuto secondo, egli mi avrebbe dato la Torre. Io gli feci rispondere semplicemente che egli era troppo modesto, giacché avrebbe potuto darmi anche la Donna ad un giuoco che io non conoscevo”.

Non era probabilmente quello il solo “estaminet” frequentato da Delannoy. Rammento ancora che Parigi in quegli anni contendeva a Londra la palma di capitale scacchistica. C’erano, ad esempio, il Café du Cardinal in Boulevard des Italiens e l’aristocratico “Cercle des checs” addirittura all’interno del Palais Royal, e poi il “Cercle Ménars” e il Café Manouri.

Sul “The New Regency” (gennaio 1864) egli ricordava il suo primo maestro, tal M.Desloge (un ingegnoso giocatore amante di aperture insolite come 1.g3), con queste parole: “Con lui ho sempre giocato veloce, dieci partite l’ora, e le perdevo tutte. Per 6 anni consecutivi ho versato nella sua borsetta boccali di pezzi da 50 centesimi” (“je versai dans son escarcelle des boisseaux de pièces de 50 c.”).

Delannoy è stato un po’ il biografo di Jacques François Mouret (1787-1837), pronipote di Philidor e, secondo alcuni, inventore della Difesa Francese: “Mouret era un tipo intelligente, acuto, allegro, vivace, divertente e aveva studiato seriamente la teoria degli scacchi, con la quale si guadagnava da vivere. Ma assai poco era apprezzata la maleducazione dei suoi modi e una certa licenziosità in cui si concedeva. Era sempre in uno stato di semi-intossicazione“.

Avevo dimenticato di dire che Delannoy fu anche editore nel 1842 del periodico scacchistico “Le Palamède” e che nel 1859 giocò varie partite con Paul Morphy, il quale però era solito concedergli vantaggi di materiale. E dimenticherò tante altre cose, anche se non ne sappiamo su di lui molte, in verità.

Troppe dimenticanze. Perdonatemi se non sono all’altezza di un cronista come Alphonse Delannoy, ma io oggettivamente ho più difficoltà di lui, lui che ebbe la fortuna di nascere nel 1806 e quindi di non dover mai combattere con schermi, tastiere, word, layout, “taglia”, “salva con nome”, internet in genere eccetera. Eh, già: lui combatteva al massimo con qualche fastidioso contestatore della qualità dei caffè preparati al “Cafè de la Regènce”.

Ma sì, è ora che andiamo anche noi a gustarci un caffè italiano: “ristretto, mi raccomando!”.

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