I pionieri degli scacchi: Napoleon Marache, Daniel Fiske e Miron Hazeltine
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(Riccardo M.)
“Pioniere” è chi tra i primi compie delle ricerche o introduce delle innovazioni. E’ curioso il fatto che la parola derivi dal verbo francese pionnier, che deriva a sua volta da pion (pedone): il pedone è colui che generalmente precede le truppe, preparando le strade e costruendo ponti.
[Nella foto di apertura, Daniel Willard Fiske]
I primi pionieri in cui da ragazzi la più parte di noi si è imbattuta sono stati i pionieri del Far West, i cercatori d’oro come zio Paperone o come quelle decine/centinaia di migliaia di immigrati bianchi che con le loro carovane si mossero nell’Ottocento a “colonizzare” le grandi pianure americane di Texas, Oregon, Arizona, South Carolina, Nebraska, New Mexico, poi Montagne Rocciose e California …. facendo strage delle popolazioni native, di nomadi indiani e bisonti.
Avventurieri e pistoleri, cowboy e saloon, prostitute e sceriffi, tutto un mondo che portò alla ribalta nei primi decenni del ‘900 una scatenata, esagerata e fascinosa filmografia hollywoodiana.
E così noi bambini europei del Novecento abbiamo conosciuto i nostri eroi, o presunti tali, dell’800 d’oltre-oceano, quali Kit Carson, Davy Crockett, Buffalo Bill, Jesse James, il generale Custer, Pat Garrett e Billy the Kid, Calamity Jane, ai quali si contrapponevano i capi indiani Toro Seduto, Nuvola Rossa, Geronimo … e tanti altri.
Ma chi erano, in quegli stessi anni di metà Ottocento, i pionieri americani nell’ambito dell’editoria scacchistica?
In realtà fin verso metà del secolo XIX gli scacchi non erano certamente in cima al pensiero dei coloni. Poi qualcosa si mosse, come i primi passi dei pedoni. E coincidenza volle che il primo in assoluto fosse proprio un “pion”, ovvero un emigrato francese, tal Napoleon Marache (15.6.1818-11.5.1875), il quale nel 1846 tentò di lanciare un periodico completamente dedicato agli scacchi, “The Chess Palladium e Mathematical Sphinx”.
Purtroppo l’azzardato esperimento fallì per l’assoluta mancanza di sottoscrittori e Marache decise di chiudere la sua rivista dopo appena tre fascicoli (ottobre, novembre e dicembre 1846). Tuttavia continuò ad essere attivo nell’editoria scacchistica, compose dei problemi e fu “columnist” per vari giornali: “New York Clipper”, “Porter’s Spirit of the Times” e “Wilkes’ Spirit of the Times”.
Nel 1866 fu pubblicato il suo “Marache’s Manual of Chess”, uno dei primi libri di scacchi usciti negli Stati Uniti e al termine del quale un capitolo era dedicato anche al gioco del Backgammon e del Domino.
Napoleon Marache fu anche un discreto giocatore: nel 1856 vinse il campionato del “New York Chess Club”, mentre nel 1957 giocò 5 partite contro il grande Paul Morphy, ottenendo due pareggi contro tre sconfitte. Una di queste tre divenne famosa: si trattò di un Gambetto Evans in cui Marache, col bianco, prese matto in 20 mosse.
Dopo l’esperimento di breve durata del “The Chess Palladium e Mathematical Sphinx” si dovettero attendere circa dieci anni, il 1856, quando una dopo l’altra iniziarono a spuntar fuori sui giornali americani le rubriche di scacchi. Del resto in quegli anni si andavano affermando due nomi davvero grandi dello scacchismo americano e non solo, tra i più importanti di sempre e di ogni luogo: il problemista Samuel Loyd e Paul Morphy.
Si diceva che fra il 1856 e il 1861 fossero addirittura 87 le rubriche scacchistiche sorte sulla stampa d’oltre-oceano.
Veniamo adesso al secondo “pioniere” del titolo: Daniel Fiske, un personaggio noto soprattutto fuori dal mondo delle 64 caselle.
Daniel Willard Fiske era nato a Ellisburg, nello Stato di New York, l’11.11.1831; da giovane s’interessò di scacchi, giocò, vinse nel 1857 il campionato del “New York Chess Club” e lo stesso anno fondò (con Paul Morphy) quella che a detta di alcuni può essere considerata fra le più belle riviste di scacchi mai esistite: “Chess Monthly”.
Purtroppo “Chess Monthly” non poté durare molto a lungo, uscì in via continuativa ogni mese per tre anni, poi dal 1861 fu pubblicata in via discontinua e poco dopo sparì del tutto. Cosa era accaduto? Era accaduto che il suo fondatore Daniel Fiske, che non aveva nella vita solo l’interesse esclusivo degli scacchi, prese a girare il mondo: frequentò l’Università di Copenaghen e poi quella di Uppsala (Svezia), tornò in patria ad insegnare lingua e letteratura scandinava alla Cornell University in New England, e fu editore del Syracuse Daily Journal. Poi riprese a viaggiare, abbandonando l’insegnamento. Nel 1880 era a Roma.
Nel 1881 entrò in possesso della ricca eredità lasciatagli dalla moglie Jennie McGraw, che aveva conosciuto proprio a Roma, che sposò lo stesso anno a Berlino e che sarebbe morta di tubercolosi appena l’anno successivo.
Fiske si stabilì a lungo ancora in Italia, a Firenze, dove iniziò ad acquistare e collezionare centinaia di volumi di letteratura dantesca, alcuni preziosissimi e tra questi una edizione del 1536 della “Divina Commedia”. Della ricchissima sua collezione avrebbe fatto dono alla Cornell University, che poté così entrare in possesso di quella che è oggi considerata fra le prime tre più complete al mondo (fuori d’Italia) biblioteche dantesche.
Ma Fiske non aveva dimenticato gli scacchi, dal momento che in uno dei suoi vari viaggi in Islanda fondò nel 1900 il primo circolo di scacchi dell’isola, a Reykjavik, una terra che gli rimase nel cuore, tanto che avrebbe poi donato i suoi 1.200 libri di scacchi alla biblioteca nazionale islandese.
Daniel Fiske morì a Francoforte il 17 settembre del 1904. Ci ha lasciato anche tre lavori sugli scacchi: The Book of the American Chess Congress (New York, 1859), Chess In Iceland and in Icelandic Literature (Firenze, 1905) e Chess Tales and Chess Miscellanies (New York, 1912).
L’ultimo nostro “pioniere scacchistico” d’America fu Miron James Hazeltine, il quale nacque il 13 novembre 1824 a Rumney, nel New Hampshire, da genitori di origini tedesche.

Come Fiske, anche Hazeltine non disdegnava spostare la propria residenza: dal New Hampshire al Massachussetts, dove conobbe e sposò Hanna Bryant nel 1853 (ebbero sette figli), poi a New York City, quindi tornò in New Hampshire dove morì a Thornton il 24 febbraio del 1907.
Come Fiske fu una persona molto colta, tanto da tradurre dal greco le opere di Anacreonte, poeta lirico del VI secolo a.C. Come Fiske, era in possesso di una notevole biblioteca scacchistica, circa 600 volumi. Come Fiske, amava scrivere.
Ecco i suoi due principali suoi lavori: “Chess Instructor” e “Brevity and Brilliancy in chess”.
E Hazeltine collaborò con Fiske nella fondazione del “Chess Monthly” nel 1857.
Diversamente da Fiske, però, fu più costante nel suo intrattenimento con gli scacchi. La sua prima rubrica (e probabilmente la prima in assoluto negli Stati Uniti) esordì sul “New York Saturday Courier” il 3 di febbraio 1855. Nell’agosto 1856 apparve la sua colonna di scacchi sul “New York Clipper”.
E qui risiede quello che forse potrebbe essere un record a tutt’oggi imbattuto, ovvero la rubrica scacchistica tenuta dallo stesso redattore per più tempo senza nessuna interruzione: da agosto 1856 a gennaio 1907, fino a poche settimane prima della sua morte: per più di 50 anni consecutivi Hazeltine e il New York Clipper rimasero un binomio inscindibile e fantastico, da “Guinness dei primati”!
A detta di alcuni storici, Hazeltine dovrebbe essere stato anche il primo articolista ad aver eliminato, nella trascrizione delle partite, la parola “to”: non più, ad esempio, “P to Q4”, ma “P-Q4.”
Napoleon Marache, Daniel Fiske, Miron Hazeltine: di certo tre grandi pionieri degli scacchi. Personalmente ammiro loro, da un punto di vista storico, quanto e come i campioni del mondo.
P.S.: questo articolo è stato pubblicato nello “Yearbook 2020”, l’annuario ASIGC (settembre 2020) a cura di Maurizio Sampieri.