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I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Jozsef Pinter

5 min read

Jozsef Pinter alle Olimpiadi di Dubai del 1986, con il suo inseparabile giubbetto

(Antonio M.)
Uno dei giocatori più amati ed ammirati visti nei tornei del Banco di Roma è stato sicuramente il forte e vincente GM ungherese Jozsef Pinter.

Vincitore di ben tre edizioni del torneo nel 1979, 1982 (in questi due tornei ancora come IM) e 1983 e forte di aver vinto due edizioni del Campionato Ungherese nel 1978 e nel 1979, è stato figlio della scuola ungherese che proprio nel 1978 vinse, senza di lui, le Olimpiadi di Scacchi in Argentina con giocatori quali Portisch, Ribli, Sax, Adorian, Csom e Vadasz, quest’ultimo a me fino ad oggi sconosciuto e di questo chiedo venia.

Di media statura, magro, con capelli lunghi e caratteristici baffetti affiancati da un pizzetto malandrino, ha rappresentato per me quel giocatore che sognavo di essere: forte, deciso, ma soprattutto veloce, maledettamente veloce. Ed io, che ho sempre sofferto la cattiva abitudine di andare in Zeitnot, spesso feroci, rimanevo estasiato nel vederlo giocare rapidamente come quasi stesse facendo una lampo, con lo stupore di vedere che oltre ad essere veloce, giocava anche le mosse giuste senza mai un grave errore o un’incertezza. Ma come era possibile? Ma come faceva a giocare in questa maniera anche contro giocatori forti e di esperienza che incontrava turno dopo turno?

Ricordo che ero arrivato ad un punto che quando vedevo le sue partite mi chiedevo quando il suo avversario avrebbe sbagliato o quando lui avrebbe preso il sopravvento, senza minimamente considerare che fosse l’altra parte a farlo! E osservavo sempre gli orologi per vedere quanto tempo aveva di vantaggio sui suoi avversari.

Ecco rapidamente due partite dell’edizione del 1982 che spiegano più di tante parole l’origine del mio stupore.


Che dire? Impressiona come in poche mosse, da una posizione praticamente pari, il Bianco si ritrovi a sviluppare un feroce attacco sull’Ala di Re e questo con una visione della posizione rapida e precisa, con mosse impegnative fatte con leggerezza.

Ma quello che impressiona di più è il tempo utilizzato che alla fine è quasi di un’ora in meno rispetto all’avversario! Mostruoso.


Et le voilà, repetita iuvant ! Di nuovo quasi un’ora di vantaggio! Ma porca miseria, un po’ di rispetto per chi sta lì a macinarsi e struggersi su una posizione con il tempo che inesorabile reclama la sua mossa e intanto scorre, scorre…


Ma, mi chiederete voi, cosa faceva in tutto questo tempo che gli avanzava il nostro Jozsef? Stava sulla scacchiera a pensare ai suoi piani con il tempo dell’avversario? Ma neanche per idea! Lui si alzava dalla scacchiera con il suo inseparabile giubbetto di jeans, alzava poi il colletto, come ho poi visto fare più volte al calciatore Eric Cantona, di cui famosa quella nella pubblicità della Nike in cui prima di battere un rigore ripete questo gesto seguito dalle parole “Au revoir” e vai poi con una “cannonata” devastante, trotterellando poi tra le scacchiere per vedere cosa facevano gli altri.

E già, il giubbetto di jeans, su cui ci siamo più volte interrogati: “Ma non lo toglie mai?”, “Per me è sempre lo stesso”, “Sì, sì l’ho visto mentre camminava nel centro di Roma e l’aveva sempre indosso”, “Per me ci va anche a dormire!!”. Eh sì, il “famoso” giubbetto che portava sempre per tutto il torneo come in una sorta di rito scaramantico, perché lo sanno tutti che in fondo non è vero, ma alla fine sembra che in quello stesso fondo molti, alcuni dicono tutti, scacchisti siano proprio superstiziosi.

Scaramanzia o non scaramanzia, però, la cosa sembrava funzionare in maniera egregia, viste le vittorie a ripetizione sia di partite che di tornei.

Una cosa che mi colpì poi era la sua scelta di una difesa contro la Partita di Donna che evidentemente era di moda tra gli scacchisti ungheresi, visto che fu usata più volte da Ribli contro Smyslov nel match delle Semifinali del Campionato del Mondo del 1983, con esito a dire il vero non proprio esaltante: parliamo della Semi-Tarrasch dove il Nero riprende il pedone in “d5” con il Cavallo. Smyslov, allora poco più che sessantenne e con praticamente il doppio degli anni del suo avversario, sfoderò dei veri e propri pezzi di bravura, non giocando la mossa “e4”, che avrebbe fatto rientrare la posizione in schemi simili alla Difesa Grünfeld, ma l’apparentemente più timida “e3”, che dava vita alla classica partita con il pedone isolato in “d4”. Smyslov vinse inaspettatamente il match con più di una partita conclusa con attacchi diretti sul Re avversario condotti con giovanile vigoria.

Ecco Jozsef esibirsi con questa ripresa di Cavallo nella partita contro l’esperto Robatsch, all’epoca uno “stagionato” GM austriaco a cui si deve il nome di una Difesa universale conosciuta anche come Difesa Moderna.



L’ultimo torneo del Banco di Roma lo fece l’anno successivo, ma qui si dovette scontrare contro il connazionale Gyula Sax, che a me subito diede la netta impressione di essere un giocatore di livello superiore, ed infatti vinse lo scontro diretto ed il torneo, anche se solo per spareggio tecnico su un ottimo Tatai.

Dopo essere divenuto GM nel 1982, non riuscì però mai a raggiungere le vette più alte, non partecipando mai ad alcun ciclo per il mondiale ma rappresentando per ben otto volte la propria nazione alle Olimpiadi di Scacchi.

La foto della squadra ungherese alle Olimpiadi di Dubai del 1986, da cui è stata tratta l’immagine di apertura (Foto di Gerhard Hund). Da sinistra si riconoscono Lajos Portisch, Zoltan Ribli, Gyula Sax e Jozsef Pinter

La cosa un poco mi deluse, perché mi sarei aspettato di vederlo gareggiare tra i più forti e per il massimo alloro, ma forse la simpatia nutrita per lui mi aveva fatto sovrastimare le sue possibilità.

Di sicuro però rimane un piccolo idolo di quei tempi con la piccola, o forse grande, invidia di non averlo mai visto una volta in Zeitnot ad agitarsi, a sbuffare, a friggere e sudare freddo alla ricerca della mossa che non si trova sotto la pressione inesorabile del tempo. Chissà, forse nei suoi tempi migliori sarebbe stato un Campione dei blitz e dei rapid oggi tanto di moda.

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4 thoughts on “I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Jozsef Pinter

  1. Pinter! Indimenticabile personaggio, con il suo eterno giubbino ieans e la sua aria da artista bohémien … Grazie, Antonio!

    1. Sì Riccardo, “… la sua aria di artista bohémien…” descrive alla perfezione il personaggio!

  2. Esprimo il mio plauso per Antonio Monteleone, custode della memoria storica dei forti scacchisti che hanno partecipato ai prestigiosi tornei internazionali del Banco di Roma.

    1. Grazie! Diciamo che è un tentativo di non far sparire la memoria di un torneo, per noi importante, disputato in un’epoca in cui non c’era l’accesso alle informazioni come oggi e di cui oggi è difficile trovarne traccia.

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