Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Ulf Andersson

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Andersson contro Larsen nel 1975 (Svenska Dagbladet archive)

(Antonio Monteleone)
Il nono e il decimo Torneo Internazionale di Scacchi del Banco di Roma, nel febbraio degli anni 1985 e 1986, videro la partecipazione di una vera e propria leggenda dello scacchismo svedese: Ulf Andersson.

Magro, di media statura, capelli biondi come ci si aspetta da un uomo del Nord, ma niente occhi azzurri che in questo caso sono più tendenti al castano, è un altro di quei giocatori di livello superiore che hanno calcato le scene dei nostri amati tornei romani.

Ulf Andersson nell’aprile 1982 al torneo Phillips & Drew di Londra (Hans Svedbark)

Visto che ai ragazzi piacciono sempre i confronti, anche questa volta mi posi la domanda fatidica che già mi ero posto quando Pinter si ritrovò nel torneo il suo connazionale Sax: “Ora, come si mette il torneo per il campione ungherese visto il grosso calibro che hanno invitato, famoso per la sua indubbia forza di gioco, per la sua solidità, per la sua pazienza, per il suo gioco posizionale e per la sua ottima conoscenza dei finali?“.

Beninteso, anche Sax era un grosso calibro, ma Andersson sembrava aver quel “qualcosina” in più, con la stessa sensazione che mi aveva accompagnato quando avevo confrontato il forte magiaro con il suo connazionale Pinter. Diciamo che due anni prima, nel 1983, era arrivato ad essere il quarto giocatore al mondo nella lista ELO della F.I.D.E., dopo Karpov, Kasparov e Liubojevic ed il suo volto da bambino, con il suo sorriso spontaneo quasi rassicurante, celava una dura tempra di un giocatore difficile da battere che per contro, quando riusciva ad avere il “pallino” della partita nelle sue mani, non ti lasciava scampo.

Ulf Andersson contro Bent Larsen, Stoccolma, 1975 (Hans Svedbark)

Di questi suoi due tornei una cosa mi rimase impressa: il suo modo di stare alla scacchiera nei momenti di massima concentrazione. Si posizionava con le gambe tirate un poco indietro sotto la sedia, quasi tenendosi sulle punte delle dita dei piedi, il corpo posto circa a 45° verso la scacchiera con il busto proteso in avanti e con le braccia piegate sui gomiti a formare quasi un angolo di 90°; le mani sorreggevano la testa con le dita sulle tempie e i palmi sulle guance e la schiena era dritta, quasi in tensione e in questa posizione rimaneva a lungo fino a quando non effettuava la mossa. Confesso che più di una volta ho provato a replicare nelle mie partite questa posizione, però sinceramente non è che la trovassi poi così comoda e tra l’altro gli effetti di cotanta concentrazione in tal posizione non ebbero, nel mio caso, i risultati sperati!



Un classico esempio di come i luoghi comuni rimangono tali se ad affrontarli sono giocatori di questo calibro. Ma a voi ricorda qualcosa questa trasformazione? Proprio niente niente? Sì, bravi, è la stessa storia raccontata dal nostro MI Federico Manca, che ci ha mostrato una partita di uno specialista della Difesa Francese, Boris Gulko, che ha trasformato il suo brutto anatroccolo in uno stupendo, e in quel caso spietato, Cigno.

Andersson contro Liberzon nel 1980 (Svenska Dagbladet archive)

Ecco Ulf ora esibirsi in una partita dal puro spirito posizionale: inizio guardingo, senza occupare il Centro ma controllandolo, rientrando in una Partita Inglese.



Andersson vinse solitario questa edizione del Torneo del Banco di Roma, staccando di mezzo punto il suo diretto concorrente e confermando le sensazioni iniziali.

L’anno successivo di nuovo i due contendenti a fare da battistrada, con l’arrivo appaiati al primo posto con lo spareggio tecnico che favorirà il GM ungherese. Insomma dai, alla fine siamo lì, i due sono decisamente di un livello superiore e quasi si equivalgono, anche se…

Ulf_Andersson nel 1983 a Wijk aan Zee (Foto Jahr Przemyslaw)

Di Bianco Andersson non si smentisce e di nuovo eccolo utilizzare la Partita Inglese come grimaldello per far saltare le difese del Nero esaltando il suo gioco posizionale.



Una partita che ho seguito dall’inizio alla fine nel torneo del 1986 è stata quella contro il nostro Tatai che era sempre lì alla ricerca della prima norma di GM che gli era sfuggita di un soffio un paio di anni prima. Anche Tatai era un giocatore molto solido e volevo proprio vedere come Andersson avrebbe affrontato l’incontro.


Che giocatore! Devo dire che vederlo dal vivo è stata veramente una bella esperienza e, come forse già detto in precedenza per altri giocatori, l’unico rammarico è quello di non aver avuto la necessaria faccia tosta per chiedergli un autografo o una foto.

Un giovane e sorridente Ulf Andersson negli anni ’70 (Foto da tabyschack.se)

Una cosa che non mi spiego è come un giocatore di tale forza non abbia mai raggiunto un Torneo dei Candidati per poter provare a sfidare il Campione del Mondo. Certo, è anche vero che lui è stato il classico giocatore da torneo, avendone vinti tanti e importanti, e affrontare un ciclo mondiale è sempre stato molto dispendioso per i pretendenti, soprattutto considerando che proprio da detti tornei si iniziava a giocare dei match fino a quello ultimo per il titolo, per i quali ci vuole una preparazione specifica che non tutti sono in grado di sopportare. Insomma, un conto è giocare dei tornei e un conto è giocare dei match e non tutti riescono a rendere al massimo in quest’ultimi.

Comunque, tornei o match, per me il mistero rimane!

Andersson partecipò a ben sedici Olimpiadi, con la squadra svedese, sempre in prima scacchiera tranne nell’ultima edizione dove è stato schierato in seconda. Si è dedicato anche al gioco per corrispondenza, dove raggiunse negli anni Novanta il titolo di GM e il più alto ELO in assoluto, con un gioco inusitatamente tattico per un giocatore con il suo stile, cosa sicuramente giustificata dalla profondità delle analisi raggiunta nella quiete casalinga con il tanto tempo a disposizione e la voglia di divertirsi. Ancor oggi, anche se il suo punteggio è sceso e oramai è un giocatore inattivo, ha il rating più alto della I.C.C.F.

Ulf Andersson, il più forte giocatore che la Svezia abbia mai avuto, l’esile biondino che alla scacchiera si trasformava in un feroce combattente, il giocatore che dimostrò che per delle belle vittorie non bisognava solo giocare brillanti attacchi e roboanti tatticismi, ma anche semplicemente delle partite lineari in cui l’avversario si ritrovava in posizione persa senza ben capire l’esatto momento di quando questo si era verificato. Insomma, il giocatore che, per usare un termine in voga oggi in altri lidi, mentre ti stritolava ti guardava negli occhi con un sorriso quasi a dirti: “Stai sereno!”

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