Era il 1973 e c’era un fantastico Kupreichik …
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(Riccardo Moneta)
Tutto era fantastico nel 1973, e i giocatori di scacchi dal gioco spettacolare come Viktor Kupreichik (Minsk 1949 – 2017) illuminavano d’immenso questo ‘fantastico’, forse sospinti e anche ispirati dall’impresa e dal gioco sfavillante del grande Bobby Fischer dell’anno precedente.
Non ebbe la gloria e i successi che meritava il campione di Minsk, ma noi sappiamo bene come i risultati di quei Grandi Maestri che rifuggono dall’idea di una patta di solito non presentino quella regolarità di rendimento, neppure nell’ambito di uno stesso torneo, che li possa portare ai vertici dell’Elo e delle classifiche mondiali.
Di Kupreichik abbiamo già scritto in “Viktor Kupreichik ci ha lasciato” e “Vincere come Kupreichik con il sacrificio di Alfiere in h6“.
La brillantezza e la creatività del suo gioco non ebbero troppe occasioni per renderlo noto in Occidente quanto avrebbe meritato. Si scrisse che analizzando le partite dei suoi primi 25 anni di carriera (ovvero a partire dal Campionato dell’Unione Sovietica del 1969) non si trovi una sola patta che non sia uscita da un combattimento aperto e coraggioso.
Altra caratteristica che non gli permise di eccellere era insita nel suo stesso carattere, quello (come descrisse Alekei Suetin) di una persona modesta e di buon cuore, sempre estroversa e aperta ma sovente incerta e preoccupata di non far bene.
Si scrisse che Kupreichik era talmente ossessionato dalla ricerca della bellezza nella partita, da tralasciare colpevolmente semplificazioni e finali vinti pur di accedere a complicazioni belle quanto dubbie. Alex Yermolinsky definì, quello di Kupreichik, “uno stile da ‘cappa e spada’”.
Kupreichik, che si era laureato a Minsk e aveva scelto la carriera di giornalista, ottenne solo nel 1980 il titolo di Grande Maestro. Uno dei suoi principali estimatori era l’ex Campione del Mondo Vassily Smyslov, che nel 1983 lo inserì nel suo team di analisti per il ciclo del Torneo dei Candidati. Smyslov riconobbe a Viktor molti meriti per esser lui riuscito ad arrivare (all’età di 60 anni!) fino alla finale mondiale contro un certo Garry Kasparov.
Con la sparizione dell’Unione Sovietica, Viktor Kupreichik poté rappresentare la sua Bielorussia alle Olimpiadi del 1994, e così in altre quattro Olimpiadi fino al 2002. Tra le sue partite più belle segnalo quella giocata col Bianco (1.e4,e5 2.Ac4) contro Arthur Yussupov a Minsk nel 1982 e quella, davvero impressionante col sacrificio di tre pezzi, contro Mikhail Tal nel Campionato Sovietico del 1980.
Ma oggi scelgo quella giocata esattamente 50 anni fa, a Minsk nel giugno del 1973, a Kirovabad, contro il G.M. ucraino (Kiev 1936 – Los Angeles 2002) Eduard Gufeld.
L’estro e la fantasia di Viktor (“il temibile Viktor”!) emergono da questa magnifica partita d’attacco contro il dragone di Gufeld, incentrata su un bel sacrificio di Donna.
Kupreichik – Gufeld
Kirovabad, giugno 1973
Posizione dopo 19… a5
Dalla posizione del diagramma, la partita continuò in questo modo:
Fantastico!
P.S.: Nell’immagine sotto il titolo (autore ignoto, tratta da ChessBase) vediamo a sinistra Viktor Kupreichik impegnato contro Yuri Anikaev, nella successiva Kupreichik è impegnato con Tal.