Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Mai sentito parlare di quando Forrest Gump giocò la “minaccia pigmea”?

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(Uberto Delprato)
Tutti conoscono “Forrest Gump”, un film che ha fatto emozionare ed appassionare al personaggio reso in maniera incredibile sul grande schermo da Tom Hanks. Non tutti però conoscono il libro omonimo dal quale fu tratto il film, scritto da Winston Groom. Questo post esce oggi, nella data del terzo anniversario della scomparsa di Groom, e racconta un episodio del libro che non ha trovato posto nella storia narrata dal film: quello in cui Forrest Gump dimostra di essere un fortissimo giocatore di scacchi.

La storia di Forrest Gump è quella di un ragazzo del sud che, nonostante alcune limitazioni cognitive, attraversa con successo (e molte combinazioni incredibili) la storia degli Stati Uniti della seconda metà del secolo scorso. Volutamente inverosimile, la storia è molto divertente e racconta come una mente semplice può attrarre, provare e dispensare amore nonostante le mille sfide che la vita ci propone.

In una delle incredibili vicissitudini narrate nel libro, Forrest finisce prigioniero di una tribù di cannibali in Nuova Guinea. Big Sam, il capo della tribù, gli insegna a giocare a scacchi, gioco per il quale Forrest si dimostra molto versato.

Una volta tornato negli USA, a Nashville incontra un Maestro Internazionale, il sig. Tribble, che ne riconosce il talento, convincendolo a giocare un torneo a premi a Los Angeles. Forrest vince tutte le partite facilmente (le descrizioni degli avversari e di come reagiscono alla sconfitta sono esilaranti) e finisce per dover affrontare per la vittoria finale (e per diecimila dollari) il Grande Maestro Ivan Petrokivitch, detto “l’Onesto Ivan”.

Nella versione originale Forrest parla in prima persona con un forte accento del sud e con molti errori grammaticali e di scrittura, mentre nella traduzione italiana di Alessandra De Vizzi (Bompiani, 1996) il linguaggio è senza queste caratterizzazioni, acquistando in leggibilità ma perdendo un po’ di “colore”.

Eccovi un estratto dal libro sulla sfida tra Forrest Gump e l’Onesto Ivan. Preparatevi ad aperture, combinazioni, attacchi e difese mirabolanti! La prima parte non è stata tradotta dall’originale e inserita nella versione italiana, quindi l’ho resa io al mio meglio.

“Ivan l’Onesto giocava con i bianchi quindi fece la prima mossa, iniziando con qualcosa chiamato Apertura Ponziani. Io proseguii con l’Apertura Reti e tutto andò avanti in maniera tranquilla. Giocammo un paio di altre mosse, poi l’Onesto Ivan tentò qualcosa noto come il Controgambetto Falkbeer, muovendo il suo cavallo per minacciare di prendere la mia torre.
L’avevo però prevista e preparai una cosa chiamata la Trappola dell’Arca di Noè e gli presi il cavallo. L’Onesto Ivan non sembrava molto contento ma decise di prendersela comoda e usò la Minaccia di Tarrasch attaccando il mio alfiere.”

Da qui in poi, la traduzione è di Alessandra De Vizzi, alla quale non ho apportato gli aggiustamenti che chiunque abbia studiato un minimo gli scacchi avrebbe fatto (es. “Fegatello” invece di “Attacco del Fegato Fritto” che è la traduzione letterale dell’inglese “Fried Liver Attack” – mi sorprendo sempre di come non si consulti un esperto per le traduzioni tecniche, e non solo per gli scacchi).

“Non avevo nessuna intenzione di stare lì a guardare, cosi mi impegnai nella Difesa Indiana della Regina, costringendolo a fare ricorso alla Variante Schevenigen che mi consentì di utilizzare il Contrattacco Benoni.
L’Onesto Ivan mi sembrò un po’ nervoso, e si mise addirittura a mordersi le labbra e torcersi le mani. A un certo punto tentò una mossa disperata – l’Attacco del Fegato Fritto – a cui opposi la Difesa di Alekhine, riuscendo a bloccarlo.
Per qualche minuto sembrò che fossimo in stallo, ma l’Onesto Ivan applicò la Manovra di Hoffman e riuscì a liberarsi. Guardai il signor Tribble che mi fece una specie di sorriso, e muovendo solo le labbra mi disse ‘Adesso!’ E io sapevo di cosa stava parlando.
Vedete, c’erano un paio di trucchi che Big Sam mi aveva insegnato nella giungla, e che non erano riportati in nessun libro. Era venuto il momento di usare la Variante del Pentolone del Gambetto della Noce di Cocco, nella quale usai la mia regina come esca per spingere quel bastardo a rischiare il suo cavallo.
Sfortunatamente non funzionò. Il mio avversario doveva aver previsto qualcosa perché si prese la mia regina, lasciandomi nei guai. Feci ricorso alla Manovra della Capanna di Paglia, usando la mia ultima torre per cercare di fregarlo, ma lui non si lasciò mettere nel sacco. Anzi, si prese la mia torre e anche l’altro alfiere, ed era pronto a finirmi con lo Scacco Petroff quando feci veramente l’impossibile mettendo in piedi la Minaccia Pigmea.
Dunque, la Minaccia Pigmea era una delle specialità di Big Sam, che me l’aveva insegnata proprio bene. Dipende molto dall’effetto sorpresa, e bisognava usare vari pezzi come esca, ma se un tizio cadeva vittima della Minaccia Pigmea, poteva anche impiccarsi o tornare a casa. Pregai che funzionasse perché in caso contrario non avevo più idee, ed ero praticamente finito.
L’Onesto Ivan grugnì un paio di volte e prese il suo cavallo per spostarlo in ottava fila, il che voleva dire che era stato intrappolato, e con altre due mosse gli avrei dato scacco, lasciandolo del tutto impotente.
Ma il mio avversario doveva aver annusato qualcosa di losco, dato che spostò il suo pezzo più volte avanti e indietro, senza mai staccare la mano e quindi senza rendere definitiva la sua mossa.
Il pubblico era così silenzioso che avreste potuto sentire cadere uno spillo, e io ero così agitato che mi sentivo scoppiare. Lanciai un’occhiata al signor Tribble e vidi che guardava il soffitto come se stesse pregando, mentre invece un tizio che era arrivato con l’Onesto Ivan aveva la faccia scura. Il mio avversario spostò il pezzo avanti e indietro altre due o tre volte, sempre senza mollarlo. Alla fine sembrò che avesse preso una decisione: sollevò il pezzo e io trattenni il fiato, come tutti i presenti nel salone. L’Onesto Ivan aveva ancora il pezzo in mano, il cuore mi batteva come un tamburo, e quando improvvisamente lui mi fissò negli occhi, non ho idea di come accadde, forse perché ero tutto eccitato, ma a un tratto …”

La partita continuò con un imprevisto colpo di scena, ma sappiate che la Minaccia Pigmea in qualche modo funzionò.

Ora, non so se siete riusciti ad immaginare cosa può essere successo sulla scacchiera, ma mi sarebbe piaciuto vedere quella scena con Tom Hanks protagonista!

In attesa di capire bene i séguiti principali della Minaccia Pigmea, possiamo comunque parafrasare la famosa frase della mamma di Forrest Gump: “Una partita a scacchi è come una scatola di cioccolatini…non sai mai quello che ti capita!

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