Il “più matto rapid” della settimana
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Accetto al volo la proposta degli amici di “UnoScacchista”: m’impossesso della nuova rubrica de “il più matto” per segnalarvi chi potrebbe essere nominato il “più matto rapid” di questa settimana: è il GM russo Sergei Rublevsky.
Qualcuno potrebbe dire che sto scherzando e che Rublevsky può aspirare alla sola piazza d’onore, visto che la prima piazza è ormai riservata a Karjakin e alla sua ultima partita del mondiale.
(Rublevski-Dubov dopo 22. … f7-f5, 03/12/2016)
Nella Rublevsky-Dubov di ieri 3 dicembre si nota bene quanto negli scacchi i tempi siano terribilmente determinanti in certe posizioni taglienti come quella del diagramma.
Infatti il nero ha appena giocato 22. … f7-f5 e se il bianco, che già gode di un pezzo in più, avesse optato per 23.Dc4, con immediate minacce, tutto sarebbe stato diverso.
Invece l’esperto Sergej teme troppo, per lui purtroppo, la risposta 23. … Axe4+ e gioca 23. gxf6??, non accorgendosi che, con la presa en passant in f6, diventa invece decisivo l’improvviso passaggio ad est della Donna nera: 23. … Dh5.
E’ seguìto 24.Dc4?? (eh, no!, adesso è troppo tardi, troppo tardi!) 24. …Th2+ 25. Txh2 Dxh2+ 26. Rf1 Dh1+ 27. Re2 Th2+ e arriva il matto inevitabile con 28. … Dxe4#, 0-1.

Il ventenne moscovita Daniil Dubov, Grande Maestro già da aprile del 2011 e del quale potete leggere qui una interessante intervista dello scorso anno, ha vinto in questi giorni a Khanty-Mansiysk la finale del “Grand Prix rapid”, da cui è tratta la conclusione della partita che abbiamo visto. Giunto a 10 punti su 12 dopo questo successo contro Rublevsky, ha poi chiuso con tre rapide patte, imbattuto.
Sconfiggere Dubov (Elo 2660, attuale n. 92 al mondo) non è del resto facile, neppure rapid, visto che il suo allenatore, Shipov, da tempo parla di lui come di un nuovo Petrosjan.
A proposito di patte, è da notare come in questo torneo (cosa inconsueta per un “rapid” di 15 turni), hanno concluso imbattuti i primi 4 classificati, ovvero, dopo Dubov, anche Jakovenko, Riazantsev e Lysyj: un segnale di poca combattività e della tendenza ad accontentarsi (vero, Riazantsev?) di un buon piazzamento.
Al prossimo matto!