Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

… come un Grande Maestro

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(U. Delprato)
Pensa come un Grande Maestro“: ho sempre ritenuto che il titolo sia l’idea più brillante del libro. Intendiamoci, non perché Kotov non abbia scritto un ottimo testo per chi vuole migliorare il proprio livello di gioco con un approccio più sistematico di quello che il dilettante medio può sviluppare autonomamente, ma perché non mi ha mai convinto l’idea che si possa spiegare esattamente come pensa un Grande Maestro.

[Nella foto di apertura, Magnus Carlsen ritratto da David Llada al torneo Norway Chess Altibox del 2019]

Con questo voglio dire che, anche se da appassionato giocatore di scacchi comprai, appena disponibile, la trilogia di Kotov in italiano, se uno mi proponesse di comprare un libro intitolato “Dipingi come Van Gogh” oppure “Componi come Mozart“, qualche dubbio mi verrebbe. A voi no?

Ricordo di aver letto da qualche parte un aneddoto riferito a Mozart che diceva più o meno così: “Un giorno, un giovanotto chiese a Mozart qualche consiglio su come scrivere una sinfonia. Il musicista gli rispose che una sinfonia era probabilmente una composizione troppo complicata per la sua età e magari avrebbe dovuto cominciare con qualcosa di più semplice. La replica fu ‘Ma voi alla mia età componevate già sinfonie!’, alla quale Mozart ribatté: ‘E’ vero, ma io non ho dovuto chiedere consigli su come si facesse'”.

Ecco, come fare a spiegare a parole ciò che per qualcuno viene assolutamente spontaneo? Nell’introduzione del suo libro “Reshevsky’s Best Games” del 1948, Samuel Reshevsky, famoso bambino prodigio, scriveva “Gli scacchi, per me, sono qualcosa di naturale, come respirare. Non devo compiere un’azione volontaria. In partita, le mosse corrette mi vengono spontaneamente, così come respiro. Se provate a pensare alla difficoltà che potreste avere nel descrivere un’azione che fate continuamente durante una giornata, forse comprenderete le mie difficoltà nel cercare di spiegare le mie capacità scacchistiche.” Magari sono parole un po’ melodrammatiche (e il buon Samuel, abbonato allo Zeitnot, aveva forse il respiro un po’ troppo lento…), ma rendono l’idea di cosa vuol dire avere il dono di comprendere intimamente le sfumature di una qualsiasi attività creativa senza dover necessariamente svolgere un ragionamento analitico per farlo.

Samuel Reshevsky sulla copertina di Chess Review del gennaio 1968

Certamente tutti devono imparare le basi di qualsiasi attività intellettuale ed esplorare i percorsi già tracciati da altri per potersi avventurare verso le vette dell’eccellenza, ma è chiaro che senza quel “quid” che è facile apprezzare ma impossibile da afferrare, si è destinati a rimanerne lontani. Questo non significa, ovviamente, che non si possano apprezzare le opere d’arte e anche avere il talento sufficiente per creare qualcosa di personale, ma… insomma, “pensare come un Grande Maestro” non è qualcosa che secondo me si può imparare leggendo un libro.

Ci sono molti esempi sulla scacchiera di giocatori che dimostrano una comprensione superiore di schemi, combinazioni e, soprattutto, una capacità istintiva di capire a fondo le potenzialità di una posizione. Per quanto mi riguarda non ho mai fatto mistero di essere un grande ammiratore di Carlsen, e non mi ha sorpreso sentirlo rispondere recentemente a una domanda proprio sul libro di Kotov “Non ho mai letto quel libro. E’ per questo motivo che non sono molto sistematico nel mio modo di pensare. Le idee mi vengono semplicemente in mente e non penso mai in termini di ‘mosse candidate’“.

Kotov durante una simultanea nel 1946

E allora? Direi che, interpretando ciò che dice Carlsen, se anche voi preferite giocare d’istinto e seguire, con le vostre capacità, le vostre idee godendo della bellezza del gioco, vuol dire che siete, siamo tutti Grandi Maestri, checché ne possa dire Alexander Kotov. E se non abbiamo il titolo sulla carta, non importa.

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