Uno Scacchista

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Come distinguere i giocatori più combattivi?

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Immagine da "Alexander and some other cats" del 1929 (autrice Sarah J. Eddy)

(Uberto D.)
Il problema delle troppe patte nei tornei di scacchi esiste praticamente da sempre e non è di certo la recente polemica su Radjabov a cambiare i termini della questione: come fare ad evitare un’alta percentuale di patte brevi nei tornei?

Di tentativi ne sono stati sperimentati molti: vietare le proposte di patta prima di un certo numero di mosse o solo in posizioni teoricamente patte (la cosiddetta “regola di Sofia”), assegnare un punteggio inferiore alle patte (con sistemi diversi, come il 3-1-0 o il sistema 10400 proposto da Riccardo), far giocare una nuova partita a cedenza rapida dopo una patta, con distribuzione del punteggio diversa (come tentato al Norway Chess del 2019) e così via. Qualcuno ha anche proposto di modificare le regole degli scacchi per far diminuire le possibilità di patta, in particolare trasformando lo stallo in una vittoria per la parte che lo impone.

La realtà è che ci sono patte e patte. Partite aspramente combattute e ben giocate da ambo le parti che finiscono patta meritano la spartizione dei punti in palio e non è giusto che vengano penalizzate solo per disincentivare le ben più frequenti patte d’accordo in poche mosse. Per questo motivo, più che aggiungere regole forzanti, è stato anche proposto di penalizzare finanziariamente i giocatori rei di patte non combattute (difficile da provare), ovvero di incentivare i giocatori più combattivi (ovvero con meno patte).

La soluzione più efficace, nei tornei ad inviti, è in realtà quella, molto semplice, di non invitare i giocatori che per carattere o per calcolo sono più propensi a accordarsi per la patta senza faticare troppo. Anche ammettendo che ciò sia gradito agli organizzatori, rimane il problema di come misurare la “combattività” di un giocatore in un periodo di tempo significativo.

Smerdon contro Carlsen, al 4° turno delle Olimpiadi di Baku nel 2014 (foto di Paul Truong)

A ciò ha pensato il GM David Smerdon che sul suo blog ha presentato quello che ha chiamato FCI, ovvero il Fighting Chess Index (Indice di combattività scacchistica). Chi ci legge da tempo potrebbe ricordare che l’australiano Smerdon non è solo un buon Grande Maestro (pattò contro Carlsen alle Olimpiadi di Baku del 2016) ma è anche docente di economia all’Università del Queensland, quindi abituato a trattare dati statisticamente e a definire e calcolare indici di varia natura.

Per definire il suo FCI, David ha utilizzato metodi e definizioni che sono ben spiegati nel suo post (in inglese); volendo semplificare il tutto, ha analizzato tutte le partite giocate in tornei ufficiali a qualunque cadenza nel periodo 2015-2020 da giocatori con un Elo almeno pari a 2400.

Per il calcolo del suo indice ha tenuto conto del numero di partite giocate, dell’Elo medio degli avversari incontrati, della differenza media di Elo con gli avversari incontrati, nel numero percentuale di patte, del numero percentuale di patte in 30 mosse o meno, del numero percentuale di patte con il Bianco in 30 mosse o meno e del numero di mosse medio nelle partite patte. Una combinazione di questi valori (che non viene descritta nel dettaglio) gli ha permesso quindi di calcolare l’FCI per un totale di 1458 giocatori.

L’indice FCI è espresso con un numero tra 0 e 100, con 0 ad indicare il minimo della combattività e 100 ad indicare il massimo. Siete curiosi di vedere come vengono valutati i primi 50 giocatori per media Elo nel periodo 2015-2020? Ecco la lista:

FCI dei migliori 50 giocatori nel periodo 2015-2020 (tabella derivata dal post originale di David Smerdon)

Potete divertirvi a trovare dove sono i vostri giocatori preferiti, ma se da un lato può sorprendere trovare Kramnik al primo posto (dovuto al Kramnik degli ultimi anni, molto meno prudente di quello degli anni da Campione del Mondo), non sorprende l’ultimo posto di Radjabov…

In realtà l’indice calcolato sembra corroborare le generiche impressioni sulla combattività alla scacchiera dei giocatori più forti e, ad onor del vero, rivaluta Anish Giri, spesso preso in giro per le sue numerose patte, che, a ben guardare, sono sempre state combattute e non brevi.

Ho evidenziato Sam Shankland in rosso perché 65.8 è l’FCI medio dei 1458 giocatori presi in considerazione da Smerdon. E se vi state chiedendo la classifica dei 100 giocatori più combattivi, eccovi serviti:

Grafico dei 100 giocatori con l’indice FCI più alto, con in rosso i Top 10 della lista Elo (dal post originale di David Smerdon – cliccare per ingrandire)

Per una migliore verifica dei vostri giocatori preferiti tra i primi 100 per Elo medio nel periodo 2015-2020, ecco la graduatoria in forma tabellare (in rosso i giocatori nella lista dei primi 50 della lista Elo del periodo):

FCI dei migliori 50 giocatori nel periodo 2015-2020 (tabella derivata dal post originale di David Smerdon)

Se vi state chiedendo, ad esempio, chi è il giocatore più combattivo in assoluto (il MI russo Ivan Aldokhin), quello meno combattivo (il GM slovacco Igor Stohl), dove si colloca Alireza Firouzja (con un eccellente FCI di 82.4 risulterebbe primo dei Top 50 se il suo Elo medio tra il 2015 e il 2020 non fosse troppo basso, vista l’età) e chi è la giocatrice più combattiva (ovviamente Valentina Gunina con uno stellare FCI di 93.6), vi consiglio di leggere il post originale di David Smerdon, dove troverete altre considerazioni sul suo FCI e sulla classificazione che ha ottenuto.

L’autore di questa interessantissima analisi ha promesso di raffinare l’indice anche sulla base di eventuali commenti e suggerimenti, quindi, se ne avete, scrivetegli usando il suo form di contatto: ve ne sarà grato.

Nel frattempo, qualcuno ha voglia di organizzare un torneo con soli giocatori che abbiano un FCI superiore a 65? E perché no a 75? Vogliamo vedere partite combattute e non scialbe patte!

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