Pennellate del Nobil Gioco
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Sarkan Ergun (1980 - Campioni del Mondo di scacchi (dal sito “Carolus chess”)
(Daniel Perone)
Da qualche tempo desideravo scrivere di pittura e scacchi. La spinta per farlo l’ebbi alcuni mesi fa leggendo il libro ricevuto in regalo da una mia amica: “Arte y ajedrez” (di Gabriel Gómez, Olmo Ediciones).
Su questo stesso blog se ne è parlato già in “Scacchi fra arte e nobiltà” e presentando il volume Chess in Art (“Gli scacchi come li avete mai visti su un libro“).
Senza nessuna pretesa di una critica artistica, credo sia possibile stabilire un accostamento tra questo gioco e la pittura così come gli sono stati accostati ad esempio la matematica (“Francia: una medaglia Fields raccomanda gli scacchi nelle scuole“) e la musica (“Quattro amici musicisti: Casella, Delage, Prokofiev, Ravel“).
Iniziamo. Esistono un buon numero di opere a soggetto scacchistico, in cui i pezzi e la scacchiera come oggetto artistico sono il tema centrale dell’opera.
A dire il vero già un set completo di scacchi sopra un tavolino suscita un’impressione di grande armonia, sia per il contrasto dei colori, sia per lo stile dei suoi componenti: il Nobil Gioco possiede l’incantesimo che – senza dubbio – attira l’attenzione e permette agli artisti di raffigurare diverse scene, siano esse simboliche o veritiere. La maggior parte delle volte sono scene tratte dalla realtà quotidiana nella quale il millenario passatempo diviene una ricca fonte di ispirazione.
Tantissime sono le cose che si possono rappresentare sulla scacchiera ed hanno uno stretto legame con il gusto e la sensibilità dell’artista ma anche di noi persone comuni.
Senz’altro è un modo di trasmettere attraverso le pennellate, talvolta accattivanti, talvolta seducenti, i sentimenti o il momento vissuto dal pittore.
Lasciando da parte il mio parere personale c’è da prendere atto che Marcel Duchamp (Blainville, 28 luglio 1887 – Neuilly, 2/10/1968) è stato un’icona in questa materia: fu un grande pittore e non solo, ma anche un buon giocatore di scacchi e forse proprio per questo, attraverso il suo pennello, “racconta” più di tutti gli altri le vicissitudini degli scacchisti cosa – talvolta – difficile da esprimere a parole.

Osserviamo ad esempio il suo primo quadro a soggetto scacchistico, “La partie d’echecs” (La partita a scacchi), un dipinto ad olio realizzato nel 1910 a Puteaux, presso Parigi, nel quale i suoi due fratelli sono piegati, pensierosi e concentrati, sulla scacchiera mentre le donne (malgrado siano in primo piano) sembrano essere lontane ed annoiate. Insomma uno scorcio della loro quotidianità familiare, un’opera gradevole e tradizionale che ha un’aria delle raffigurazioni di Edouard Manet (Parigi, 23 gennaio 1832 – 30 aprile 1883).
Su questo quadro lo stesso Duchamp fece il seguente commento durante una conferenza stampa tenuta a St. Louis nell’anno 1964: “Altro esempio dell’influenza di Cézanne: questa partita a scacchi tra i miei due fratelli. Dipinto durante l’estate del 1910 nel giardino di Puteaux dove abitavano, fu presentato al ‘Salon d’Automne’ dello stesso anno … Di fronte ai miei due fratelli che giocano a scacchi si vedono le mie due cognate che prendono il tè”.
Comunque nove anni dopo lo stesso Duchamp, in una lettera del 1919 scrisse: “Gioco giorno e notte… Dipingere mi piace sempre meno”.
Ebbene, il tempo passa inesorabilmente e ovviamente sorgono nuove maniere di rappresentare ed interpretare l’arte: per Duchamp prima con la pittura e poi con gli scacchi!
Il mondo evolve e con esso evolve l’arte. Sin dal primo schizzo, dal primo disegno forse nato tra pietre e fuoco, arte e società vanno prese per mano. Non si sa bene cosa si trasformi prima e finora non è possibile risolvere quest’enigma.
C’è un momento storico in cui il Re dei giochi si trasforma in argomento di lavoro artistico senza farsi coinvolgere con il contesto sociale.
Così, all’opposto dei dipinti tradizionali, è possibile trovare sorprendenti lavori in cui, gli scacchi sono il mezzo adeguato per esprimere un’idea o come vedremo riprodurre un’intera partita!
Un esempio da considerare è il pittore Sarkan Ergün (Izmir 1980) che fa una bella sintesi dei campioni del mondo attraverso un’opera di stile pop.

Seduti da sinistra: Kasparov, Spassky, Alekhine, Karpov, Botvinnik, Lasker.
In piedi da sinistra: Kramnik, Serkan Ergün (l’autore), Capablanca, Susan Polgar, Smyslov, Steinitz, Fischer, Anand, Petrosian,Tal ed Euwe.
Però, se parliamo di cose poco tradizionali, dobbiamo considerare lo stile di Ugo Dossi (Monaco di Baviera, 1943): lui, senza esternare i propri sentimenti, fa i quadri in maniera decisamente differente; nelle sue opere non si raffigurano persone, neppure si raffigurano i pezzi del Re dei Giochi. Niente di tutto ciò, solamente una scacchiera ed un groviglio di linee a colori; un labirinto intricato, enigmatico, che però nel suo “linguaggio”, ci racconta silenziosamente le mosse di una partita a scacchi, dall’inizio alla fine.
In questa sua creazione pittorica i colori la fanno da padroni.

Questa è la rappresentazione della partita, una Difesa Siciliana, giocata a Strasburgo tra Michel e Duchamp nel Campionato francese del 1924, che ha ispirato l’artista tedesco:
Un fatto assai conosciuto quello che Prokófiev, ispirato dalle mosse della sua partita con Lasker, compose un’opera musicale.
Questa stessa partita venne così rappresentata da Dossi.

Un modo decisamente differente di mostrare una partita a scacchi, no?
Questa invece è la partita (giocata alla cieca) Kramnik – Topalov – Principato di Monaco, 2003.

Oggi la tecnologia ci permette di godere la partita Kramnik – Topalov tramite questo video “Frozen dance”
Più recentemente è stato creato il logo animato del Champion Chess Tour come rappresentazione delle mosse di una partita, quella dell’Armageddon vinto da Carlsen contro Nakamura, decisiva per la vittoria nel Magnus Carlsen Chess Tour.

Che ne dite, non è arte questa ?