Averbakh, un secolo di scacchi
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Simagin, Averbakh e Benko nel 1949 (dall'archivio privato di Averbakh)
(Adolivio Capece)
Compiere 100 anni non capita tutti i giorni, anzi, se capita, capita una volta sola nella vita: arrivare a 100 anni è sicuramente un bel traguardo e non è da tutti.
Auguroni quindi a Jurij Averbakh (a volte, come nel ‘Dizionario Enciclopedico’ di Chicco e Porreca, scritto Averbach) che appunto oggi compie 100 anni!
“Giocatore vivace ed elegantissimo” lo definì nel 1961 Giorgio Porreca in una sua corrispondenza da Mosca per L’Italia Scacchistica. “Le sue partite hanno sempre una spiccata tendenza combinativa.”
Il nostro blog ‘UnoScacchista’ nel corso degli anni gli ha dedicato vari “post”, che potete facilmente reperire nel sito (“Юрий Авербах … gioca e patta!” e “99 anni in due…“), quindi trovare qualcosa di nuovo per celebrare questa importante data non è stato facile.
Ci ho provato iniziando con due particolari che mi hanno incuriosito, la sua ‘bestia nera’ e una mossa tenuta in serbo per ben 18 anni …
1 – La bestia nera
Tutti i giocatori, chi più chi meno, hanno una ‘bestia nera’, cioè un avversario di solito sulla carta più debole ma con il quale perdono sempre o quasi.
Per Averbakh fu lo svedese Gideon Stahlberg (1908-1967), con il quale su 5 partite ne perse 4 e una finì patta. E non è tanto che le abbia perse, ma come.
La loro prima partita fu giocata nell’Interzonale di Stoccolma 1952; Jurij con il Bianco dopo 46 mosse in un finale con una Torre per parte era in vantaggio di un Pedone (5 contro 4) e per di più il Nero era impedonato; ma alla 47a il disastro: dopo uno scacco, Averbakh mosse il Re nella casella sbagliata e così perse la partita!
Credo che Averbakh dopo quella sconfitta non sia più riuscito a giocare lucidamente con Stahlberg tanto che poi perse le due partite nel torneo di Candidati di Zurigo 1953 (il torneo era a girone doppio), ma soprattutto perse poi a Beverwijk nel torneo Hoogovens 1963 in maniera che forse definire allucinante è poco. Vediamo.
Dopo 24 mosse sulla scacchiera si verificò questa posizione:
Stahlberg – Averbakh
Beverwijk 1963
Ovviamente il Nero doveva giocare 24… Rxg7. Invece Averbakh pensò che poteva dare matto (imparabile) con Donna e Alfiere e giocò 24… Ah3. Il matto sarebbe davvero imparabile, non fosse che tocca al Bianco … Stahlberg giocò 25. Dxh6+, e fu lui a dare matto con Donna e Alfiere!
Naturalmente la partita fu inserita nella speciale classifica degli ‘errori del secolo’.
Finalmente nell’ultimo incontro giocato tra loro, a Erevan 1965, Averbakh riuscì … a non perdere. La partita finì patta dopo 80 mosse, con Averbakh che ancora una volta sciupò: arrivò a un finale con un Pedone e un Alfiere in più, però il Pedone in più era un Pedone di Torre e lui aveva l’Alfiere ‘sbagliato’….
Ma soffermiamoci un momento sulle due sconfitte di Zurigo, torneo in cui Stahlberg arrivò ultimo vincendo in totale solo 3 partite, dato che riuscì a battere, oltre ad Averbakh, soltanto Kotov.
Averbakh alla fine si piazzò decimo (+5 =17 –6): con un punto o un punto e mezzo in più sarebbe potuto arrivare sesto o anche quinto; non sarebbe cambiato molto, però…

2 – Una mossa lunga 18 anni
Secondo una delle più note ‘curiosità’ del gioco degli scacchi, Frank J. Marshall tenne in serbo per più di dieci anni il suo Gambetto nella partita Spagnola per giocarlo contro Capablanca e sorprenderlo, cosa che avvenne nel torneo di New York del 1918, organizzato dal Manhattan Chess Club. Come noto il cubano non si scompose più di tanto, trovò la giusta continuazione e vinse.
Una cosa simile la avrebbe fatta Averbakh, che a quanto pare attese 18 (diciotto) anni per sfoderare una sua ‘novità teorica’ contro Yakov Estrin (1923-87).
Ricordiamo che Estrin iniziò con il gioco a tavolino, dove ottenne il titolo di Grande Maestro (ma solo nel 1984), poi presto passò al gioco per corrispondenza, tanto che vinse il 7° campionato del mondo per corrispondenza 1972-75, e soprattutto divenne un importante teorico.
La ‘storia’ dei 18 anni è riportata da Gligoric in un articolo su L’Italia Scacchistica del novembre 1987 e anche nel commento alla partita su ‘Chessgames’, sebbene ci sia un punto oscuro: per Gligoric la novità di Averbakh è la nona mossa, mentre per ‘Chessgames’ è la dodicesima.
Notiamo che, dato che la partita è del 1964, lo studio teorico di Estrin e la scoperta della demolizione da parte di Averbakh avvennero nel 1946, anno in cui Estrin (aveva 23 anni) si classificò 2º-4º nel campionato della RSFSR (odierna Russia): dobbiamo pensare che, essendo praticamente coetanei, probabilmente tra i due c’era una certa rivalità, che a quanto pare è durata nel tempo.

Seguiamo allora la partita, anche con alcune note tratte dal volume ‘Averbakh’s Selected Games’ (“Partite scelte di Averbakh”).
Averbakh – Estrin
Campionato di Mosca, 1964
Gambetto di Donna
3. Il gioco e la carriera
Va bene, a questo punto passo a una sintetica biografia di Averbakh per celebrarne degnamente i 100 anni, cercando anche di aggiungere qualche particolare inedito rispetto ai precedenti “post” apparsi su questo blog.
Jurij Averbakh è nato a Kaluga nell’Oblast di Mosca (Russia) l’8 febbraio 1922; il padre era un ebreo tedesco (il cognome allora era scritto Auerbach), la madre, russa, una insegnante.
Jurij imparò a giocare a scacchi da ragazzino a scuola, a 15 anni vinse il campionato scolastico e a 16 anni conseguì i primi successi sempre in campo giovanile su scala nazionale, perfezionandosi con le lezioni nei centri per Giovani Pionieri, prima lo Stadium e poi la Moscow House.
Non trascurò mai gli studi, arrivò all’Università e divenne ingegnere.
Quanto agli scacchi divenne Maestro Internazionale nel 1951, Grande Maestro nel 1952, Giudice Internazionale per la composizione problemistica nel 1956 e Arbitro Internazionale nel 1969.
Divenne Maestro (nazionale) con il 6’ posto nel campionato di Mosca del 1943-44. Nel 1946 vinse il campionato delle Repubbliche Baltiche. Nel 1948 fu 1-2’ nel Magistrale di Mosca in memoria di Nikolaj Rjumin, maestro morto 6 anni prima. Vinse il campionato di Mosca nel 1949, poi nel 1950 alla pari con Alexander Chistiakov e ancora nel 1962 alla pari con Evgeny Vasyukov.
Tra il 1949 e il 1969 ha giocato 15 volte il Campionato dell’Urss vincendolo nel 1954 ed ex aequo con Spassky e Taimanov nel 1956 (il titolo andò a Taimanov dopo il match di spareggio giocato fra i tre in cui Averbakh arrivò secondo).
Nel 1952, come abbiamo detto, con il 5-8’ posto (6’ per spareggio tecnico) all’Interzonale di Stoccolma si qualificò per il torneo dei Candidati 1953 a Zurigo.
I suoi successivi successi spaziano da Giakarta 1956 all’open d’Australia 1960, da Vienna 1961 (+7 =4) fino a Bucarest 1971 (ex aequo con Hennings).
Il suo stile di gioco era lineare ed elegante, molto ispirato a Capablanca.
Una curiosità: pur avendo giocato molti incontri a squadre nella compagine dell’URSS (contro Argentina, Uruguay, Francia, USA, Inghilterra, Svezia e Yugoslavia) e pur avendo preso parte al primo Campionato Europeo a squadre, non è mai stato convocato per le Olimpiadi.
Dal 1972 al 1977 è stato presidente della Federazione Sovietica; in questi anni si è limitato a giocare incontri a squadre. Al termine del mandato, quando il suo posto venne preso dal cosmonauta Sevastiyanov, lui rimase come vice-presidente e fu nominato anche vice-presidente della Commissione Fide per la promozione degli scacchi in Asia (Commissione di cui nel 1978 divenne co-presidente).
Riprende a giocare a fine 1977 prendendo parte al Torneo di Capodanno di Reggio Emilia 1977-78, in cui parte come favorito della vigilia ma alla fine è secondo (sebbene unico imbattuto) a un punto dal vincitore, l’ungherese Laszlo Kovacs.
Nella cronaca su L’Italia Scacchistica Enrico Paoli scrisse “Ovviamente il favorito di prammatica era il grande maestro Averbakh, che invece si è dovuto accontentare del secondo posto, lottando accanitamente nell’ultimo turno per imporsi contro Stuart Wagman, onde non essere raggiunto da Formanek, giunto terzo a solo mezzo punto. La lunga assenza da competizioni ha influito negativamente sul suo gioco”.
E poi in un altro commento: “per Averbakh troppe patte e un salvataggio fortunoso in un finale perduto con Antonio Martorelli”.
Da ricordare che con Paoli Averbakh aveva giocato nel 1961 a Baden (Austria) nel ‘Memorial Schlechter’.

Per anni direttore della rivista Šachmaty v SSSR, ha scritto molti articoli teorici su medio gioco e aperture, ha elaborato un sistema nella Difesa Est Indiana che porta il suo nome, così come una variante della Spagnola e una dell’Indiana di Donna.
Fu allievo di un altro grande scacchista, Petr Arsenevich Romanovsky.
Averbach ricorda di essere stato spesso, con altri giocatori, a casa sua: “Petr ci parlava della storia degli scacchi, dei grandi del passato, dello sviluppo delle idee e delle scuole di scacchi; lui mi aiutò a sviluppare le mie capacità combinative e tattiche, che sono sempre state un po’ il punto debole del mio gioco”.
Ma oggi è considerato uno dei maggiori esperti di finali: tra il 1956 e il 1962 realizzò il suo primo lavoro, ‘Finali di scacchi’, che fu poi pubblicato in tre volumi: il primo comprendeva i finali di Pedoni, Cavallo e Alfiere (ovvero di Cavallo contro Cavallo e di Alfiere contro Alfiere), il secondo finali di Cavallo contro Alfiere (con una parte sui finali di Torre scritta da Nikolai Kopayev, 1914-78, ideatore anche di una continuazione della Variante Siesta nella Spagnola) e il terzo finali di Donna.
Anni dopo, tra il 1974 e il 1979, i volumi divennero sette nell’edizione inglese, mentre in Italia furono sintetizzati in uno nella versione italiana Cosa bisogna sapere sui finali (Sansoni editore 1986).
Successivamente tra il 1980 e il 1984 ha diretto un lavoro collettivo di ricerca sull’argomento da cui è nata la definitiva opera sui finali in 5 volumi.
Da notare che nonostante la sua grande esperienza sui finali e nonostante nel 1957 abbia scritto un agile volumetto dal titolo “Come risolvere gli studi scacchistici” (volumetto popolare, stampato in 50 mila copie, prezzo 1 rublo e 35 copechi) sembra che Averbakh nella sua lunga carriera abbia composto un solo studio, da un’idea di Max Euwe del 1958, pubblicato solo nel 1972: Donna contro Torre, ma con soluzione imprecisa stando all’analisi dei software scacchistici.
Nel maggio 2002 Averbakh, che ha da poco compiuto 80 anni, partecipa al congresso della Chess Collectors International a Filadelfia (Pennsylvania, USA) e insieme a Lothar Schmid riceve il titolo di ‘Grand Member’ della Associazione “per il continuo e qualificato supporto”; nell’occasione i due giocano una simultanea con 24 congressisti effettuando una mossa ciascuno (22 vinte, una pari, una persa).
Ultimamente si è dedicato alla storia degli scacchi, scrivendo un paio di libri.
Da sottolineare che da alcuni anni il premio della FIDE ‘Book of the year’ (Libro dell’anno) è stato intitolato “Averbakh/Boleslavsky award” (Premio Averbakh/Boleslavsky) con la motivazione “in onore di questi due giganti della letteratura scacchistica”.
4 – Le Varianti Averbakh
Sono…
… il Sistema Averbakh nella Difesa Est Indiana, giocato da Averbakh per la prima volta a Stoccolma nel 1952 contro Alexander Matanovic:
In caso invece di 6. Ae3 si ha il ‘sistema semi-Averbakh’.
… e due varianti della Spagnola (rientrando nella variante Steinitz) …
… e della Ovest Indiana:
Altri libri in italiano (fonte Bibliografia di A.Sanvito):
- Giocare a scacchi, Editori riuniti, Roma 1984, co-autore Michail Bejlin, testo classico dello scacchismo sovietico per i principianti (NOTA – ristampato di recente con il titolo ‘Lezione di scacchi’ da BUR Biblioteca Universale Rizzoli)
- Nuovo metodo di tecnica della combinazione, Prisma, Roma 1988
5 – Le combinazioni
Averbakh – Taimanov
Torneo dei Candidati, Zurigo 1953
Il Bianco muove e vince
Averbakh – Penrose
Londra, 1954
Il Bianco muove e vince

Ilja Levitov (figura organizzativa di primissimo piano negli scacchi russi) ha intervistato Averbach per questa splendida ricorrenza. Qui il video, in russo con sottotitoli in inglese: https://youtu.be/0KMTcuzdfp4 .