Uno Scacchista

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La diaspora dei giocatori russi

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Chernobyl

(Uberto D.)
Le conseguenze della decisione della FIDE di impedire la partecipazione dei giocatori russi e bielorussi alle competizioni ufficiali è stata accolta con qualche distinguo da parte degli altri scacchisti. Se da un lato nessuno contesta la squalifica di Karjakin da parte della Commissione Etica, in molti hanno sollevato dubbi sulla squalifica delle due federazioni che, pur non colpendo direttamente i giocatori, di fatto impedisce loro di giocare, a meno di rinunciare alla federazione di appartenenza e giocare sotto la bandiera della FIDE o della ECU.

Di fatto, anche a coloro che hanno firmato l’appello a Putin per un cessate il fuoco immediato ma non hanno intenzione di abbandonare la Russia (come Grischuk) è impedito di partecipare ai tornei e si trovano in una evidente situazione di difficoltà.

A limitare ulteriormente le possibilità di giocare (e di guadagnare con quella che per quasi tutti è l’unica attività professionale che svolgono) è arrivata la decisione della piattaforma Chess.com di bandire i giocatori con bandiera russa. Una decisione che Alexandra Kosteniuk ha criticato con un post sul suo account Instagram:

[Traduzione di GoogleTranslate:
Chess.com ha annunciato oggi la sua decisione di impedire a tutti i giocatori online di giocare sotto la bandiera russa. Devo dire che non appoggio assolutamente una decisione del genere. Ma sarò pronta a condurre qualsiasi discussione sui temi della limitazione dei russi sulle piattaforme mondiali solo dopo che le azioni militari del governo russo sul territorio dell’Ucraina saranno terminate. Mentre questa “operazione speciale” viene eseguita, non vedo alcun diritto morale di parlare di una sorta di ingiustizia. Il governo del mio Paese sta togliendo ai propri cittadini le cose più importanti]

Poco dopo (ma senza un evidente collegamento causa-effetto), l’agenzia governativa russa Roscomnadzor ha deciso di vietare l’accesso alla piattaforma Chess.com dal territorio della Federazione russa.

Non sorprende quindi leggere dei molti giocatori di primo piano che hanno lasciato la Russia per trasferirsi, spesso con la famiglia, in altre nazioni. In un suo articolo pubblicato su ChessTech, Stefan Löffler ne stila un lungo elenco:

  • Evgeny Romanov, che si è trasferito in Norvegia
  • Alexander Predke, che da Berlino (dove ha giocato il FIDE Grand Prix), è volato in Turchia
  • Dmitry Andreikin, che dopo il torneo di Belgrado è andato in Nord Macedonia
  • Vladimir Fedoseev e Kirill Alekseenko si sono trasferiti in Spagna, seguendo le orme di Daniil Yuffa.
  • Nikita Vitiugov era già in Spagna da prima dell’inizio della guerra e non ha intenzione di tornare in Russia con il figlio nato da poco.
  • Grigori Oparin sta studiando a Saint Louis (USA) da due anni e non pensa di tornare

Una fuga che la recente mossa della Federazione russa di affiliarsi alla Federazione asiatica non può di certo bloccare. Né possono avere un impatto reale le velleità di Karjakin di fondare una Federazione alternativa alla FIDE.

Su tutto ciò risulta di difficile comprensione l’insistenza con la quale Dvorkovich continua la sua campagna per un secondo mandato di presidente della FIDE, per altro sostenuto apertamente da Vishy Anand che farà parte del suo team.

Insomma, in aggiunta alle drammatiche notizie che si susseguono dall’Ucraina, anche il mondo degli scacchi ha enormi difficoltà a mantenere vivo lo spirito del motto della FIDE “Gens Una Sumus”. Certo, non è il problema principale del terribile scenario che tiene tutto il mondo con il fiato sospeso per il rischio di un terzo conflitto mondiale…

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