Tal tagliente, tempestoso e tracimante
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(Riccardo Moneta)
“Mikhail Tal è stato una delle stelle più luminose nel cielo degli scacchi. Combinazioni, sacrifici, inesauribile ottimismo: tutto questo era un riflesso della società sovietica, che tirò un sospiro di sollievo dopo i pugni di ferro dello stalinismo”.
Sono non recenti parole di un altro campione del mondo, Garry Kasparov, che probabilmente oggi rettificherebbe. Tal non era infatti né un riflesso né un prodotto della società sovietica. Tal non era russo, era un figlio di Lettonia (nacque a Riga il 9 novembre del 1936), quella Lettonia che subì dai russi il ‘pugno di ferro’ di Stalin e non solo quello. E i 90 km di muro che i governi lettoni hanno, negli ultimi anni del secolo in corso, costruito ai confini con la Russia testimoniano quanto i lettoni tengano alla loro diversità, indipendenza e libertà.
E libertà era anche ciò che esprimeva sulla scacchiera il grande Mikhail Tal, il cui gioco rivoluzionario, tempestoso e tracimante sembrava rispondere anche a quell’esigenza di liberarsi dai lacci dai quali una certa società dell’Europa orientale era da tempo avviluppata. Fra l’uomo Tal, fra il giocatore Tal e il grigiore di altri disciplinati campioni russi di quegli stessi anni non c’era nulla in comune.
Torno pertanto con grande piacere a parlare di Tal, dopo un altro mio breve post di qualche tempo fa (“A Riga c’era un mago: Mikhail Tal) e dopo post di altri amici come Antonio (“Binomio scacchi ed arte: Mikhail Tal“).
Tal fu tagliente e tempestoso sulla scacchiera come nella vita, alle volte pareva perfino troppo spensierato, avventuroso e irresponsabile. Fumava fino a tre pacchetti di Kent al giorno. Non beveva vino, ma vodka, cognac e rum. Era laureato in filologia all’Università statale lettone. Nella squadra di calcio (altra passione del Mikhail giovanile) della sua facoltà giocava in porta.
Il campione di Riga è stato sposato tre volte: la prima (1958) con l’attrice del Riga Youth Theatre Sally Landau; nel 1960 nacque il figlio German (o Georgy o Gera secondo alcune fonti), medico (come il nonno) poi emigrato in Israele. Un giorno la Landau parlò così dell’ex marito: “Era un uomo insolito. A volte penso che Misha sia volato da un altro pianeta solo per giocare a scacchi e poi sia tornato a casa”. Nel 1970 Misha divorziò e sposò un’attrice georgiana; questo secondo matrimonio durò pochissimo e nello stesso anno sposò Angelina Petukhov, una giornalista che lavorava anche per la rivista Riga Shakhmaty. Con lei visse fino alla fine dei suoi giorni e da lei nel 1975 ebbe una figlia, Jeanne (Zhanna).
Il 6 settembre del 1991 ebbe fine l’occupazione sovietica della Lettonia. Tal era ancora in vita, ma sempre più alle prese con cattive condizioni di salute; quest’ultime però, grazie al suo inguaribile ottimismo e voglia di vivere (fumava e beveva nonostante il parere contrario dei medici), non gli impedirono di impegnarsi con gli scacchi fino agli ultimissimi giorni: Tal giocò la sua ultima partita ufficiale quando era già assai malato: il 5 maggio 1992, a Barcellona, dove realizzò 5 punti e mezzo su 11. E vinse questa sua ultima partita, l’avversario era il G.M. armeno Vladimir Akopian. Il successivo 28 maggio conquistò il terzo posto nel Moscow Blitz Championship (alle spalle di Kasparov, da lui battuto, e di Bareev).
Tal avrebbe di lì a poco giocato per la Lettonia indipendente alle Olimpiadi di scacchi di Manila, ma la morte non glielo consentì: si spense il 28 giugno, all’età di 55 anni, a causa di una emorragia all’esofago. Venne sepolto nel cimitero ebraico di Shmerli a Riga. Nel 2001 è stato eretto un monumento (foto) dedicato al campione nel giardino Värmanes di Riga, ne sono stati autori lo scultore Olegs Skarainis e gli architetti Guntis Sakne e Liene Šterna.
Creatività, intuizione, coraggio erano le caratteristiche del campione Tal, “il Mago di Riga”. Lui era costantemente alla ricerca della bellezza del sacrificio. A differenza di altri, non aveva bisogno di calcoli per verificare la correttezza di un sacrificio, bastava la sua intuizione.
Vladimir Kramnik definì Tal “un alieno”, e infatti Pal Benko nell’ultimo round del Torneo dei Candidati del 1959 arrivò alla partita contro Tal presentandosi con degli occhiali scuri, per timore di venire ipnotizzato. Questa storiella del Tal ‘ipnotizzatore’ si sparse in quanto a volte durante la partita Mikhail alzava gli occhi dalla scacchiera e si metteva a fissare per alcuni secondi il proprio avversario. Kramnik e Benko non avevano capito nulla: Tal non era un alieno e non aveva poteri ipnotici, semplicemente aveva una mentalità, una creatività ed un coraggio, fra le 64 caselle e non, che i vari Kramnik dal pensiero e dal comportamento pavido non immaginano nemmeno cosa sia. E la ‘bellezza’ del gioco per Misha era più importante della ‘correttezza’.
Grazie alla sua simpatia e al suo senso dell’umorismo, Tal seppe guadagnarsi il rispetto e l’amicizia di molti giocatori, del pubblico e della stampa. Purtroppo i suoi risultati, nonostante le altissime vette raggiunte, sono stati influenzati dalle condizioni di salute (dai gravi problemi ai reni in particolare), che talvolta lo costringevano ad entrare in un ospedale o a rinunciare a dare il massimo di sé in determinati tornei o momenti della sua vita. Un genio era Misha, ma un genio fragile, e questa fragilità ne condizionò decisamente la carriera.
Non sorprende il fatto che un uomo come Tal, tanto aperto, libero, disordinato e bohémien, si sia trovato più a suo agio nelle capitali occidentali piuttosto che a Mosca. In un bar di L’Avana qualcuno gli lanciò una notte una bottiglia in testa, dove gli restò per sempre una cicatrice; in un bar di Amsterdam, dove spesso era ospite dell’amico e G.M. Ghennadi Sosonko (russo, che nel 1972 emigrò in Olanda), quest’ultimo ricorda come un giorno Tal lo costrinse a versargli ben cinque volte nel bicchiere una dose di cognac. Lontano dalla scacchiera era anche piuttosto distratto: talora gli succedeva di perdere il treno o di smarrire documenti.
Tuttavia Tal seppe guardarsi dall’arrivare ad una frattura definitiva col potere sovietico, anche se ci andò vicino in un certo periodo della sua vita: “per diversi anni non mi fu permesso di andare all’estero … a qualcuno non piaceva la mia lingua, a qualcun altro non piacevano i miei discorsi”.
Così scrisse su di lui Ervin Chervinsky alcuni anni fa (da un articolo della lettone “Zurnals Santa”): “Tal è stato il campione mondiale di scacchi più originale della storia. Sembrava che a lui non importasse nulla della propria persona o dei tanti successi ottenuti, compreso il titolo di campione del mondo vinto nel 1960; a lui interessava solo il gioco degli scacchi in sé”.
In conclusione, quella di Mikhail Tal fu una vita romantica e con un gioco romantico. Le sue partite e le sue combinazioni fecero il giro del mondo. I suoi libri ugualmente ebbero gran successo, in particolare “The Life and Games of Mikhail Tal”, un’autobiografia che alcuni considerano tra i più bei libri di scacchi di sempre.
Ricordo un altro pensiero di Garry Kasparov su Tal, stavolta perfettamente condivisibile: “Tal è stato l’unico grande giocatore che non calcolava varianti, semplicemente le vedeva”.
Una partita di Tal:
Mikhail Tal – Konstantin Klaman
24° Campionato Sovietico
Mosca 11.02.1957
“Lo scopo del gioco degli scacchi è portare il proprio avversario dentro una fitta foresta oscura, dove due più due fa cinque. E la strada per uscirne è larga abbastanza solo per una persona” (Mikhail Tal).
Pessimo articolo. Spacciate Tal, ebreo, per un nazionalista lettone, è una cosa del tutto assurda, considerando che gli ebrei sono stati quasi tutti sterminati in Lettonia proprio dai nazionalisti che collaboravano con i nazisti. Tal alla fine della sua vita era dispiaciuto era il collasso dello stato multiculturale sovietico
“Pessimo articolo”? Non so. Grazie comunque, Rolando, per il tuo commento.
“Spacciamo”? Attenzione: ovviamente da nessuna parte abbiamo scritto o lasciato intendere che Tal fosse ‘un nazionalista lettone’ nel senso storico da te indicato, né sarebbe potuto esserlo per una semplice ragione anagrafica (era nato nel 1936).
I “dispiaceri” di Tal? Eccone uno: quando Tal nel 1961 giocò e perse il match mondiale di rivincita con Botvinnik erano passati appena 8 mesi dal loro match del 1960. E Tal sul finire del 1960 si ammalò gravemente. Egli pertanto fece appello al Comitato sportivo dell’URSS per poter rinviare il nuovo match, ma i dirigenti del Comitato non furono d’accordo: per loro infatti non contava nulla il nome di Tal, ma solo quello del russo Botvinnik.