Uno Scacchista

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I Tornei Internazionali di Scacchi del Banco di Roma: Aleksandar Matanović

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Matanovic con la moglie Verna ad Amsterdam nel 1960 (Archivio di famiglia/Courtesy della Federazione Scacchistica Serba)

(Antonio Monteleone)
Non potevamo non dedicare questo post sui Tornei del Banco di Roma che a Aleksandar Matanović, recentissimamente scomparso e al quale Riccardo ha dedicato un ricordo.
Per noi era quel giocatore maturo di una nazione, la Jugoslavia, che era all’epoca un’autentica fucina di scacchisti che partecipavano ai nostri tornei spesso vincendoli e, in ogni caso, sempre arrivando tra i primi posti e quindi sempre come protagonisti.

Come non menzionare gli indimenticati Milorad Vujovic, sempre pieno di libri di scacchi da vendere, tra cui i famosi Informatori creati proprio da Aleksandar, Nenad Aleksic, Milan Mrdja e Zivojn Ljubisavljevic, per menzionarne solo alcuni tra quelli che più ricordo. Noi li vedevamo come inarrivabili con commenti del tipo: “… E vincono sempre loro…”, cosa che alla lunga cominciò a dare fastidio anche agli organizzatori, che lamentavano il fatto che questi venivano in Italia a vincere i premi dei tornei sottraendoli ai nostri connazionali, tanto che si creò quasi un movimento di chi proponeva di non accettare le loro iscrizioni o di limitare i premi che potevano vincere. Sinceramente non ricordo se la cosa venne mai attuata da qualcuno (a me pare di no), ma di sicuro quella sensazione quasi d’impotenza quando si presentavano ai tornei, rimase forte per parecchi anni.

Le sue “creature”, l’Informatore e L’Enciclopedia delle Aperture di Scacchi, furono una novità assoluta ed ebbero un impatto così grande nel mondo scacchistico tanto da far dire a Kasparov: “Siamo figli dell’Informatore”.

Alcuni dei simboli utilizzati ancora tutt’oggi per dare un giudizio sulle posizioni

La geniale novità, oltre a riportare centinaia di partite tratte dai tornei più importanti e recenti, fu quella di portare un nuovo linguaggio universale che in qualunque luogo del mondo fosse comprensibile. E questo fu possibile grazie alla creazione di un sistema di codici che classificavano le aperture, i codici ECO, ancora tutt’oggi pienamente utilizzati anche nei programmi scacchistici, all’introduzione di simboli per dare dei giudizi su mosse e posizioni, e all’utilizzo delle “figurine” per individuare i vari pezzi della scacchiera (queste in realtà, in varia maniera, già utilizzate da libri e riviste). Insomma, un’opera titanica che fu la gioia di molti scacchisti e, all’epoca, l’unico modo oltre alle riviste specializzate, per venire a conoscenza di quanto accadeva nel mondo scacchistico, soprattutto cercando di seguire sempre le famose “novità teoriche” che, a volte, se conosciute prima dell’avversario, potevano addirittura portare a facili vittorie.

La Classificazione principale delle Aperture con la codifica ECO

Ma non solo Informatori e Enciclopedie delle Aperture, ma poi anche libri sui finali, le combinazioni, monografie sulle aperture e altro ancora!

Fu, naturalmente, anche giocatore di prim’ordine e, nei suoi momenti migliori, in grado di giocare alla pari anche con i più forti come andiamo a vedere nella partita giocata contro il grande Tal che Riccardo ha menzionato.



Diciamo che non fu un exploit isolato perché, nello stesso torneo, pareggiò contro un giovanissimo Fischer e vinse due altre partite contro due forti avversari quali l’emergente Bent Larsen, che da lì a breve divenne uno dei più forti giocatori occidentali e il forte ed esperto GM ungherese László Szabó. Fece un buon torneo che Tal vinse per poi veleggiare verso la conquista del Titolo Mondiale due anni dopo e non riuscendo a qualificarsi per il Torneo dei Candidati per un soffio.

Nel 1981 partecipò al 5° Torneo Internazionale del Banco di Roma, l’anno in cui fu invitato un altro cinquantenne che, a quanto pare, era molto più motivato e, obiettivamente, più forte di lui: Victor Korchnoi.

Il “Terribile Victor” stravinse il torneo con uno stratosferico più due punti e mezzo sul secondo classificato, mentre il nostro Aleksandar farà un modesto cinquanta percento dei punti. Questione di motivazioni: Victor sempre teso verso la vittoria, Aleksandar accontentandosi di più di una patta veloce.

Uno dei momenti che più ricordo fu proprio la sua sconfitta con Korchnoi. Quest’ultimo era andato in uno Zeitnot furibondo e cominciò a muovere velocemente, fino a raggiungere una posizione vincente e costringendo Matanovic all’abbandono alla trentatreesima mossa!

Lui non prese la cosa benissimo, e ricordo una loro rapida analisi della posizione finale dove mostrava le mosse che riteneva migliori gesticolando e sbattendo i pezzi sulla scacchiera, consapevole di aver gettato una partita che poteva al minimo pareggiare.

Aleksandar Matanović al torneo Peter Stuyvesant di Zevenaar, Olanda 1961. (foto dall’Archivio Nazionale Olandese)

L’unica vittoria che riuscì ad ottenere fu contro Makropoulos, vincitore a sorpresa dell’edizione dell’anno precedente.



Per il resto, come detto, ben sette patte, di cui alcune molto veloci in appena undici, dodici e sedici mosse, tradendo un atteggiamento fin troppo pacifico e poco combattivo.

Ma gli ardori giovanili erano oramai passati e l’attenzione era rivolta alle sue “creature”, che continuavano a riscuotere successi e che furono distribuite in ben centocinquanta paesi, rimanendo per anni un punto di riferimento dove trovare le partite di forti giocatori, con riportate le novità teoriche più importanti.

Estratto di una variante della Najdorf della Difesa Siciliana, con la classificazione ECO, il giudizio di fine apertura e le figurine con le mosse

Grazie Aleksandar per averci dato questi mezzi con i quali ci siamo preparati, o abbiamo tentato di farlo, per meglio competere, dandoci l’illusione di poter utilizzare gli stessi metodi usati da “quelli forti”. Delle guide complete, soprattutto quella delle Enciclopedie delle Aperture, che sono state una valida traccia per orientarsi nell’oceano delle possibilità che si presentano alle prime mosse, con quei commenti espressi con i simboli a significare “il Bianco sta meglio”, “parità”, “vantaggio decisivo del Nero”, che a volte sembravano delle sentenze, ma che spesso non erano del tutto corretti.

A questo riguardo, si raccontava che Korchnoi nelle sue analisi lasciava, a volte, dei commenti volutamente sbagliati, in maniera di riservarsi lui di mostrare quelli giusti in partita viva! Leggenda metropolitana o realtà? A me viene da pensare che lui magari abbia trovato delle falle nelle analisi di altri e se l’è tenute per sé, aspettando il momento giusto per mostrarle a tutti e, soprattutto, ai suoi avversari.

Sicuramente si può solo immaginare il tempo impiegato e la fatica fatta per trovare tutto il materiale, verificarlo con forti giocatori, organizzarlo per poi far uscire le cinque “Bibbie Scacchistiche” dedicate alle Aperture. E di sicuro, qualche errore nelle valutazioni non poteva non mancare, fino a qualcuno clamoroso, ma il tutto è riconducibile a un qualcosa di possibile, vista la sola componente umana impiegata per produrre tutti i volumi.

La copertina del primo Informatore del 1966 (da Chess.com)

E questo rende l’idea di Matanović di inestimabile valore e mi unisco volentieri a Riccardo nel porlo senz’altro di diritto tra i grandi dello scacchismo mondiale.

 

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