Uno Scacchista

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Carlsen non difenderà il titolo mondiale

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Carlsen al Mondiale di Dubai 2021 (foto FIDE / Niki Riga)

(Uberto D.)
Dopo molto parlarne come una possibilità, da ieri la decisione di Carlsen è ufficiale: nel 2023 non giocherà il match mondiale contro Nepomniachtchi. Il norvegese perderà quindi il titolo mondiale, che verrà deciso nel match tra il russo e Ding Liren, arrivato secondo nel recente Torneo dei Candidati. Un tempismo particolare quello di Carlsen, che ha reso pubblica la sua decisione proprio nella Giornata Internazionale degli Scacchi. Molti i commenti e le reazioni, ovviamente.

L’annuncio ufficiale è stato dato durante il primo episodio del podcast “The Magnus Effect”. Carlsen ha semplicemente detto che non trova più le motivazioni per giocare il sesto match per il titolo. Al di là del valore simbolico e di ciò che mantenere il titolo per altri anni avrebbe potuto significare in termini di storia del gioco, Magnus semplicemente non ritiene il titolo di Campione del Mondo così importante da sacrificare mesi per la preparazione e lo svolgimento delle partite.

Questo suo pensiero non è una novità e la sua preferenza per i tornei, a qualunque cadenza, per lo status di giocatore migliore al mondo è nota. Anche il suo indicare qualche mese fa l’obiettivo dei 2900 punti Elo dice semplicemente che ciò che gli interessa sono le sfide continue e non uno sforzo concentrato che include un periodo di virtuale isolamento.


Un novello Fischer?

Di sicuro Carlsen non è un nuovo Fischer, visto che non abbandona il titolo perché non vengono accolte sue richieste e ha tenuto a precisare che l’incontro con Dvoretsky e Sutovsky a Madrid non era stato organizzato per rappresentare i suoi desiderata. Anzi, Carlsen ne aveva approfittato per chiarire le sue intenzioni, cosa di cui aveva parlato in precedenza sia con il suo team che con Nepomniachtchi.

Carlsen al Mondiale di Dubai 2021 (foto FIDE / Eric Rosen)

Ma Carlsen non è neanche un nuovo Kasparov, perché non ha nessuna intenzione di abbandonare le competizioni organizzate dalla FIDE o di proporsi come polo di attrazione per altri giocatori in una associazione concorrente. Semplicemente, perseguirà i propri obiettivi nella maniera che più gli aggrada, privilegio che il suo status attuale nel mondo scacchistico certamente gli consente.

Carlsen ha tenuto a precisare che non intende affatto ritirarsi dal gioco e che, anzi, continuerà a giocare molto. Per il 2022 ci sono in programma due tappe del Grand Chess Tour, le Olimpiadi (dove la Norvegia, complice l’assenza per diversi motivi di Russia, Cina e dei migliori francesi è la quarta squadra nel ranking), la conclusione del Meltwater Champion Chess Tour e, auspicabilmente, i mondiali Rapid e Blitz.

Insomma, la parabola mondiale di Carlsen si chiude al suo decimo anno e, anche se il norvegese non ha escluso che in futuro potrebbe considerare di rientrare in uno dei cicli mondiali, sembra molto probabile che il suo coinvolgimento nei prossimi tornei e match sarà limitato al ruolo di commentatore.


Le reazioni

Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere. Quella ufficiale della FIDE, a firma del presidente uscente Dvorkovich, è stata di ringraziamento per tutto ciò che Carlsen ha fatto e ha rappresentato per il movimento scacchistico in questi anni.

Nepomniachtchi ha dichiarato di comprendere le motivazioni di Carlsen (anche perché, se è vero quello ha detto Carlsen, le conosce bene), ma anche che era sicuro che alla fine avrebbe giocato il match. Si è dichiarato triste per questa decisione, ma non particolarmente scosso dal cambio di avversario nel match per il titolo.

La partita Nepomniachtchi – Ding Liren dell’8° turno del Torneo dei Candidati 2022 di Madrid (Courtesy FIDE / Stev Bonhage)

Già, perché adesso il secondo protagonista della sfida mondiale è diventato Ding Liren. Il cinese sembra veramente un miracolato. Ad aprile era fuori da tutti i giochi non avendo potuto partecipare a nessuno dei tornei di qualificazione al Torneo dei Candidati, poi la squalifica di Karjakin gli ha aperto uno spiraglio che, per concretizzarsi, gli ha richiesto di giocare 28 partite ufficiali in 29 giorni, in modo da poter essere ripescato come riserva del russo. Poi, durante il Torneo dei Candidati, ha iniziato malissimo e solo una striscia finale di 4 vittorie in 6 partite gli ha permesso di arrivare secondo nel torneo. Infine, la rinuncia di Carlsen ha trasformato quella che sembrava un’altra stagione senza soddisfazioni nella qualificazione per il match mondiale: roba da non credere.

Candidati 2022 – Ding Liren, finalmente sorridente (Foto di Maria Emelianova)

Dalla Spagna, dove è rimasto dopo il Torneo dei Candidati perché ha contratto il COVID-19 subito dopo la fine del torneo, Ding Liren si è detto ovviamente felice e sorpreso (“Ero sicuro che Carlsen alla fine avrebbe giocato“): il suo prossimo obiettivo dichiarato è quello di migliorare il suo inglese! Certo, se la mano della fortuna continua a sostenerlo, nessun traguardo gli è precluso.

Ovviamente il match Nepomniachtchi – Ding Liren non ha lo stesso fascino di un match di rivincita e anche la sua organizzazione non sarà tra le più semplici [ricorderete che il match sino-russo tra Ju Wenjun e Goryachkina si è disputato tra Cina (Shanghai) e Russia (Vladivostok)], ma dal punto di vista scacchistico e agonistico sarà sicuramente brillante e interessante.

Nakamura al Torneo dei Candidati 2022 (foto FIDE / Maria Emelianova)

In molti hanno poi chiesto a Nakamura un commento al fatto che se non avesse perso a Madrid la partita dell’ultimo turno con Ding Liren, sarebbe stato lui a giocare il match mondiale. Hikaru non ha nascosto che la cosa fa male, ma non quanto si potrebbe pensare, perché fino a ieri tutti, lui compreso, erano convinti che Carlsen alla fine avrebbe deciso di giocare il match contro Nepo, quindi non ritiene di aver sbagliato a giocare quella partita in quel modo.


Una decisione che toglie qualcosa a tutti

Una cosa è certa: la decisione di Carlsen toglie molto a tutti. Toglie a noi appassionati il piacere di vederlo difendere di nuovo il titolo; toglie a Nepomniachtchi il piacere di una rivincita che si è guadagnato alla scacchiera; toglie a Nepo e a Ding Liren la completezza del valore del titolo mondiale, perché l’ombra del “Campione imbattuto” aleggerà sempre sopra di loro, come quella di Fischer oscurò per qualche anno la figura di Campione del Mondo di Karpov.

Soprattutto, a mio avviso, ha tolto qualcosa a tutti i partecipanti al Torneo dei Candidati perché annunciata dopo e non prima dell’inizio del torneo. Sono abbastanza sicuro che più di un giocatore, Caruana in primis, avrebbe impostato la seconda parte del torneo in maniera diversa, puntando al secondo posto e non a raggiungere un Nepomniachtchi in fuga.

In ogni caso, la mossa è stata fatta e l’orologio è stato messo in moto. Si ritorna a guardare i campioni giocare sulla scacchiera (ieri Carlsen e Nepo hanno pattato a Zagabria) e si aspettano notizie sulla sede e il periodo del prossimo match mondiale. La Russia si è già fatta avanti per ospitarlo, ma ci sono fin troppi ostacoli al momento perché ciò possa accadere.


E voi cosa ne pensate?

E le reazioni degli appassionati? In molti sono sorpresi per la decisione di Carlsen che, anche se annunciata, sembrava veramente impossibile. C’è molto disappunto, ovviamente, e una certa dose di contrarietà nei confronti di un campione che volge le spalle al suo ruolo e agli obblighi che ne conseguono. Altri tendono a rispettare le scelte del norvegese e a guardare oltre, consci del fatto che comunque Carlsen continuerà a giocare.

Carlsen ai Candidati 2022 (Courtesy FIDE / Stev Bonhage)

Io sono tra questi ultimi, soprattutto perché credo che pochissimi di noi, forse nessuno, può apprezzare veramente l’impegno e le rinunce che la preparazione di un match mondiale comporta, né può comprendere la pressione psicologica di dover confermare più volte lo status di Campione del Mondo. Sono un grande ammiratore di Carlsen e preferisco vederlo giocare motivato e al suo meglio che immusonito e nervoso in un evento a cui non vorrebbe partecipare. Resta quella macchia sui tempi dell’annuncio di cui ho già parlato: Magnus dice che le sue decisioni sono chiare e non c’è ambiguità, ma avrei preferito sentire queste parole ad aprile e non a luglio, consentendo lo svolgimento del Torneo dei Candidati con tutte le informazioni disponibili ai partecipanti.


Certamente una maniera particolare di celebrare la Giornata Internazionale degli Scacchi, vero?

12 thoughts on “Carlsen non difenderà il titolo mondiale

  1. Buongiorno, questa decisione mi comunica solo tristezza, possibile che il titolo di Campione del Mondo valga meno di Rex Siquenfeld qualunque? Impegno, rinunce, gloria non sono sufficienti a giustificare il proprio ruolo nella storia del gioco, nei ricordi di chi ci sarà tra cent’anni, negli sguardi ammirati di chi ammira il Campione del Mondo?
    Tristezza per chi forse aveva un sogno e una volta raggiunto con pieno merito non lo considera più una gran cosa.

    1. Condivido la tua sensazione, Massimiliano, ma per Carlsen vincere tornei è evidentemente più gratificante che mantenere il titolo di Campione del Mondo. Non è, tra l’altro, una scelta di oggi: anche nel 2011 decise di non partecipare al ciclo mondiale pur avendone diritto, argomentando che il titolo di Campione del Mondo non definisce il giocatore migliore al Mondo. Secondo lui la vittoria in più tornei, anche a cadenze diverse, e il numero 1 nella lista Elo sono ciò che conta e a lui interessa essere il migliore, non il Campione.
      A noi può non far piacere, ma non possiamo certo fargli cambiare idea. Anzi, mi fa piacere sapere che continuerà a giocare molto, come ha fatto anche da Campione del Mondo, cosa non scontata a giudicare dai campioni del passato.

    2. Personalmente continuo a ritenere il match di gran lunga la formula migliore visto che si incontrano il migliore degli sfidanti e il campione, sanza che l’esito venga deciso “da altri”
      Ma un campionato ogni due anni non va bene dovrebbe esserci almeno ogni tre anni e con un numero di partite maggiore, sia a tempo normale che rapid
      Poi Carlsen ha il diritto di pensarla come vuole, del resto lui non mette condizioni-capestro per giocare come “l’incriticabile”, si limita a prendere atto che non ha voglia di giocare questo match e rinuncia al titolo, senza ritenerlo ancora suo come fece qualcuno…
      Forse non giocare potrebbe essere un torto fatto a Nepo che si è dovuto sudare la vittoria al torneo dei candidati, forse è un torto verso il proprio ruolo nella storia, ma non sarebbe un torto altrettanto grave fare un match-farsa dall’esito già deciso prima che inizi perchè Magnus non ha nessuna voglia di giocarlo ?

      1. Sono d’accordo con te, Alex. Sulla cadenza biennale o triennale se ne può parlare, ma anche io penso che il match uno contro uno sia la formula giusta per assegnare un titolo che, comunque, non equivale alla incoronazione del giocatorei migliore al mondo, ma a quello che ha vinto una manifestazione particolare.
        Da questo punto di vista, l’idea suggerita da Carlsen anni fa di includere nel match anche partite a cadenza rapid ha anche i suoi meriti. Dipende tutto dal senso che si vuole dare al titolo.

  2. Certamente la decisione porta del dispiacere, perché avrei assistito molto volentieri a un match Carlsen-Nepo, vista anche l’autorevolezza mostrata da quest’ultimo nel recente Torneo dei Candidati. Ma va rispettata.

    Ed è inevitabile che sarebbe prima o poi successo, se il titolo di Campione del Mondo continua ad essere assegnato attraverso una sfida a due. Formula che, alla luce di quanto sta accadendo e anche del futuro degli scacchi come sport-spettacolo, forse andrebbe rivista.

    1. Sicuramente è d’accordo con te il nostro Riccardo, Franco. Più volte infatti ha scritto che un match non è il formato migliore, specialmente di questi tempi, per assegnare il titolo di Campione del Mondo. Puoi leggere il suo pensiero qui (https://unoscacchista.com/2021/12/18/gli-scacchi-hanno-bisogno-di-un-mondiale-ben-diverso-dagli-ultimi-tre/) e qui (https://unoscacchista.com/2022/05/04/ce-bisogno-di-un-campionato-del-mondo-piu-semplice-e-piu-giusto/).

  3. Chiunque diventerà campione, adesso, purtroppo lo sarà ‘soltanto a mezzo’, consapevole (e consapevoli tutti dattorno) che ha vinto, sì, ma non contro Carlsen, il quale in un certo senso gli avrà ‘lasciato’ la corona. In sostanza, si priverà il campione futuro del passaggio, decisivo, della freudiana uccisione del padre, attraverso cui se ne può prendere il posto. Che sia Nepo o Ding, vivrà peraltro nell’incertezza che, da un momento all’altro, Carlsen possa rivolere indietro il suo titolo e, in caso riuscita, si dimostrerebbe che il campione era tale soltanto temporaneamente, ‘per concessione altrui’ e non per meriti reali. Un ulteriore motivo di ansietà, dunque. P.s. Come sempre, bell’articolo!

    1. Grazie Andrea.
      Certo, l’ombra di Carlsen rimarrà ma, come ha detto lui stesso nel podcast di cui ho riportato solo qualche framnmento “non è un problema mio” (di Carlsen). Quello che è vero è che se Carlsen “rivorrà” il titolo se lo dovrà conquistare ripartendo dal Torneo dei Candidati (se non proprio dalle qualificazioni), nel caso meritandolo di nuovo. Sono sicuro che non sarebbe semplice neanche per lui e se rivincesse il titolo lo farebbe con pieno merito.
      Per fare paragoni, non considero Tal e Smyslov Campioni “temporanei” perché Botvinnik ha poi riconquistato il titolo, così come non cosidererò Nepo o Ding Liren Campioni dimezzati come molti, invece, considerarono Karpov a lungo.

      1. Lei ha ragione, però vorrei sottolineare che, rispetto al caso Fisher/Karpov, esiste una notevole differenza: questi due non hanno mai giocato l’uno contro l’altro. Così, ancora oggi, i tifosi di Fisher possono affermare che, nel caso, avrebbe vinto senz’altro lo statunitense e viceversa i sostenitori di Karpov. Carlsen e Nepo, invece, hanno già giocato molte volte, e le partite dello scorso mondiale sono state addirittura brutali, a mio avviso. Questa circostanza non potrebbe che pesare sulla valutazione complessiva d’un eventuale regno del russo. Leggermente diversa la questione relativa a Ding, che secondo Chessgames contro Carlsen ha perso nel complesso 39 volte, vinto 21 e pareggiato 57 (in cadenza classica, però, una vittoria di Carlsen e 9 patte). Ad ogni modo, io credo e spero che un giorno il norvegese vorrà riprendersi il titolo (magari vincendo i Candidati) e a quel punto tutti i nodi verranno al pettine: con una ulteriore pressione sul campione in carica, però.

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