E voi “oggi” cosa giocate contro 1.e4?
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(Riccardo Moneta)
Si fa presto a dire “oggi”, ché l’oggi è già domani. “La partita d’oggi” del notaio Carlo Salvioli è stato il primo libro italiano sulle aperture, ma quell’oggi era nientemeno che il 1928. E oggi (oggi 2023) le annotazioni del notaio veneziano c’interessano più che altro per i loro aspetti storici, per intravedere la considerazione che alcune difese, più di altre, godevano nella pratica dei tornei di quel tempo.
Su queste pagine in un precedente articolo accennai a due difese contro 1.e4 analizzate dal Salvioli: l’Alekhine (1… Cf6) e la Nimzowitsch (1… Cc6).
Vediamo “oggi” (ma oggi per davvero perché è certamente “oggi” che voi lo state leggendo!) cosa aveva da dire Carlo Salvioli intorno ad altre due importanti linee difensive del Nero contro l’apertura di Re, ovvero la Francese e la Siciliana.
Oggi (e aridalli!) un commento del genere ci fa piuttosto sorridere, nello stile come nel merito, ma oggi (e poi basta, lo giuro!) ad illustrarci le aperture non ci sono più, come allora, solamente l’Italia Scacchistica e qualche altro rarissimo volume.
Difesa Francese
“Da circa un secolo l’Apertura conosciuta con questo nome vive sullo scacchiere di una vita sempre egualmente florida e rigogliosa. Nessuna Apertura può alzare questo vanto giacché, tutte, più o meno, senza eccezione, hanno nel loro corso, seguito delle parabole più volte ascendenti e discendenti. La “Difesa Francese” invece è rimasta sempre ferma a tutti gli attacchi – come Torre ferma che non crolla giammai la cima per soffiare dei venti – ed ancora oggi resiste imperturbata. Ciò dipende dalla solidità e diremo anche dalla spontaneità e facilità dei suoi movimenti. Tutto fu tentato invano contro di essa. La dominazione del centro per il primo giocatore è riconosciuta come un’illusione. Lo sbaraglio del centro per dominarvi con i pezzi è una strategia che viene facilmente controminata. La chiusura del lato di Donna per una forte azione nel lato di Re non riesce che con l’accondiscendenza dell’avversario. Resta quindi soltanto, anche per questa apertura l’applicazione delle idee ipermoderne, cioè una più o meno sapiente passività tanto dall’una e dall’altra parte”.
Difesa Siciliana
Una delicata ed assai difficile apertura, sotto l’apparenza piana e quasi insignificante. Antichissima, ma sempre nuova. Oggi più che mai; dato che nella facilità e semplicità dei suoi movimenti s’incontra mirabilmente colle idee ipermoderne, nel tempo stesso che si presta a tutte le insidie e a tutte le combinazioni che il genio del giocatore può seminare e può aprire nello svolgimento pratico di quelle idee.
I teorici ed anche i pratici non diedero mai una grande importanza a questa apertura. Lo stesso Handbuch, VIII edizione, la Bibbia degli scacchisti tedeschi, ne dà una trattazione elementarissima, indecente!
Entrò e si mantenne nella pratica del giuoco quasi inosservata, come una persona di poca considerazione entra in un salotto di conversazione senza portarvi alcuna sensazione, e vi resta tollerata ma indifferente! Il suo valore, il suo vero valore, forse rimase a tutti misconosciuto sino a questo ultimo tempo. Fu giudicata sul principio una partita giocabile. Ebbe poi un momento di decadenza quando Steinitz affermò la sua inferiorità a motivo della debolezza del pedone di Donna nero, che restava necessariamente isolato, seguendo la linea di gioco ritenuta, secondo la teoria di allora, la migliore per le due parti. Ma studi e pratica più recenti portarono a differenti conclusioni, ed oggi la Difesa Siciliana non solo è ritenuta una partita sicura, ma da parecchi si vuole costituisca la miglior difesa contro la spinta di due passi del P.R. fatta dal Bianco al primo tratto”.
Fa una certa impressione leggere di “decadenza” della difesa Siciliana, che è stata l’arma principale di tanti campioni, tra i quali Garry Kasparov: chi non sapesse del severo giudizio di Steinitz, si potrebbe tutt’al più immaginare una sua decadenza fra 50 anni, dopo qualche giudizio altrettanto severo da parte di qualche programma … .

Due parole, per concludere, sul Circolo Salvioli.
“L’A.S.D. Circolo Scacchistico Veneziano “Carlo Salvioli” è stata fondata a Venezia il 5 Dicembre 1920, proseguendo la grande tradizione e la diffusione del giuoco nella città lagunare, avviatasi agli inizi dell’Ottocento e proseguita per tutto il XIX secolo”.
Così si legge sul sito stesso del circolo. Sul medesimo viene anche ricordato un terzo veneziano di spicco negli scacchi, prim’ancora di Salvioli e Stalda, e cioè il conte Giusto Van Axel Castelli, proveniente da una nobile famiglia di origine fiamminga, della quale v’è traccia ancora ai nostri giorni e che rimarrà per sempre data la presenza in Venezia, nel sestiere di Cannaregio, del Palazzo Soranzo Van Axel e dell’attigua Fondamenta Van Axel o “delle Erbe”.

Al conte Van Axel non ho trovato purtroppo alcun accenno nella “Storia degli scacchi in Italia” di Chicco e Rosino. Per fortuna il suo nome non è ignorato nel “Dizionario Enciclopedico degli scacchi” di Chicco e Porreca. Ecco quanto ivi riportato:
“Castelli Van Axel Giusto Adolfo – Teorico italiano del XIX° secolo, residente in Venezia, autore di problemi pubblicati sulla “Rivista degli Scacchi” nel 1859, e compilatore di una nuova edizione veneta del “Giuoco incomparabile” del Ponziani, pubblicata nel 1861 a Venezia con aggiunte e aggiornamenti sulla scorta dell’ “Handbuch” (edizione 1858). L’opera è divisa in due parti, testo e tavole. La mediocre qualità della carta, e la difficoltà di conservazione delle tavole, tutte ripiegate, condannarono quest’opera a una rapida distruzione”.
Il Circolo Salvioli si trova invece in Calle San Lorenzo (nel sestiere di Castello, in un edificio che s’affaccia sul Rio de la Pleta), una stretta calle che conduce da Campo San Lorenzo a Fondamenta San Giorgio dei Schiavoni.
E adesso davvero non ci starebbe male una partita a scacchi a Venezia, cosa dite? In ogni caso, Venezia o no, avanti tutta col Salvioli e con la Francese e la Siciliana! Ma giocatele subito, giocatele (perdonatemi ancora una volta) “oggi”, perché oggi è festa: oggi è il primo giorno del resto della nostra vita!
Nella foto di copertina: Venezia, “Tende di venditori di limonate e di ciambelle (i ‘buzzolai’) alla Sagra del Redentore alla Giudecca intorno al 1890” (dalla ‘Collezione Zorzi’).